Berlusconi, Gentiloni e le "scaramucce" con Salvini
Le considerazioni post voto del leader di Forza Italia che si basano sulla Costituzione e non sulla propaganda
Capricci sopravvalutati. Così il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi bolla l'atteggiamento di Matteo Salvini, leader della Lega, che ogni tanto continua ad alzare la testa (e la voce) rimettendo in discussione la solidità della futura coalizione di centrodestra che si presenterà alle prossime elezioni politiche.
L'ultima, il 13 dicembre. Dopo la discussione generata dalla decisione di Forza Italia di votare "no" contro l'iter veloce della Legge Molteni che cancella lo sconto di pena per i reati gravissimi come ad esempio lo stupro, Salvini e anche Giorgia Meloni (FdI) hanno nuovamente messo in dubbio l'unità di vedute della coalizione con Meloni che ha chiesto un "vertice prenatalizio chiarificatore".
Ma ad accendere maggiormente lo scontro sono state le strategie postelettorali proclamate nello stesso giorno da Berlusconi alla presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa che proprio al leader di Forza Italia dedica un intero capitolo.
Sulla coalizione Berlusconi ha detto: "Spero di poter presentare prima del voto la squadra di governo e anche il premier". E ha mostrato la sua fiducia nel fatto di arrivare a Palazzo Chigi. Ma nel caso nessuno conquistasse la maggioranza (opzione più che probabile con l'attuale legge elettorale) ha aggiunto il leader di Forza Italia, "la soluzione pià corretta sarebbe quella di continuare con questo governo e di consentire un'altra campagna elettorale non brevissima, di almeno tre mesi, che possa permettere ai partiti di far conoscere agli elettori i loro programmi".
Un ragionamento che ha scatenato le ire degli alleati ma che in realtà altro non sono la spiegazione di ciò che è prassi costituzionale. Infatti Berlusconi ha poi precisato: "Ho detto una cosa ovvia: nel caso non ci fosse un governo si deve tornare a votare dopo tre mesi ed il governo Gentiloni resta in carica per gli affari correnti. Lo dice la Costituzione".
In caso di stallo post elettorale, insomma, proseguire con un nuovo Parlamento ma temporaneamente con l'attuale esecutivo va nella direzione della stabilità. Il Cavaliere smentisce non solo di voler una riedizione delle larghe intese ma si dice convinto che in questa competizione l'avversario sia rappresentato dal Movimento Cinque Stelle e non dal Pd: "Con le loro divisioni ed un progetto poco concreto, per noi non rappresentano un competitor".