Sarkozy è arrivato al capolinea?
Dopo il fermo del 1° luglio, pare finito. Con l’ex presidente francese, però, è meglio non dire "mai"...
Probabile, certo, prossimo, imminente... Negli ultimi mesi gli aggettivi si sono sprecati per definire il ritorno di Nicolas Sarkozy, ma la custodia cautelare dell’ex presidente rischia di essere fatale per le sue ambizioni politiche.
Le intercettazioni telefoniche, nate da una precedente inchiesta, sembrano rivelare che due alti magistrati lo tenevano al corrente delle mosse giudiziarie nei suoi confronti. Quanto è bastato per farlo finire sul banco degli imputati per traffico di influenze e violazione del segreto di istruzione. Le accuse, al di là della loro fondatezza, indeboliscono la sua posizione all’interno della destra francese, confortando il coro di oppositori che vorrebbero definitivamente archiviare l’esperienza Sarkò. Una fronda che nel corso delle ultime settimane ha conquistato persino i ranghi dei fedelissimi e che l’ex presidente voleva battere sul tempo, convinto com’era che l’impopolarità dei socialisti avrebbe costretto François Hollande a ricorrere a elezioni anticipate.
Dopo il fermo, di fatto, l’uomo provvidenziale per la destra francese non c’è più. Il passaggio dalle primarie, previste a inizio 2016 per scegliere il candidato all’Eliseo, ormai è inevitabile. Sempre che la sua popolarità (e le inchieste) glielo consentano: già gli ultimi sondaggi lo vedevano nettamente distanziato dal vecchio premer Alain Fillon, considerato una figura più in grado di raccogliere consenso. Però è meglio non dire mai con Sarkozy. Anche l’editorialista del Figaro Guillaume Tabard preferisce non sbilanciarsi. Dopo il fermo, si chiede: "Un ritorno in politica ostacolato o accelerato?".