"Boko Haram non ha scampo"
Il presidente Goodluck Jonathan, che cerca la riconferma il 28 marzo, spiega ragioni e rischi della controffensiva. E promette: "Libereremo le ragazze"
L’uomo che ha lanciato la controffensiva a Boko Haram è uno zoologo battista di 58 anni che ne dimostra una decina di meno. I modi sono quelli affettati di chi da oltre un quarto di secolo si muove, e bene, all’interno di un panorama politico che definire complesso è un eufemismo. In Nigeria convivono boom economico e sacche di povertà, tribunali civili e sharìa, un hub finanziario globale e un terrorismo di matrice tribale. Il presidente Goodluck Jonathan, a caccia del secondo mandato, nonostante le critiche (e i sondaggi in picchiata) sostiene di essere l’uomo giusto per mettere ordine in questo caos. "A partire dalla soluzione definitiva del conflitto con Boko Haram, ormai imminente".
Perché avete esitato così a lungo prima di attaccare?
All’inizio abbiamo sottovalutato il problema, ma Boko Haram era nato come movimento politico locale. Solo in seguito sono arrivati i rapimenti, l’escalation militare, il rafforzamento dei legami con i gruppi terroristici a partire da Al Qaeda. Inoltre...
Inoltre?
Vantiamo la prima crescita industriale d’Africa, ma ancora non riusciamo a fabbricarci le armi da soli.
Che cosa è cambiato adesso?
La comunità internazionale, compresi governi occidentali e Vaticano, sa che la Nigeria è un avamposto della lotta ai fondamentalismi, un luogo dove la convivenza religiosa e tribale in molte aree è già realtà, ma può e deve essere estesa a tutte. Dopo l’intesa fra sei Stati africani per pattugliare i confini, i terroristi non hanno più via di scampo.
Dopo che cosa succederà?
Dobbiamo incoraggiare gli sfollati a tornare nelle aree liberate. Ma non con la propaganda: servono pacificazione, pozzi, strade, lavoro e istruzione. Proseguire queste riforme, che è il motivo per cui mi ricandido, farà sì che nessuno in futuro affidi facilmente il suo villaggio a una banda di fanatici.
Il mondo si interroga sulla sorte delle studentesse rapite da Boko Haram a Chibok quasi un anno fa. Sapete qualcosa di loro?
Sappiamo con certezza che sono tutte vive e abbiamo circoscritto i luoghi dove riteniamo siano ancora tenute in schiavitù, anche se restano molti rischi. Ma abbiamo promesso ai loro parenti di liberarle. E ci riusciremo.