Chi è Boris Johnson, il nuovo Primo Ministro britannico
Eccentrico giornalista, showman tv, due mandati da sindaco di Londra. Purista della Brexit, ha sostituito Theresa May alla guida dei Tories
Boris Johnson ha vinto le primarie del Partito Conservatore britannico sconfiggendo il rivale Jeremy Hunt. Sostituisce Theresa May al vertice dei Tories e alla guida del Governo del Regno Unito.
Alexander Boris de Pfeffel Johnson è nato a New York il 19 giugno 1964 da una famiglia di origini francesi, britanniche e tedesche. Vive inizialmente a Manhattan, quindi si trasferisce a Londra dove compie gli studi classici laureandosi ad Oxford. La sua prima carriera è nel giornalismo. Alla fine degli anni ottanta è per un breve periodo corrispondente del Times, quindi del Daily Telegraph come inviato specializzato in questioni legate all'Unione Europea. Tra la metà degli anni novanta e il 2005 è editorialista di The Spectator del quale diventerà alla fine direttore responsabile.
Dal 1997 è candidato del Partito Conservatore, senza venire tuttavia eletto per la vittoria laburista. La sua figura è resa pubblica per le numerose partecipazioni ai talk show britannici dove diventa famoso per le iperboliche affermazioni, che lo porteranno più volte a rischiare la poltrona una volta eletto nel 2001. Nel 2005 viene riconfermato in Parlamento e nel 2007 corre per i Tories alle elezioni amministrative di Londra contro il sindaco uscente,il laburista Ken Livingstone. La campagna elettorale di Johnson rimarrà famosa per i toni provocatori su sicurezza e trasporti ed il 1 maggio 2008 vince le elezioni con uno strettissimo margine, successo interpretato come reazione alle politiche dell'allora premier laburista Gordon Brown.
Boris Johnson sarà rieletto per un secondo mandato nel 2012, a dispetto della sconfitta dei Tories nelle elezioni mid-term e tornerà in Parlamento tre anni dopo sotto la guida del compagno di partito David Cameron.
Dal 2016 Johnson, dopo aver rinunciato alla corsa per il terzo mandato a Londra, diventa uno dei più accesi portavoce del "Leave", la campagna a favore dell'uscita del Regno Unito dalla UE al contrariamente al premier Cameron, favorevole alla permanenza. Durante la campagna antieuropea, Johnson sarà fortemente criticato per aver paragonato il "despotismo" di Bruxelles ai precedenti storici di Napoleone Bonaparte e Adolf Hitler.
Spesso paragonato (sia per le esternazioni che per una certa somiglianza fisica) al Presidente USA Donald Trump, alla vittoria dei sostenitori della Brexit, Johnson parve essere il successore naturale dello sconfitto Cameron. Tuttavia fu colpito da "fuoco amico" quando il compagno di partito e Segretario alla Giustizia Michael Cove annunciò la propria candidatura.
Alla elezione di Theresa May alla guida del governo, Boris Johnson viene nominato Segretario di Stato agli Affari Esteri, carica che vedrà il leader conservatore coinvolto in forti tensioni con la Russia di Vladimir Putin, dopo l'avvelenamento di un'agente russo al soldo dell'intelligence britannica trovato esanime con la figlia a Salisbury. In quel periodo sarà fortemente criticato dalla comunità internazionale e dall'opinione pubblica britannica per la decisione (presa senza il consenso del Parlamento) di far partecipare la RAF ai bombardamenti sulla Siria in reazione al presunto uso di armi chimiche da parte del regime di Assad.
Dopo le grandissime difficoltà affrontate dal governo May nella fase di negoziazione della Brexit con l'Unione Europea, Boris Johnson rimane uno dei più convinti teorici dell'autonomia politico-economica del Regno Unito, arrivando alle dimissioni da Segretario agli Esteri a causa dell'indecisione e della stagnazione del governo conservatore sulla questione dell'uscita del Regno Unito dalla Comunità Europea.
Il 23 luglio 2019 Boris Johnson sconfigge l'avversario Jeremy Hunt alle primarie dei Tories, sostituendo Theresa May e diventando Primo Ministro. I suoi primi obbiettivi, ovviamente, la chiusura dell'affare Brexit, l'unità del Paese e la vittoria sull'avversario Jeremy Corbyn.