Gubbio: Pd contro Pd
I una delle città più rosse d'Italia il ballottaggio, sarà un rissoso scontro interno tra due 'facce' del Partito democratico
Un derby? Molto di più: quella che si gioca al ballottaggio di Gubbio è una rissosa partita in famiglia: Pd 1 (25 per cento) versus Pd 2 (41 per cento). In una delle città più rosse d'Italia i democratici si sono spappolati e ne sono successe di tutti i colori.
Ma andiamo per ordine perché la situazione è talmente paradossale che è persino difficile raccontarla. Domenica i contendenti alla poltrona di sindaco saranno Ennio Palazzari e Filippo Stirati, entrambi con la tessera del Pd in tasca. Il primo è il rappresentante ufficiale del partito, ha ricevuto l'investitura di Matteo Renzi per mano del sottosegretario Del Rio, calato a Gubbio per officiare il rito: un comizio con una trentina di persone in tutto.
Strana faccenda, il candidato con tanto di marchio doc non aveva mai fatto politica e, cosa ancora più strana, è stato appoggiato dal più potente industriale umbro, Carlo Colaiacovo (terzo gruppo cementiero italiano) e silenziosamente supportato anche dalla Cgil. E, infine, – più rumorosamente – dall'ex Margherita. Un pasticcio da non crederci, poco apprezzato dall'elettorato tanto da superare di poco il 25 per cento, mentre sulla carta avrebbe dovuto vincere al primo turno. Renzi si è fermato a Gubbio? No, si è letteralmente piantato sui pedali come un ciclista in debito di ossigeno.
L'avversario di Palazzari è Filippo Stirati. Anche lui è del Pd, ma il partito non l'ha voluto candidare. Eppure aveva tutte le carte in regola per figurare nel gotha del partito democratico: da sempre impegnato in politica, di ispirazione liberalsocialista è stato dirigente del Psi, nonché amministratore. Lunga e proficua esperienza dunque e importante lignaggio politico: il padre fu senatore all'epoca della Prima Repubblica. Tant'è che i cittadini lo hanno stravotato: ha preso il 41 per cento e al ballottaggio godrà dell'alleanza di una serie di gruppi che lo porteranno quasi certamente alla vittoria.
Qualcuno è tentato di attribuire questi stravaganti risultati alla nota mattìa eugubina: che volete da un popolo che corre scalmanato dietro a tre Ceri e che non lotta per arrivare primo, ma per sfottere il rivale? Del resto – osservano i commentatori politici di provincia – negli anni scorsi la contesa si scatenò fra il Pd (unito e ufficiale) e Rifondazione.
E a vincerla fu il rifondarolo Orfeo Goracci, finito poi in carcere per una lista di crimini da far paura. I sostituti perugini ci andarono giù pesanti tanto da farlo soggiornare in carcere per diversi mesi. Il Gip si è incaricato di cassare le accuse più gravi e l'ha rinviato a giudizio per reati minori. L'hanno cancellato però dalla scena politica. Chi annusa l'aria di quelle parti, pur non avendo alcuna simpatia per il comunismo, sostiene che il povero Goracci ha commesso il reato di lesa maestà: non si è inchinato al potere dei manovratori veri della città. Anzi, ha cercato di mettergli i bastoni fra le ruote e mal gliene incolse.
Aldilà di queste congetture, domenica a Gubbio vincerà un liberalsocialista mai stato comunista, un antesignano del renzismo, stranamente non appoggiato da Renzi, votato da un elettorato di mille colori, che ci tiene a non imbrancarsi col più forte. Il partito democratico (quello ufficiale) è al 25 per cento: si è letteralmente spappolato.
Pazzia eugubina, oppure metafora paradossale di ciò che potrebbe accadere anche altrove in un futuro prossimo venturo? Un tempo si diceva che la guerra più terribile sarebbe stata quella dei comunisti contro i comunisti. E se dovessimo anche assistere a quella dei renziani contro i renziani?