Era il 24 marzo 2015 quando un tragico incidente aereo sconvolse il mondo dell’aviazione civile: il volo Germanwings 9525, partito da Barcellona e diretto a Düsseldorf, si schiantò sulle Alpi francesi, causando la morte di tutte le 150 persone a bordo. Tra i passeggeri c’erano studenti di ritorno da uno scambio culturale in Spagna, una coppia in viaggio di nozze, professionisti in viaggio di lavoro e due cantanti d’opera che si erano appena esibiti nel “Siegfried” di Wagner al Gran Teatre del Liceu di Barcellona. A bordo viaggiavano anche due bambini. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quello sarebbe stato il loro ultimo viaggio.


L’incidente
Il volo Germanwings 9525 era partito dall’aeroporto di Barcellona-El Prat con destinazione Düsseldorf. L’aereo, un Airbus A320, avrebbe dovuto decollare alle 9:35, ma un ritardo di 26 minuti ne posticipò la partenza. Il cielo era sereno e nulla lasciava presagire la tragedia imminente.
Ai comandi del velivolo c’erano il capitano Patrick Sondenheimer e il primo ufficiale Andreas Lubitz. Dopo il decollo, alle 10:01, il comandante contattò la torre di controllo di Marsiglia per confermare la rotta. “Diretti a Irmar”, comunicò alla torre alle 10:30. Fu l’ultima trasmissione dell’equipaggio.

Pochi minuti dopo, i controllori notarono un’anomalia: il velivolo aveva lasciato la quota di crociera di oltre 30.000 piedi e stava scendendo rapidamente, senza alcuna richiesta di autorizzazione da parte dei piloti. I ripetuti tentativi di contatto, undici in totale secondo il rapporto del Bureau of Inquiry and Analysis for Civil Aviation Safety (BEA), rimasero senza risposta. Anche un aereo nelle vicinanze provò a stabilire un contatto radio, senza successo. A quel punto, la difesa aerea francese inviò un Mirage 2000 dalla base di Orange per intercettare il velivolo, ma l’aereo era già scomparso dai radar.
Alle 10:41, il volo Germanwings 9525 si schiantò sulle montagne di Prads-Haute-Bléone, a circa 1.500 metri di altitudine.

La stazione sismologica dell’Osservatorio di Grenoble registrò un evento sismico in corrispondenza dell’impatto, determinando così l’orario esatto dello schianto. Dopo un’ora, i soccorritori individuarono i resti dell’aereo: nessuno dei 144 passeggeri e dei sei membri dell’equipaggio era sopravvissuto.


Le indagini
Le autorità si misero subito al lavoro per chiarire le cause della tragedia. Gli investigatori del BEA esaminarono i rottami e presero in considerazione varie ipotesi: un guasto tecnico, un malore dei piloti o persino un attentato terroristico. Tuttavia, nessuna di queste spiegazioni sembrava convincente.
Le condizioni meteorologiche erano ideali e i tracciati radar non mostravano esplosioni a bordo, escludendo l’ipotesi di una bomba. Si prese in considerazione una possibile depressurizzazione della cabina, che avrebbe potuto far perdere conoscenza ai piloti, ma l’analisi delle scatole nere portò a una scoperta ancora più inquietante.
Il suicidio
L’analisi dei registratori rivelò che, pochi minuti dopo l’ultima comunicazione con la torre di controllo, il capitano lasciò momentaneamente la cabina, affidando i comandi al primo ufficiale Lubitz. Appena rimasto solo, il copilota modificò l’altitudine del pilota automatico, impostandola a soli 100 piedi, il livello minimo selezionabile. Da quel momento, l’aereo iniziò una discesa controllata e costante.
Il capitano tentò più volte di rientrare in cabina, ma la porta era bloccata dall’interno. Le registrazioni rivelarono ripetute chiamate e colpi violenti contro la porta, seguiti dalla voce del comandante che gridava: “Apri quella dannata porta!”, come riportato dal quotidiano Bild. Tuttavia, Lubitz non rispose. Alle 10:41, la registrazione si interruppe con l’impatto dell’aereo al suolo.
Il rapporto finale del BEA concluse che lo schianto era stato “dovuto all’azione deliberata e pianificata del copilota, che ha deciso di suicidarsi mentre era solo in cabina di pilotaggio”. Gli investigatori scoprirono inoltre un dettaglio inquietante: il giorno precedente, durante il volo di andata da Düsseldorf a Barcellona, Lubitz aveva effettuato una prova della manovra, selezionando per un attimo l’altitudine minima mentre il comandante era momentaneamente fuori cabina.
La registrazione audio
Negli ultimi venti minuti la conversazione è normale, anche spensierata in alcuni momenti.
Il comandante Patrick avvisa il copilota che sarebbe dovuto andare alla toilette, non avendo fatto in tempo ad andarci a Barcellona.
Ecco gli ultimi minuti della conversazione tra i due:
Ore 10,27
Patrick S (comandante) chiede al copilota Andrea Lubitz di preparare l’atterraggio a Duesseldorf.
ANDREAS LUBITZ: “Spero”….”Vediamo”
PATRICK S: “Vado in bagno, adesso puoi prendere i comandi”
Ma quando cerca di rientrare dal bagno la porta è chiusa.
PATRICK S: “Apri”
PATRICK S: “Per l’amor di Dio, apri la porta!”.
PATRICK S: “Apri questa maledetta porta!”.
In sottofondo, si sentono le urla dei passeggeri.
ANDREAS LUBITZ resta in silenzio
Si sentono i tentativi di abbattere la porta con un’ascia.
PATRICK S: “Apri questa fottuta porta!”.
Alle 10.40 circa, l’aereo colpisce la montagna.
Gli ultimi suoni registrati sono le urla dei passeggeri, subito dopo l’Airbus si schianta a 700 chilometri orari su un versante delle Alpi francesi.
Le condizioni psicologiche di Lubitz
Scavando nella vita di Lubitz, gli investigatori appurarono che soffriva di “un disturbo mentale con sintomi psicotici”. Nel dicembre 2014, si era rivolto a diversi specialisti, che gli prescrissero farmaci antidepressivi, ritrovati poi nei suoi resti attraverso un esame tossicologico.
Nel febbraio 2015, un medico gli diagnosticò “un disturbo psicosomatico e un disturbo d’ansia”, successivamente definito “una possibile psicosi”, consigliandogli il ricovero ospedaliero. Tuttavia, il copilota non informò la compagnia aerea della sua condizione. “Il giorno dell’incidente – si legge nel rapporto – il pilota soffriva ancora di un disturbo psichiatrico, che era forse un episodio psicotico depressivo e stava assumendo farmaci psicotropi. Questo lo rendeva inadatto al volo“.
Non solo. Andreas Lubitz “aveva problemi di vista” e “temeva la cecità“: lo ha detto il procuratore di Marsiglia, Brice Robin, dopo l’incontro con le famiglie delle vittime a Parigi.
In base alla normativa vigente, sarebbe stato compito dello stesso Lubitz segnalare la propria inidoneità al volo tra una visita medica e l’altra. Tuttavia, la legge tedesca sulla protezione dei dati personali impediva ai medici di riferire la sua condizione alle autorità aeronautiche, poiché la violazione del segreto professionale era punibile penalmente.
La tragedia del volo Germanwings 9525 scosse profondamente l’opinione pubblica. Le 150 vittime, tra cui due bambini e numerosi studenti, rimasero impresse nella memoria collettiva. L’incidente, uno dei più gravi mai avvenuti in Europa, sollevò interrogativi sulla sicurezza aerea e sulla gestione della salute mentale dei piloti, portando a una revisione delle normative per prevenire eventi simili in futuro.