Giorno della memoria
(Ansa)
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«Il mio 27 gennaio, Giorno della Memoria»

Riceviamo e pubblichiamo il pensiero su questo giorno ricco di significati di Alessandro Litta Modignani Presidente dell’Associazione milanese pro Israele

Oggi è il Giorno della Memoria. Ma non possiamo più permetterci di esclamare, intono ormai stanco e ripetitivo: “Mai più!”. Premono cose maggiori, l’attualità ci costringe a una domanda nuova e angosciosa: “Perché ancora?”. L’unico modo onesto e puntuale per onorare la memoria di sei milioni di ebrei morti è cercare di difendere gli ebrei vivi. Guardiamo in faccia la realtà.

Tutte le questure d’Europa consigliano benevolmente agli ebrei di non indossare la kippah in pubblico e per lestrade: è troppo pericoloso. Nelle manifestazioni a sostegno dei palestinesi, l’immagine di Anna Frank viene beffardamente svillaneggiata con indosso la kefiah. Persino le frasi di Primo Levi vengono oltraggiosamente utilizzate per convocare i cortei delle organizzazioni estremiste italiane e arabe, “contro il genocidio palestinese”. Già, il genocidio….

Invocare la Palestina libera “dal fiume al mare”, non è forse un progetto politico genocidario? Quanti milioni di ebrei si ripromettono di uccidere, coloro che intendono cancellare l’esistenza di Israele “dal fiume al mare”? Facciamo… altri sei milioni circa? Però alla Corte internazionale dell’Aja, sul banco degli imputati, con l’accusa di genocidio, è chiamato Israele, proprio nel Giorno della Memoria.Sentiamo invocare il “cessate il fuoco”. Ma un cessate il fuoco era effettivamente in vigore da tempo fra Israele, Hamas e la Jihad islamica, grazie alla mediazione dell’Egitto. Sembrava reggere bene, fino al 7 ottobre. Chi lo ha violato? Israele è accusato di “crimini di guerra”, ma la presa in ostaggio di civili, è un crimine di guerra; anche farsi scudo di civili in combattimento, è un crimine di guerra. Sono precisamente i crimini di guerra di Hamas.Israele è accusato anche di “crimini contro l’umanità”, ma stuprare le donne, sgozzare i bambini, bruciare vivi i prigionieri e fare scempio dei cadaveri, sono crimini contro l’umanità. Chi ha compiuto questi atti, il 7 ottobre, è stata Hamas. Eppure a Hamas, organizzazione classificata come terroristica dall’Unione europea, e alla sua barbarie, si inneggia con grida di giubilo nelle capitali di tutta Europa. Hamas assurge a simbolo della “resistenza palestinese”: mai bestemmia più ignobile fu pronunciata alla memoria della resistenza al nazifascismo, mai sfregio più grave fu inferto ai partigiani che persero la vita nella lotta per la democrazia.Israele (che misura come la Lombardia) è accusato di “colonialismo”, anzi di praticare “l’apartheid”, peggio ancora di “razzismo”; eppure, basterebbe accendere il computer, scrivere “Hamas” nella barra di ricerca, cercare lo Statuto ufficiale e poi scorrere fino all’articolo 7. Si troverebbero queste parole: “Il Profeta – le preghiere e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me– vieni e uccidilo”.

Quanti, fra coloro che accusano Israele e invocano la mitica soluzione “Due popoli, due Stati”, hanno mai letto lo statuto di Hamas? Se oggi fosse in auge uno Stato palestinese, gli attacchi del 7 ottobre non sarebbero venuti solo da una piccola striscia di terra isolata, a sud, ma da tutta la Cisgiordania (5.500 kmq) e nel cuore di Israele.

Nel Giorno della Memoria, è lecito chiedersi: quanti ebrei sarebbero morti, in questo caso…? È in atto un radicale rovesciamento della realtà, nelle invettive controIsraele. I nemici dell’unica democrazia del Medio Oriente la accusano di tutte le nefandezze che sono essi stessi a compiere. L’opinione pubblica occidentale cade in questa trappola mistificatoria, così come negli anni Trenta il popolo tedesco credette alla propaganda antisemita dell’abile agitatore Adolf Hitler.Hic Rhodus, hic saltus. Nel Giorno della Memoria, il salto è qui, la Stella Gialla è qui, Auschwitz è ancora qui.

Tutto ricomincia ad accadere, qui e ora. Quale migliore riprova di questo completo rovesciamento dei significati e dei valori, del fatto che l’Onu di Antonio Guterres assegna alla Repubblica islamica dell’Iran – il grande manovratore di Hamas, degli Hezbollah libanesi, degli Houti yemeniti – la presidenza del Consiglio dei diritti umani, a Ginevra…? Questo è dunque il nostro, e mio personale, Giorno della Memoria. Un giorno angoscioso e assai malinconico, nel constatare che, allo stato dei fatti, oggi non sussiste in Medio Oriente la benché minima prospettiva di pace.

La pace verrà quando il mondo arabo-musulmano accetterà l’idea della convivenza, fianco a fianco con lo Stato del popolo ebraico, con capitale Gerusalemme. Quanto sangue ancora dovrà scorrere, fino a quel giorno? Lascio l’ultima parola al grande poeta, cantautore e premio Nobel Bob Dylan – che poi era un ebreo americano e di cognome faceva Zimmerman: la risposta, amico mio, soffia nel vento; la risposta soffia nel vento.

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Redazione