Arrivano i concorsi ad hoc per i dirigenti delle agenzie fiscali
Pre-selezioni per gli esterni e rilievo alle "esperienze pregresse": nella legge di Bilancio nuova beffa alla Corte Costituzionale
È in arrivo fra le pieghe della legge di Bilancio approvata dalla Camera un regalo natalizio ai vertici delle agenzie fiscali che forse non piacerà alla Corte Costituzionale. A distanza di quasi tre anni, il governo ha fatto la sua mossa per aggirare la sentenza con cui quest’ultima, nel marzo 2015, aveva di fatto retrocesso oltre mille dirigenti (800 solo dell’Agenzia delle entrate) promossi senza concorso, in violazione dell’articolo 97 della Costituzione.
La prescrizione data allora dalla Consulta era: fare rapidamente i concorsi e nel frattempo dare le deleghe rimaste vacanti ai funzionari più alti in grado. L’unica risposta dell’Amministrazione è stata la promozione sul campo con incarichi speciali dei dirigenti decaduti, che il Parlamento ha prorogato regolarmente di sei mesi in sei mesi.
La prassi è stata confermata anche stavolta (la proroga è da giugno a dicembre 2018), ma con qualcosa in più, che dà all’intervento una veste, almeno all’apparenza, definitiva.
Le nuove regole
La legge di Bilancio contiene infatti anche regole specifiche che potrebbero consentire alle agenzie fiscali di archiviare una volta per tutte le fastidiose prescrizioni dei guardiani della legalità costituzionale e rimettere al loro posto gli ex dirigenti nominati in modo discrezionale.
Il testo prescrive infatti espressamente che nei concorsi futuri si dia rilievo “anche alle esperienze lavorative pregresse”, che in questo caso sono soprattutto gli incarichi dichiarati illegittimi dalla Corte. Saranno dunque proprio i titolari di quegli incarichi a partire con il vantaggio.
E non è solo questo a costituire un vero e proprio muro di cinta apparentemente creato per proteggerli dalla possibile concorrenza degli esterni. Per i concorsi futuri sono infatti previste delle pre-selezioni da cui solo chi già lavora nelle agenzie da più di 10 anni (e senza note di demerito) sarà esentato.
Infine già che c’erano, gli estensori dell’emendamento nella legge di Bilancio hanno pensato bene di portare da due a tre i vicedirettori dell’Agenzia delle entrate. Un cambiamento per cui è difficile immaginare una ragione che non sia la ricollocazione di qualche brontosauro della burocrazia.
Il caso di Savona
Non ci vuole molta immaginazione per capire chi vincerà le prove finali e per fugare qualsiasi dubbio basta il caso verificatosi poche settimane fa nella selezione nazionale bandita (dopo un interpello regionale andato a vuoto) per la delega delle funzioni di direttore provinciale dell’Agenzia delle entrate di Savona.
Fra gli altri, si è presentato un funzionario siciliano di cui la commissione giudicante ha riconosciuto l’ottima preparazione (fra l’altro ha all’attivo diverse pubblicazioni e iniziative di formazione) con parole lusinghiere. Peccato, è la conclusione, per “l’assenza di esperienza di gestione di unità organizzative di livello dirigenziale”. Così, al suo posto è passato un candidato del Piemonte che aveva svolto tale esperienza, proprio con una delle posizioni dirigenziali bocciate dalla Corte Costituzionale.
Sarà legittimo tutto questo? “Assolutamente no” è la risposta del segretario generale aggiunto del sindacato dei dirigenti pubblici Dirstat, Paolo Boiano. “L’emendamento della legge di Bilancio” prosegue “è la prova provata che i concorsi non si vogliono fare a regola d’arte per evitare che i concorrenti abbiano davvero tutti le stesse possibilità. Con tanti saluti all’articolo 97 della Costituzione e alla sentenza della Corte”.
Già in passato procedure simili (anche se non rafforzate da una legge ad hoc come in questo caso) sono state bocciate da Tar e Consiglio di Stato su ricorso del sindacato di dirigenti Dirpubblica che, sentito da Panorama.it, si è già dichiarato pronto a replicare lo stesso copione. Quindi non è neppure escluso il puro e semplice prolungamento dello stallo di questi ultimi anni, con tanto di bocciatura dei concorsi già banditi.