Donne nel mondo che cambiano il mondo delle donne
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8 marzo: foto di donne che cambiano il mondo

Dal Nepal alla Giordania, dalla Cina alla Liberia, dallo Yemen allo Zimbabwe, 23 storie di attiviste per i diritti femminili

In vista della Giornata internazionale della donna, che in tutto il mondo si celebra l'8 marzo, la European Photopress Agency ha dato incarico ai suoi fotoreporter sparsi in giro per il pianeta di immortalare delle donne impegnate nel cambiamento della condizione femminile, dando vita a questa serie di immagini intitolata Women Changing Women's Worlds (Donne che stanno cambiando i mondi delle donne).

Ciascuna di loro, a modo proprio, si è messa in gioco per contrastare le strutture sociali maschiliste dominanti nelle rispettive culture o cercando di aiutare concretamente altre donne a migliorare le loro esistenze. Nonostante le enormi differenze tra le loro esperienze, hanno tutte in comune uno spirito pionieristico, che incarna i temi unificanti dell'8 marzo, la data che dal 1977 è stata proclamata Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale dall'Assemblea Generale ONU.

Ecco in questa gallery le foto e le storie di:
Marim Abdullah Al-qardae (Yemen), medico e direttrice del reparto di medicina riproduttiva, visita ogni giorno almeno 20 donne bisognose di cure, trattamenti di fertilità o informazioni sulla contraccezione.
Laxmi Agarwal (India), vittima da 15enne di un attacco con l'acido da parte di un pretendente rifiutato, è impegnata per contrastare questa pratica violenta diffusa nel suo Paese.
Amina Ajoucka (Libano), lavora come meccanico, svolgendo un lavoro generalmente di appannaggio esclusivo dei maschi.  
Marijke Alblas (Sudafrica), olandese, è consulente indipendente in materia di salute e diritti sessuali e riproduttivi, attivista nella formazione in tema di aborto in Sudafrica, Gabon e Camerun. 
Dhammananda Bhikkhuni (Thailandia), badessa di un monastero buddhista theravada, è la prima donna thailandese ad aver ricevuto un'ordinazione piena come monaca buddhista.
Raja Chebbi (Tunisia), la prima donna araba promossa al grado di Generale della polizia.
Bernice Freeman (Liberia), è attivista del Peace Building Network, fondato e guidato dalla Premio Nobel per la Pace 2011, Leymah Gbowee.
Tendai Garwe (Zimbabwe), femminista e nota personalità della radio, diffonde consapevolezza sul tema della violenza sessuale e incoraggia le donne del suo Paese a unirsi nella lotta per l'uguaglianza.
Ye Haiyan (Cina), artista autodidatta, è tra le più note attiviste del suo Paese; il suo peculiare impegno sociale l'ha portata a lavorare in un bordello per aiutare i sex-worker a divenire più consapevoli dei loro diritti.
Anat Hoffman (Israele), leader della battaglia perché anche le donne possano pregare presso il Kotel, il "Muro occidentale" dell'antico tempio di Gerusalemme, il luogo più sacro all'ebraismo. 
Kusi Kabir (Bangladesh), impegnata nella promozione dei diritti delle donne, in particolare dell'ambiente rurale, e di quelli di comunità emarginate.
Mylene Kamara (Costa d'Avorio), avvocato, negli ultimi 4 anni ha fatto campagna per la prevenzione dello stupro in diverse regioni del suo Paese e per la presa di coscienza dei propri diritti da parte delle donne.
Anuradha Koirala (Nepal), attivista sociale, è fondatrice e direttrice di una casa di accoglienza e riabilitazione per donne vittime di traffico di esseri umani e per orfani affetti da HIV. 
Maysaa Ibrahim (Siria), con un master in Antichità classiche, è direttrice del Museo del Palazzo al-Azem dal 2006.
Eni Lestari (Hong Kong), di origine indonesiana, collaboratrice domestica e attivista sindacale, ha aiutato una connazionale vittima di tortura a denunciare e far condannare il suo datore di lavoro.
Priscilla Nangurai (Kenya), impegnata contro la mutilazione genitale femminile, dal 1986 Nangurai ha salvato 825 ragazze da questa pratica tribale. 
Rima Nasser-Tarazi (Cisgiordania), musicista, celebre compositrice, attivista palestinese per i diritti delle donne tra le più influenti del suo Paese.
Keiko Ochiai (Giappone), scrittrice, femminista, autrice del libro "Lo stupro" (1982), contribuendo a far luce su un tema raramente affrontato nella società giapponese.
Courtney Payne-Taylor (USA), fondatrice della Girls Riders Organization, che promuove lo skateboard - sport spesso diffuso tra i soli maschi - tra le giovani ragazze.
Martine Piccart (Belgio), professoressa di oncologia, è co-fondatorice del Breast International Group, una dinamica ONG con un ruolo centrale nella condivisione del sapere acquisito nel campo della lotta al cancro al seno.
Nadia Remadna (Francia), operatrice sociale, è la fondatrice de "La Brigade des mères" (Brigata delle madri), un'organizzazione che combatte la violenza contro le donne.
Jamila Shtiwi (Giordania), laureata e dottorata, è direttrice del Museo nel luogo più basso della Terra, ha sette figli ed è nonna di tre nipoti.
Mona Yakoub (Libano), giornalista, è impegnata sul tema dell'immagine distorta delle donne veicolata dai mass media.

EPA/DANIEL IRUNGU
1 marzo 2017. Priscilla Nangurai posa per una foto con 58 delle ragazze da lei salvate dalla mutilazione genitale femminile a Kajiado, in Kenya. Fondatrice del Centro educativo Nanana Winbridge, dal 1986 Nangurai ha salvato 825 ragazze da questa violenta pratica tribale. Ha fondato il centro nel 2007, con i soldi del suo pensionamento.

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Redazione