
Gderusalemme, 1936. Un’immagine delle rivolte arabe durante il Mandato britannico di Palestina

Kibbutz Givat Brenner, 1938. Pionieri ebrei e membri dell’Haganah durante un turno di guardia

Tel Yosef, Mandato Britannico di Palestina, 1933. Colono ebreo in attesa del treno

Un kibbutz durante il Mandato Britannico di Palestina nel giugno 1946

10 marzo 1940: reclute ebree e arabe del Corpo Pionieri marciano fianco a fianco durante la Seconda Guerra Mondiale in ausilio agli Inglesi

Gerusalemme, 12 luglio 1947. Giovani saccheggiatori arabi all’opera dopo la distruzione degli esercizi degli ebrei seguita agli scontri dopo la risoluzione ONU su Israele.

Arresto di un immigrato clandestino di religione ebraica da parte dei soldati inglesi alla fine del Mandato. Novembre 1947

Londra, gennaio 1948. Poster di propaganda per l’arruolamento nella Legione ebraica presso la Waterloo Station

Gerusalemme, Ben Yehuda street dopo un attentato terroristico arabo il 29 novembre 1947

Tel Aviv, 25 febbraio 1948. La corsa per sfuggire al tiro dei cecchini arabi negli ultimi mesi della presenza britannica.

Gerusalemme, 2 febbraio 1948: soccorritori tra le macerie di uno degli attentati che saranno alla base del primo conflitto arabo-israeliano.

Maggio 1948: la preghiera nel kibbutz di piccoli orfani dell’Olocausto nei primi giorni di vita di Israele

Migranti sbarcano a Haifa appena dopo l’annuncio della risoluzione Onu del novembre 1947

Gaza, 4 gennaio 1948. Soldati inglesi tra le macerie del Semiramis Hotel, quartier generale del Movimento arabo bombardato dall’Haganah

Migranti ebrei nel momento dello sbarco dalla nave “Exodus 1947” al porto di Haifa il 29 novembre 1947.

La nave “SS United Nations” attracca deliberatamente presso Haifa con un carico di clandestini ebrei durante il blocco britannico del 1947

Un soldato irlandese dell’Onu scorta due prigionieri dell’Haganah trovati in possesso di esplosivi. Jaffa, 22 dicembre 1947.

Fauzi el Kaoukji, comandante della Legione Araba in Palestina nell’ottobre 1947, poco prima della risoluzione ONU sulla nascita di Israele

Stretta di mano tra Golda Meir e David Ben Gurion a Tel Aviv nel dicembre 1947

Tel Aviv, 14 maggio 1948. I festeggiamenti per la proclamazione dello Stato di Israele

Nato in Polonia, David Ben Gurion (1886-1973) fu a capo della Jewish Agency prima di essere il primo premier di Israele nel maggio 1948

Il Ministro delle Finanze Kaplan, il premier Ben Gurion il capo di Stato Maggiore Dori e il Ministro del Lavoro Bentov alla commemorazione del sionista Herzl, ideologo della nascita di Israele.

Haifa, 30 giugno 1948: la bandiera del neonato Stato di Israele saluta le ultime truppe britanniche a lasciare l’ex Mandato di Palestina

La partenza delle truppe britanniche dalla Palestina nel maggio 1948

La costruzione di case prefabbricate da parte dei coloni ebrei in Palestina nel 1948

Piccoli orfani dell’Olocausto in un kibbutz durante i primi giorni di vita dello Stato di Israele

Membri dell’Irgun, la milizia ebraica, marciano a Tel Aviv il giorno della proclamazione dello Stato di Israele il 14 maggio 1948.

Il futuro premier israeliano Menachem Begin, ai tempi comandante dell’Irgun, un gruppo estremista israeliano attivo nella guera del 1948

28 luglio 1948: soldati israeliani occupano Nazareth

Un soldato dell’ Haganah di guardia alla strada segreta dei rifornimenti durante l’assedio arabo di Gerusalemme

Donne dell’organizzazione paramilitare ebraica Chen durante l’addestramento nell’agosto 1948

Membri delle Forze Alleate arabe trascinano il corpo senza vita di un soldato dell’Haganah durante la prima guerra arabo-israeliana. Giugno 1948.

28 luglio 1948: Un soldato Israeliano di guardia ai prigionieri palestinesi dopo la caduta di Nazareth
Il 14 maggio 1948 David Ben-Gurion dichiarava la nascita dello Stato di Israele. Ripercorriamo i passaggi principali che portarono alla sua costituzione.
Le origini dell’idea dello Stato ebraico
L’idea della costituzione in Palestina di una nazione ebraica nasce a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Alla fine dell’800 furono due i principali fattori che contribuirono a spingere per la realizzazione di una nuova realtà geopolitica abitata e governata da cittadini di religione ebraica: il primo flusso migratorio verso la Palestina fu generato dalle persecuzioni operate dalla Russia zarista nel contesto dell’ondata antisemita che interessò gran parte dell’Europa. I cosiddetti “pogrom” (saccheggi, devastazioni e violenze sui cittadini ebrei) proseguirono fino ai primi due decenni del secolo successivo. Il secondo fattore fu l’influenza del pensiero sionista di Theodor Herzl, che si fece promotore dell’idea politico-religiosa del “ritorno alla terra dei padri” e a Sion, il colle del Tempio di Gerusalemme.
La Palestina britannica (1920-1947)
L’Impero Ottomano, che governò la Palestina fino alla sconfitta del 1918, tollerò la crescita della popolazione ebraica durante le persecuzioni, che arrivò a contare fino a 85.000 coloni. Le più gravi tensioni tra la popolazione araba e i nuovi abitanti di religione ebraica furono alimentati dopo la Grande Guerra dall’ambigua politica britannica, che accanto alle promesse agli arabi di Palestina accettò di fatto le ambizioni sioniste con la “Dichiarazione Balfour” sulla creazione di uno Stato ebraico. L’apertura di Londra contribuì ad aumentare ulteriormente il flusso migratorio verso la Palestina. Nel 1920 la Società delle Nazioni votò la risoluzione che affidava il governo della Palestina ex-ottomana ad un Mandato Britannico. Durante gli anni ’30, anche per la creazione del Regno di Transgiordania che mise a dura prova la convivenza tra arabi ed ebrei, si verificarono diverse sollevazioni della popolazione arabo-palestinese all’interno della quale nasceva la prima forma di organizzazione politica, che si tradurrà nel 1945 nella nascita della Lega Araba. Durante gli anni del Mandato gli Inglesi si impegnarono a limitare il flusso migratorio dei coloni ebrei al fine di mantenere l’equilibrio con gli Arabi palestinesi.
Israele: uno Stato nato in guerra (1945-1948)
Proprio il secondo dopoguerra sarà cruciale per la nascita di Israele. Dopo la fine delle ostilità e dell’Olocausto, gli equilibri mondiali cambiarono in modo determinante. Emersero le due superpotenze vincitrici Usa e Urss, mentre nel quadro del processo di decolonizzazione iniziava in Medioriente il disimpegno britannico in Palestina e quello francese in Siria, fattori che contribuirono in modo determinante ad acuire le già pesanti tensioni. Queste si tradussero ben presto in gravi episodi di violenza anche nei confronti degli stessi Inglesi nell’ultima fase del Mandato, obiettivo degli attentati di una frangia estremista ebraica che ne avversava l’ambiguità politica.
I mesi precedenti la costituzione dello Stato di Israele furono drammatici. Caduto il limite all’immigrazione ebraica in Palestina imposto dalle autorità britanniche sin dagli esordi del Mandato per tentare di mantenere la pace in Palestina, gli Inglesi isituirono un blocco per respingere l’immigrazione “clandestina” dagli Ebrei reduci dall’Olocausto provenienti da tutta Europa e dagli Usa
Mentre gli Stati Uniti fecero propria l’idea sionista della nascita dello Stato d’Israele, Londra confermava il proprio disimpegno affidando la questione ad una decisione collegiale dell’ONU sul futuro della Palestina. La risoluzione 181 giunse infine il 29 novembre 1947 e stabiliva la partizione del territorio dell’ex-Mandato in due nazioni distinte, abitate l’una dalla popolazione araba, l’altra dagli Ebrei. Ai futuri cittadini di Israele furono attribuite la Galilea orientale e la fascia costiera da Haifa ad Ashdod, oltre al Neghev. Gerusalemme sarebbe stata governata da forze internazionali. All’annuncio della risoluzione, accanto alla gioia della popolazione ebraica, scoppiarono gravi tumulti per la reazione degli Arabi di Palestina. Nonstante l’assedio, il 14 maggio 1948 fu proclamato lo Stato indipendente di Israele, guidato dall’ex capo della Jewish Agency David Ben-Gurion. Contestualmente, quel giorno iniziò il ritiro delle truppe britanniche dal territorio del nuovo Stato, immediatamente riconosciuto da Usa e Urss.
La prima guerra Arabo-israeliana (1948-1949)
Mentre gli ex governatori della Palestina si preparavano a salpare, i paesi aderenti alla Lega Araba (Egitto, Transgiordania, Siria Libano e Iraq) dichiaravano guerra al neonato Stato di Israele, che contava ormai una popolazione di mezzo milione di residenti. Sotto i primi bombardamenti dell’aviazione egiziana le forze della Lega Araba penetravano nel territorio israeliano. Nonostante l’aggressione, le forze del neonato IDF (Israeli Defense Forces) supportate dalla capacità produttiva di armi e munizioni (oltre all’apporto di mezzi ed aerei importati clandestinamente da Usa e altre nazioni tra il 1946 e il 1947), riuscì a respingere l’invasione e nel 1949 ad arrivare al cessate il fuoco sotto l’egida delle Nazioni Unite, le quali riconosceranno definitivamente i limiti territoriali di Israele, che rimarranno tali fino alla Guerra dei Sei Giorni del 1967.