Avviso di garanzia al vescovo di Mazara dopo l'inchiesta di Panorama
Clamorosi sviluppi nell'indagine della procura di Marsala, partita dopo lo scoop del nostro giornale sul buco di 6 milioni della diocesi
Monsignor Domenico Mogavero, l'eclettico vescovo che ama le casule di Armani per celebrare la messa e le dichiarazioni in tv a favore dei migranti, aveva organizzato addirittura una veglia di preghiera per difendere la diocesi dagli attacchi delle forze del male impersonate dal settimanale Panorama che il 12 giugno 2014 aveva alzato il velo sul buco di 5.598.090 euro della piccola diocesi di Mazara del Vallo (231 mila abitanti, 70 preti molti dei quali anziani e 131 suore in tutto). Una montagna di debiti accumulata in appena sette anni. Da quell'inchiesta giornalistica hanno preso le mosse le indagini coordinate dal procuratore di Marsala, Alberto Di Pisa, e condotte dalla guardia di finanza.
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La copertina del numero con l'inchiesta di Panorama sulla curia di Mazara del Vallo
Appropriazione indebita
Ieri pomeriggio la clamorosa svolta: Mogavero viene convocato in procura per un interrogatorio, insieme con l'ex economo, don Franco Caruso. Contestualmente viene notificato loro un avviso di garanzia: entrambi sono indagati per appropriazione indebita. Dall'esame dei conti correnti risulta infatti che Mogavero si sarebbe appropriato di circa 180 mila euro, con accredito di somme sul proprio conto corrente e di assegni tratti in proprio favore dai conti correnti intestati alla Diocesi di Mazara. Don Caruso, invece, si sarebbe intascato oltre 120 mila euro mediante il prelievo di somme in contanti, nonché con l'emissione in proprio favore di assegni tratti sui conti correnti della diocesi. All'ex economo viene anche contestato di aver distratto 250 mila euro ricevuti dalla Cei attraverso l'otto per mille, per altre finalità. In particolare quei soldi sarebbero andati a don Vito Caradonna, un sacerdote della diocesi condannato a 2 anni, con pena sospesa, per un tentativo di violenza sessuale e finito sotto indagine anche per circonvenzione di incapace. Almeno una parte di quelle somme, oltre 40 mila euro, sarebbero servite a tacitare le vittime.
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5 milioni per una chiesa a Pantelleria
Ma questo è solo un filone dell'inchiesta partita grazie agli articoli di Panorama. Ce n'è anche un altro che potrebbe ugualmente portare a clamorosi colpi di scena: riguarda i lavori di costruzione della nuova chiesa di Pantelleria, costata 5.195.900 euro, di cui a carico della Diocesi 1.946.290,39 euro. Solo le opere d'arte della chiesa sono costate 277.594 euro interamente a carico della diocesi. Le indagini stanno riguardando le fatture e le ditte vincitrici delle gare. Dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia, l'avvocato del vescovo di Mazara, Stefano Pellegrino, si è affrettato a diffondere un comunicato in cui afferma che «al primo sospetto di irregolarità gestionale del servizio economato della diocesi, il vescovo provvide ad incaricare due consulenti fiduciari per verificare la corretta applicazione della normativa canonistica e concordataria nella gestione della Diocesi, nonché accertare la regolarità della redazione dei rendiconti e dei finanziamenti della Cei». Inoltre, prosegue il legale: «Poiché dalle citate relazioni si evidenziarono condotte che avrebbero potuto integrare estremi di reato, il vescovo ritenne opportuno trasmettere alla Procura della Repubblica la consulenza dei dottori Roberto Ciaccio e Gianfranco Sciamone, manifestando la propria volontà querelatoria e chiedendo, al contempo, di essere sentito dal Procuratore della Repubblica. Di conseguenza, sollevò dall’incarico i responsabili dell’Ufficio economato, collaborando fattivamente con gli organi di polizia giudiziaria al fine di accertare responsabilità gestionali».
Mogavero querelò Panorama ma era tutto vero
Peccato però che le cose non stiano esattamente come afferma l'avvocato Pellegrino: dopo la pubblicazione dell'inchiesta di Panorama il vescovo Mogavero diffuse un comunicato affermando che le notizie pubblicate erano totalmente infondate. L'unica querela fu nei confronti di Panorama. La settimana successiva allora Panorama pubblicò la registrazione di una drammatica riunione del vescovo con i preti della diocesi, avvenuta qualche settimana prima (il 14 maggio 2014), in cui il presule ammetteva il gravissimo dissesto finanziario della diocesi e annunciava che in pratica non era rimasto più neppure un euro in cassa.
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A seguito di questa pubblicazione la procura di Marsala ha aperto un fascicolo e ha chiesto a Panorama le registrazioni. L'autore dell'articolo è stato anche interrogato dalla guardia di finanza come «persona informata sui fatti».
La finanza si è presentata negli uffici della Curia per acquisire materiale utile alle indagini e, in precedenza, ha già ascoltato Mogavero. Fino alla clamorosa svolta di ieri pomeriggio.
La vicenda fa tanto più scalpore in quanto proprio Mogavero era stato incaricato da papa Benedetto XVI a compiere una visita apostolica (una ispezione) nella diocesi di Trapani per indagare su un buco di oltre 1 milione di euro. La vicenda portò alla rimozione del vescovo, Francesco Micciché che nei giorni scorsi è stato a sua volta indagato dalla procura di Trapani per essersi appropriato di due milioni di euro provenienti anch'essi dall'otto per mille. Ora a finire nei guai è monsignor Mogavero con la stessa accusa.
Gli avvocati: nessun transito di soldi sui suoi conti
"Siamo assolutamente tranquilli, mons. Mogavero sopporta tutto questo con assoluta serenità. Riteniamo che il vescovo in questo processo sia persona offesa dal reato. I fatti che gli sono stati astrattamente addebitati esulano da ogni responsabilità il vescovo. Si tratta di fatti che il vescovo ha denunciato e che sono ascrivibili ad altri che a sua insaputa hanno malversato somme della Diocesi". Lo ha detto l'avvocato Stefano Pellegrino legale del vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, in un'intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, in merito all'avviso di garanzia notificato dalla Procura di Marsala per appropriazione indebita. "È stato provato documentalmente - ha spiegato l'avvocato Pellegrino - che nessun transito di denaro vi e' stato sui conti correnti del vescovo. Si tratta di irregolarità contabili commesse da altri e comunque da sviste degli inquirenti che si sono fermati al dato contabile senza accertare l'effettiva destinazione delle somme che certamente non sono andate nei conti correnti di mons. Mogavero". "L'ipotesi contestata piu' grave", ha proseguito il legale, è "rappresentata da una somma di 100 mila euro che sarebbe transitata sul conto corrente di mons. Mogavero" ma "questa somma è andata ad un fornitore della Diocesi vescovile di Mazara del Vallo e non come prospettato ingiustamente dall'accusa nel conto corrente del vescovo. Attraverso l'iban tale accertamento lo avrebbe potuto fare anche un ragazzino di terza media". "Mons. Mogavero - ha aggiunto l'avvocato - e' sereno, si sta dedicando alle funzioni pastorali piuttosto che a queste attivita' che ha lasciato a noi legali, tra l'altro è un'attività meramente ragioneristica. Si tratta di questioni contabili in cui e' stata dimostrata documentalmente l'estraneita' del vescovo: non vi sono delle prove fornite attraverso testimoni, si tratta di prove documentali che escludono ogni responsabilita' del vescovo che in relazione a questi fatti e' persona offesa cosi' come si era gia' qualificata l'anno scorso quando denuncio' questi fatti".(ANSA).