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Braccialetti elettronici: il mistero dei dati

I casi Diele e Romeo accendono i riflettori sulla misura detentiva: ma Ministero della giustizia e Viminale si rimpallano le responsabilità sui numeri

“Rimpallo di responsabilità. È inutile girarci attorno. Se il sistema non funziona è perché si sono responsabilità diffuse e soggetti che non intendono assumersi le conseguenze delle decisioni assunte”.

È lapidario Domenico Pianese, Segretario Nazionale del Coisp, sindacato della Polizia di Stato sulla questione dei braccialetti elettronici.

Tornati alla ribalta con il caso dell’attore Domenico Diele,arrestato alcuni giorni fa dopo aver investito e ucciso sotto effetto di droghe una giovane donna campana, e dell’imprenditore Alfredo Romeo al centro della vicenda Consip (per entrambi erano stati disposti i domiciliari con l'uso del braccialetto ma non ce ne sono di disponibili) sembrano diventare un “caso di Stato” o meglio ungiallo di Stato.

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Le informazioni che mancano

Non ci sono i braccialetti? Sono troppo pochi? Sono inutilizzabili per problemi tecnici? "È impossibile saperlo. Sono tutti interrogativi ai quali non riusciamo come sindacato di polizia a dare una risposta" continua Pianese. "O meglio non ci vengono forniti i dati”.

Ma di chi è la competenza in materia? Il Ministero di Grazia e Giustizia, ma di fatto sembra essere all’oscuro di tutto e rimanda in continuazione al Ministero degli Interni che a sua volta fatica a fornire le informazioni necessarie.

Il "valzer" di richieste

Questo lo abbiamo provato con mano anche noi. Abbiamo inoltrato, ormai da giorni, più richieste senza avere ancora avuto nessuna risposta. La prima è stata effettuata al Ministero di Grazia e Giustizia, che ha risposto che una parte dei dati relativi ai braccialetti elettronici erano in possesso del Dap e un’altra parte del Ministero dell’Interno.

Ma il Dap dipende dal ministero di Grazia e Giustizia e per tutta risposta ci ha fatto sapere di non avere alcun dato e di rivolgersi al Viminale da cui però non è arrivata finora alcuna risposta.

Come devono essere utilizzati

L’unica cosa che sembra essere certa è quanto dichiarato dal ministro Orlando, un paio di giorni fa: l’acquisto di 12 mila braccialetti.

Il braccialetto elettronico è stato introdotto per la prima volta nel sistema legislativo italiano nel 2001, modificando l’articolo 275 bis del Codice di Procedura Penale.

"Nel nostro ordinamento processual-penalistico la custodia cautelare in carcere costituisce, per espressa volontà del legislatore, una vera e propria extrema ratio" spiega l'avvocato Cristina Perticarà dello Studio legale Maggesi & Partners. "Può essere disposta esclusivamente laddove risultino inadeguate altre misure interdittive o coercitive. Tuttavia, nel corso degli anni si è verificato un vero e proprio eccesso nel ricorso a tale misura portando inevitabilmente al problema del sovraffollamento carcerario".

Così con la legge 16 aprile 2015, n. 47, nel tentativo di ovviare a tale problema, viene modificato l’art. 275, co. 3 c.p.p. per effetto del quale, così come originariamente concepito dal legislatore del 1988, il ricorso alla custodia cautelare in carcere deve essere "l’estremo rimedio" rispetto alle altre misure cautelari.

Una misura per evitare il carcere

Insomma, bisogna valutare tutte le ipotesi sul tavolo e solo da ultima la detenzione in prigione. "L’introduzione del comma 3-bis della norma incentiva il ricorso agli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico - aggiunge Perticarà - uno strumento che consente di evitare il carcere, mantenendo contestualmente una forma di controllo costante nei confronti del soggetto interessato, che non potrà mai abbandonare il luogo di espiazione degli arresti domiciliari senza che le forze dell’ordine preposte al controllo vengano prontamente avvertite".

Come funziona

Nello specifico, il braccialetto elettronico è uno strumento che viene applicato alla caviglia del soggetto destinatario della misura. In particolare, nell’abitazione dove si scontano i domiciliari viene installato un apparecchio detto “Unità di Sorveglianza Locale” il quale riceve i segnali trasmessi dal braccialetto elettronico all’interno di un perimetro ben definito. Se il detenuto si allontana da detto perimetro, scatta immediatamente l’allarme così nelc aso in cui il destinatario della misura, o chi per lui, prova a danneggiare o alterare i dispositivi.

Quali sono le condizioni

Le condizioni necessarie per l’applicazione degli arresti domiciliari assistiti da braccialetto elettronico sono:

  • un provvedimento autorizzativo del giudice della misura;
  • la disponibilità materiale dei braccialetti elettronici;
  • l’autorizzazione del detenuto all’utilizzo del sistema di controllo elettronico;
  • l’esistenza, ove possibile, nell’abitazione presso la quale verrà scontata la misura di una rete telefonica fissa.

Nonostante l’indiscutibile efficacia di tale strumento, ad oggi "si è registrata una certa avversione nel disporre l’utilizzo della misura degli arresti domiciliari assistiti dal braccialetto elettronico a favore della custodia cautelare in carcere" precisa Perticarà. "Ciò è dovuto anche alla concreta difficoltà di reperirne vista la loro indisponibilità".

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Nadia Francalacci