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Agenzia delle Entrate, anno nuovo, vizi vecchi per le nomine di dirigenti

I vertici dell'Agenzia lanciano un "interpello" senza metterlo su Internet e con la dichiarata preferenza per i candidati delle direzioni centrali

È durata davvero lo spazio di un mattino l’aspettativa di vedere finalmente lo svolgimento di regolari concorsi per l’assunzione di dirigenti nelle agenzie fiscali.

Le nuove procedure per le selezioni pubbliche stabilite a fine dicembre dalla legge di Bilancio 2018 prestano il fianco a critiche, per il solito motivo di favorire largamente gli interni, in particolare a coloro che ottennero a suo tempo gli incarichi discrezionali bocciati dalla Corte Costituzionale del 2015.
Ma almeno rappresentano un passo avanti rispetto alla prassi seguita ormai da molti anni, ossia “cucinare” le promozioni senza alcuna evidenza pubblica.

Ora, a distanza di appena un mese, l’Agenzia delle entrate mostra che neppure quel progresso è realizzabile, ricadendo nel solito vizio.

L'interpello

La prova è nell'"interpello" alquanto anomalo pubblicato (si fa per dire) per assegnare oltre 140 posti nella direzione centrale dell’Agenzia delle entrate.
Un interpello, per chi non sia esperto nella terminologia della burocrazia italiana, è una procedura di selezione pubblica molto semplificata rispetto al concorso, perché non prescrive parametri definiti per le valutazioni e si basa fondamentalmente sulla valutazione dei profili e delle capacità dei candidati da parte degli esaminatori.

Non c'è trasparenza

Ma quello appena messo in campo ha caratteristiche che lo rendono addirittura meno trasparente del solito.
Anzitutto non è stato pubblicato su Internet ma solo sulla intranet aziendale. 
In secondo luogo prevede solo la "eventualità" di colloqui per la valutazione dei candidati.
E, infine, afferma preventivamente che sarà "valutata con priorità la posizione dei dirigenti in servizio presso le Direzioni centrali". In altre parole, i dirigenti continueranno a essere scelti dai vertici in modo del tutto discrezionale in barba all’articolo 97 della Costituzione ("agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi previsti dalla legge") e alla sentenza della Corte Costituzionale che nel 2015 ha bocciato oltre mille promozioni proprio per non averne rispettato lo spirito e la lettera.

Cosa che non fa ovviamente piacere ai pochissimi dirigenti di ruolo (ossia entrati davvero per concorso) che si vedono scavalcati in partenza da figure professionali di livello più basso, forti soprattutto del favore dei vertici.

In questo non sembra che il nuovo direttore Ernesto Ruffini si segnali per una diversità di stile rispetto a chi l’ha preceduto. In pochi mesi, a quanto risulta a Panorama.it, sarebbero state prorogate per tre anni, senza neppure l’interpello, diverse posizioni all’ufficio stampa, al servizio audit e perfino nella sue stessa segreteria.

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Stefano Caviglia