Borghezio: La Lega di Salvini e la "prateria" elettorale
L’europarlamentare, da sempre uomo di destra, conferma la svolta "nazionale" del partito. Ma dice: "Prenderemo voti anche a sinistra"
"Sono anni che ci lavoro: e gli eventi finalmente mi stanno dando ragione". Quasi esulta, Mario Borghezio. A partire dal successo di partecipazione del corteo No-invasione di sabato 18 ottobre, a Milano, il vecchio leghista piemontese viene indicato come uno dei "soggetti aggreganti": il trait-d’union fra il Carroccio del nuovo corso nazionale inaugurato dal segretario Matteo Salvini, e la destra che in quella manifestazione era presente in forze e con tante sigle, da Casa Pound a Italia sociale.
Borghezio, 66 anni e dal 2001 parlamentare europeo della Lega, rivendica quel ruolo: "È tanto tempo" ci dice "che mi domando perché mai, in tutta Europa, i partiti e che si muovono nel nostro campo arrivano agilmente al 15%, mentre noi alle ultime elezioni europee dello scorso maggio siamo giunti soltanto al 6".
Borghezio, è evidente, pensa soprattutto al Front national di Marine Le Pen: esattamente il modello che ha in mente Salvini, il quale (non per nulla) per lunghi anni ha seduto a Strasburgo accanto al collega piemontese e in quel Parlamento ha conosciuto bene i frontisti francesi. Ed è indubbio che una "domanda politica" nel "campo" cui Borghezio si riferisce esista: in caso contrario non si capirebbe perché mai, a sinistra, lo stesso Beppe Grillo, appena due giorni dopo la manifestazione leghista di Milano, abbia lanciato (forze con maggior forza) le stesse parole d’ordine contro l’immigrazione clandestina.
Ma parlare con Borghezio è davvero interessante, perché attraverso le sue parole si comprende con estrema chiarezza quali siano le caratteristiche nuove della Lega di Salvini, che di anni ne ha soltanto 41 ed è diventato segretario nel dicembre 2013. In appena dieci mesi, il nuovo leader è riuscito a ribaltare la crisi del movimento, crollato tra 2012 e 2013 anche grazie all’attacco giudiziario al vecchio leader Umberto Bossi: oggi la Lega è accreditata tra l’8 e il 9% di consensi, ed è in costante, progressiva crescita dallo scorso maggio. "È tutto merito di Salvini" dice Borghezio "e delle sue parole d’ordine: sono chiare, semplici, nette. Abbiamo fatto piazza pulita di quanti giocavano a fare i parademocristiani nella Lega. Ci preoccupiamo delle cose vere: l’occupazione, i danni provocati dall’euro, l’immigrazione senza controlli, la difesa del made in Italy…".
Insomma, dal nuovo corso salviniano esce una Lega Nord un po’ meno settentrionalista e molto più nazionale: un partito che passa dalla Padania e dalla secessione alla difesa dell’italianità. La svolta non sarà troppo brusca, per l’elettorato tradizionale del Carroccio? Borghezio fa capire con chiarezza che la nuova strategia punta a fare leva sulla crisi come il migliore e più potente volano di consensi: "L’indipendentismo delle nostre tradizioni passa in second’ordine" risponde. "Oggi dobbiamo difenderci dall’invasione, dall’economia a picco, dalle troppe tasse. Siamo in trincea, come nel 1915-18, e siamo tutti in quella stessa trincea, a Nord come a Sud. Per questo serve una Lega che rappresenti tutti gli italiani".
È quasi un nuovo soggetto politico: una Lega dei popoli, che guarda molto a Sud e ha connotazioni scioviniste e molto antieuropee. Una Lega che ascolta le teorie «sovraniste», sempre più presenti nella destra contemporanea: l’aggettivo deriva dal concetto di "Stato sovrano", in contrapposizione allo strapotere di Bruxelles e ai suoi condizionamenti politici, finanziari, fiscali. E Borghezio, che da quella destra è uscito una trentina d’anni fa, prima di iniziare la sua lunga carriera nella Lega di Umberto Bossi, sa bene di che cosa va parlando. Del resto, il 24 maggio scorso è stato eletto europarlamentare nella circoscrizione Italia Centro con quasi 5.900 preferenze: e già in quell’occasione ha stretto un’alleanza elettorale con Casa Pound e collegamenti diffusi con organizzazioni di destra.
"Il 90 per cento degli italiani vuole sicurezza, futuro, speranza" rilancia Borghezio. "Noi oggi proponiamo come risposta a quella richiesta una grande Lega. E abbiamo uno spazio immenso nel Paese, fra quanti ormai da tempo non votano più: per disaffezione nei confronti della politica, o perché il centrodestra degli ultimi anni, diventato parademocristiano, non li ha saputi rappresentare".
A sorpresa, però, Borghezio rilancia anche a sinistra: «Salvini ha detto che vuole parlare anche con la Fiom, per difendere le imprese sotto attacco. E fa benissimo: io sono con lui. Dirò di più: mi piacerebbe sfilare per l’acciao di Terni. Anzi, voglio andarci sicuramente». Forse sarà un po’ difficile vedere la camicia verde dell’europarlamentare schierare tra le bandiere della Fiom. Ma è evidente che la strategia "ecumenica" salviniana fa breccia. La libertà di movimento di questa Lega, il suo spregiudicato attivismo, impressionano. E probabilmente lo stesso Borghezio si stupisce, concludendo il suo ragionamento, nel proclamare: "Attenzione, perché la prateria di elettori che abbiamo davanti non necessariamente è di destra".