Che cos'è Tess, il telescopio cacciatore di nuovi mondi alieni
La Nasa manda in orbita il nuovo telescopio spaziale dedicato alla ricerca di pianeti extrasolari: scruterà 200 mila stelle
Il giorno della partenza dell'ultima missione Nasa, ma solo in termini cronologici, per la ricerca di nuovi pianeti al di fuori del sistema solare è finalmente arrivato.
Il 16 aprile 2018 alle 18,30 ora italiana si staccherà infatti dalla base di lancio Cape Canaveral, in Florida, un razzo Falcon 9 dell'azienda Space X, con lo scopo di portare nel cosmo un nuovo telescopio dedicato all'indagine sugli esopianeti.
Si chiama Tess, acronimo di Transiting Exoplanet Survey Satellite, e orbiterà attorno alla Terra per circa due anni (a una distanza massima quasi quella della Luna) con un solo preciso obiettivo: analizzare le stelle più luminose nei nostri paraggi (cioè in un raggio di circa 500 anni luce) per trovare nuovi mondi simili al nostro e che, forse, potrebbero essere idonei ad ospitare la vita.
Il successore del telescopio spaziale Kepler
Tess prenderà il posto di Kepler, che ha eseguito lo stesso compito fino a qualche anno fa, restituendo una mole immensa di dati, alcuni ancora da analizzare, e che ha permesso di individuare migliaia di nuovi mondi alieni e sistemi planetari attorno a stelle simili al Sole e perfino più piccole.
Gli scienziati del Massachusetts Institute of Technology, che hanno progettato e realizzato lo strumento, sono fiduciosi di riuscire a catalogare almeno duemila nuovi esopianeti e si aspettano che trecento di questi saranno, per dimensioni e densità, simili alla Terra o un pochino più grandi (le cosiddette super-terre, fino al doppio del nostro mondo).
Infatti, a differenza del suo predecessore, Tess osserverà una porzione di cielo 400 volte più ampia. Significa che le sue fotocamere passeranno in rassegna più di duecentomila stelle, molto più brillanti e luminose (dalle 30 alle 100 volte) di quelle analizzate da Kepler, grazie alla evoluta tecnologia osservativa che permette ora di esaminare anche gli astri che irraggiano talmente tanta luce da offuscare quella debolmente riflessa dai pianeti che li circondano.
Come Tess troverà i nuovi pianeti
Sfrutterà il metodo dei transiti, cioè la piccola e periodica variazione di luce a cui è soggetta una stella ogni volta che uno o più pianeti le passano davanti sulla traiettoria visiva tra questa e il telescopio spaziale.
Sono dei mini-eclissi che permettono, una volta calcolato il tempo di diminuzione di brillantezza e ogni quanto si ripete, di estrapolare informazioni su orbita, distanza dalla stella madre e dimensioni dei pianeti extrasolari.
Assieme ad altri dati raccolti anche dai telescopi terrestri, si potrà poi classificare ciascun pianeta in base alle sue caratteristiche: gigante gassoso come Giove o Saturno oppure corpi solidi come Terra e Marte.
Per percepire queste minuscole alterazioni di luminosità sono perciò necessari strumenti sensibilissimi. A bordo di Tess ci sono quattro fotocamere che possono coprire ciascuna una zona di cielo ampia ventiquattro gradi per ventiquattro.
Per dare un'idea di che vuol dire, basti pensare che la luna piena guardata da Terra occupa appena mezzo grado: un decimillesimo quasi dell'area che scruterà Tess.
Lo strumento rimarrà focalizzato ogni 27 giorni su una zona di cielo di 24 gradi per novantasei, fino a compiere, in due anni, una scansione di ben 26 settori di tali dimensioni.
L'inizio di un lungo lavoro
Tess porterà a termine l'operato di Kepler, ma allo stesso tempo aprirà il nuovo ciclo di osservazione e caccia ai mondi alieni che vedrà il massimo impegno scientifico con l'utilizzo di futuri telescopi spaziali, come il James Webb Space Telescope, il cui lancio è previsto nel 2020, e di terra, come il grande European Extremely Large Telescope.