Allerta terrorismo: la paura e le sue motivazioni
Controlli, falsi allarmi, avvistamenti sospetti: ecco come, dopo Parigi, il nostro Paese reagisce alla minaccia dell'Isis
Hai voglia a dire che, per non darla vinta ai terroristi, il nostro modo di vivere, la nostra quotidianità, ora non devono cambiare. Dopodomani sarà di nuovo venerdì e ci chiederemo se sia il caso di andare in quel locale del centro o a teatro, se sia meglio saltare lo stadio e sabato pomeriggio il centro commerciale. Da una settimana la nostra quotidianità è già cambiata. E non perché abbiamo deciso che per un bel pezzo non metteremo piede in pizzeria ma perché, uscendo di casa, sentiremo il nostro cuore un po' meno leggero.
È successo nel momento in cui, davanti alle immagini di corpi a terra nel centro di Parigi, di chi tentava di fuggire dalle finestre di un teatro, al suono delle esplosioni allo stadio, in un locale durante un concerto, degli spari contro bar e ristoranti, abbiamo tutti pensato che lì, al posto di quelle persone, potevano esserci i nostri cari, i nostri amici. Che potevamo esserci noi.
Perché è così difficile sconfiggere l'Isis
Disdette e appelli sui social
E così a Roma, nella Capitale d'Italia dove è più alto il livello d'allerta dopo le minacce circolate in rete (su Twitter subito dopo gli attentati parigini e nelle ore scorse con un video diffuso dal ramo iracheno della provincia di Anbar) e per l'approssimarsi dell'inizio del Giubileo, la gente continua a uscire sì, ma alberghi e ristoranti stanno registrando una raffica di disdette. Soprattutto da parte degli stranieri.
Su internet appaiono appelli affinché si fermi il Giubileo. Non hanno molto seguito, ma il fatto che ci sia chi risponde all'hashtag #stopGiubileo invocando di rimandarlo “o saremo condannati”, segnala che la percezione del pericolo, almeno per una parte dei cittadini, ha raggiunto il livello massimo. Intanto strade, stazioni, luoghi di ritrovo vengono militarizzati e si susseguono falsi allarmi e avvistamenti sospetti.
Controlli, allarmi, minacce
Ieri, mentre ad Hannover l'amichevole tra Germania e Olanda veniva sospesa all'ultimo momento per un allarme bomba, sulla via Cristoforo Colombo, per due ore, Suv e auto di grossa cilindrata sono state passate al setaccio da un posto di blocco allestito all'americana, con le fiaccole per restringere la carreggiata e gli agenti dotati di torce, mitra e giubbotti antiproiettile. Poi in serata, verso le 21, una segnalazione ha fatto scattare sull'attenti l'intera Questura: alla fermata della metro C di Centocelle sarebbe infatti stato avvistato l'uomo più ricercato d'Europa, Abdeslam Salah, uno degli attentatori di Parigi.
E prima, intorno alle 12, agenti di polizia, artificieri e vigili del fuoco erano corsi in via Veneto perché all'ambasciata americana era stata recapitata una lettera senza mittente contenente una manciata di polvere nera e la minaccia, scritta in inglese, “vi faremo fare la stessa fine che abbiamo fatto fare a Madrid nel 2004”.
Misure di sicurezza eccezionali
Sono 700 i militari in arrivo in città. Oltre 2mila i poliziotti, carabinieri, finanzieri che presidieranno, giorno e notte, i luoghi simbolo della città e gli oltre 200 obbiettivi sensibili individuati tra stazioni, metropolitane, ambasciate, scuole stranieri, ministeri, luoghi di culto e della movida. Reparti speciali dell'esercito sono stati addestrati come squadre anti terrorismo pronte a entrare in azione in qualsiasi momento.
La Nazionale italiana di calcio è finita sotto scorta; tutti gli eventi di carattere sportivo, religioso, culturale, musicale vengono blindati. Domenica, all'Olimpico di Roma, si entrerà solo dopo il passaggio al controllo dei metal detector, la circolazione intorno allo stadio sarà limitata, bar e luoghi di ritrovo davanti all'impianto sgomberati. E' stata aumentata la sorveglianza anche presso i supermercati, i cinema, i centri commerciali. Moschee e palestre vengono sottoposte a intercettazioni preventive.
Meno libertà più sicurezza
I jihadisti lanciano appelli a colpire “ovunque e in qualsiasi modo”, anche senza un piano organizzato. Salah, uno degli attentatori di Parigi, è ancora in fuga. Potrebbe essere ovunque. Ha la polizia di mezzo mondo alle calcagna e nulla da perdere. È per questo che in Francia, come in Italia e altrove, molti cittadini si dicono disposti a sacrificare un pezzo della loro libertà in cambio di maggiore sicurezza. Ma la percezione di essere sempre più vulnerabili aumenta ogni giorno di più.