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(Ansa)
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Ecco che fine hanno fatto i brigatisti del rapimento di Moro in via Fani e del sequestro

La morte recente di Barbara Balzerani a pochi giorni dall'anniversario del 16 marzo 1978 ha riacceso i riflettori su chi allora realizzò il più grave attacco della storia del terrorismo contro lo Stato

Nei giorni dell’anniversario della strage di via Fani avvenuta esattamente il 16 marzo 197, 46 anni fa, infatti sono in molti a chiedersi cosa ne è stato di quel commando delle BR, che per 55 giorni ha tenuto gli italiani con il fiato sospeso, per il sequestro dello statista democristiano, fino al 9 maggio 1978, quando fecero ritrovare il suo cadavere, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata a Roma in via Michelangelo Caetani.

Oggi quasi tutti i brigatisti coinvolti conducono una vita apparentemente normale, liberi di muoversi e persino di godere di una certa fama mediatica. Alcuni si sono reinseriti nella società, intraprendendo nuove attività lavorative o collaborando con istituzioni e organizzazioni, come Adriana Faranda invitata lo scorso febbraio ad un incontro della diocesi di Roma della Pastorale carceraria, insieme alla figlia di Aldo Moro, Agnese, o Franco Bonisoli che oggi si dichiara amico dei familiari delle vittime. Altri invece non sono mai stati arrestati. Un destino simile a quello dei terroristi neri, facce della stessa medaglia, e che vede personaggi come Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, condannati per la strage di Bologna oggi liberi e attivisti per i diritti dei detenuti. La loro presenza nella società, nonostante il passato criminale se da un lato, è considerata un segno di apertura nei confronti della possibilità di reinserimento sociale e di rieducazione degli individui, anche di fronte a gravi crimini politici, dall’altro come abbiamo visto con la morte della Balzerani, suscita sentimenti di ingiustizia e risentimento sia nell’opinione pubblica che tra i famigliari delle vittime.

I 14 Brigatisti di via Fani: Liberi, dalle sbarre ma prigionieri della Memoria

Mario Moretti (78 anni), era alla guida dell’auto che ha bloccato il convoglio di Moro e della scorta, e ha condotto gli interrogatori nella «prigione del popolo». Si è dichiarato esecutore materiale del suo omicidio. Arrestato a Milano il 4 aprile 1981, dopo nove anni di clandestinità, è stato condannato a sei ergastoli; nel 1987 ammise pubblicamente il fallimento della lotta armata senza mai dissociarsi né collaborare con gli inquirenti. Dal 1997 è in semilibertà.

Barbara Balzerani, compagna del capo delle Brigate Rosse Mario Moretti, è stata coinvolta nell'organizzazione della strage di via Fani. Condannata a 6 ergastoli, è stata rilasciata con la libertà condizionale il 12 dicembre 2006. Ma è tornata definitivamente in libertà nel 2011 dopo aver scontato la pena. Successivamente, ha lavorato per una cooperativa di informatica e si è dedicata alla letteratura. Non si è mai pentita dei suoi atti e la sua scomparsa avvenuta il 4 marzo ha 75 anni ha segnato la fine di un capitolo controverso della storia italiana.

Adriana Faranda (73 anni), componente della Direzione strategica nelle prime Brigate rosse è stata la «postina» del sequestro Moro, ed era presente durante la strage. Arrestata nel 1979 in carcere si è dissociata dalla lotta armata ed è tornata in libertà dopo 16 anni di carcere. Oggi ha intrapreso la carriera di fotografa.

Alessio Casimirri (72 anni), componente del commando che sequestrò Aldo Moro è ancora in libertà. Mai arrestato, vive in Nicaragua dal 1982, dopo un periodo trascorso in Libia e a Cuba è riuscito a evitare la prigione fuggendo all'estero dove gestisce un ristorante.

Rita Algranati (66 anni), ex moglie di Casimirri, è stata latitante per oltre un quarto di secolo prima di essere catturata nel 2004 all’aeroporto del Cairo, sta scontando l’ergastolo.

Alvaro Lojacono (68 anni), anche lui condannato all'ergastolo, è riuscito a ottenere la cittadinanza svizzera e ad evitare la prigione per la strage di via Fani, ma ha scontato una pena di 11 anni per un altro omicidio nella confederazione, per poi essere liberato per buona condotta.

Anna Laura Braghetti (71 anni),e Germano Maccari erano coloro che si sono occupati dell’appartamento dove Moro fu tenuto prigioniero. Braghetti latitante nel 1978, subito dopo la tragica fine del sequestro Moro ha partecipato attivamente ad alcune delle più cruente azioni della colonna romana delle Brigate Rosse. È stata condannata all'ergastolo ma oggi è in libertà condizionale. È inoltre autrice, assieme a Francesca Mambro la terrorista nera, del libro “Nel cerchio della prigione”.

Germano Maccari che fu uno dei carcerieri di Moro è stato condannato a 26 anni di anni ed è morto a 48 anni nel carcere di Rebibbia nel 2001.

Bruno Seghetti (73 anni), fu uno degli uomini chiave nel rapimento di Aldo Moro. Il 9 maggio 1978 Seghetti e Valerio Morucci, a bordo di una Simca, parteciparono in funzione di copertura al trasferimento del cadavere di Moro in via Caetani che venne poi effettuato materialmente da Mario Moretti e Germano Maccari con la Renault 4 rossa. Condannato all’ergastolo, nel 1983 ha ottenuto prima la semilibertà, revocata per un periodo, e oggi è in libertà condizionale.

Franco Bonisoli (69 anni), Raffaele Fiore (70 anni), Valerio Morucci (74 anni) e Prospero Gallinari, sono i quattro brigatisti identificati come coloro che hanno sparato alla scorta di Moro a via Fani. Bonisoli, dopo essersi dissociato dalla lotta armata in carcere, ha ottenuto i benefici di legge ed è stato liberato nel 2001. Lo scorso 11 marzo ha dichiarato davanti a tremila studenti di tutta Italia radunati al Centro Asteria di Milano, gestito dalle Suore Dorotee: “Con i parenti delle vittime è nata un’amicizia vera”

Valerio Morucci fu condannato a 30 anni e dopo aver scelto la dissociazione dalla lotta armata, è stato rilasciato nel 1994 e attualmente è libero.

Prospero Gallinari fu condannato all’ergastolo ma la pena fu sospesa per motivi di salute. È morto a 63 anni nel 2013.

Raffaele Fiore, catturato nel 1979 e condannato all'ergastolo, ha ottenuto la libertà condizionale nel 1997.

Raimondo Etro (67 anni),è stato il custode delle armi usate nella strage. Fu condannato a 24 anni e 6 mesi, poi ridotti a 20. Si è pentito e ha collaborato con i magistrati. Ha terminato anticipatamente la sua pena nel 2010 ed oggi è libero e molto attivo sui social.

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Linda Di Benedetto