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In nome dell'accoglienza ai migranti concediamo anche la violenza

La vicenda del pm di Brescia che ha assolto un uomo per le botte date alla moglie giustificate come frutto della loro «cultura» è l'ultimo passo di un percorso di annullamento che sbagliando abbiamo concesso

Sono molti i commenti letti sulla notizia arrivata da Brescia dove un pm ha stabilito l’assoluzione nei confronti di un uomo accusato di maltrattamenti dalla moglie perché quelle botte date alla donna sono «un fatto culturale». I fatti: Nel 2019 una donna del Bangladesh ha denunciato il marito alla procura raccontando le botte ricevute, più volte. Non solo: ha raccontato anche che il matrimonio di fatto era stato combinato dalle rispettive famiglie. Il pubblico ministero però ha deciso che di fatto non si tratta di reato, con queste motivazioni:

i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell’odierno imputato sono il frutto dell’impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l’uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine.

Traduzione: nella loro cultura, che lei ha accettato, picchiare la moglie non è reato e quindi non lo è nemmeno se le botte vengono date sul suolo italiano.

Dal punto di vista legale questa decisione si commenta da se, Si tratta di una cosa inqualificabile, incomprensibile che in più crea un precedente pericolosissimo ed una sorta di doppio codice penale: uno per gli italiani ed uno per i musulmani o cingalesi. Quello che però va analizzato è il cosa ha portato un giudice ad una decisione simile; quale percorso culturale in Italia ha condotto un pm a trasformare in legale delle botte date da un marito alla moglie alla moglie.

Si tratta dell'ennesimo passo fatto nella direzione dell'annullamento del nostro essere in nome dell'accoglienza. Abbiamo cominciato con il cancellare le recite di Natale nelle scuole perché «discriminatorie» nei confronti di bambini e studenti di altre religioni. Abbiamo continuato vietando sempre nelle scuole certi cibi della nostra tradizione perché proibiti in altre religioni. Abbiamo fatto questo ed altro per far sentire «a casa loro» migranti e persone di altre culture, tradizioni, usanze. anche se queste sono barbare ed illegali come creare matrimoni combinati e picchiare la moglie che disobbedisce.Le cronache sono piene di fatti di una violenza inaudita. Settimana scorsa è tornato in Italia il padre di Saman, la ragazza uccisa perché voleva vivere all'occidentale e non sposare il marito che la famiglia aveva scelto per lei. In certe culture si arriva quindi ad uccidere una figlia in nome del rispetto della cultura e delle tradizioni di un altro paese.Sarebbe ora di smetterla di fare passi nella direzione sbagliata. Bisogna fermarsi puntando i piedi su cose che in Italia sono inamovibili: no alla violenza contro le donne, mai, nessuna giustificazione, nessuna comprensione. E se certe cose altrove sono consentite beh, è ora di ribadire a chi arriva nel nostro paese che in Italia ci sono regole diverse e che vanno rispettate. Che non siamo più disposti a metterci in secondo piano, a vendere la nostra storia e la nostra cultura in nome di chissà quale accoglienza.

PS. Da 24 ore aspettiamo un'azione di protesta, rabbia, disgusto, da parte del mondo femminista militante. Purtroppo al momento nessuno ha detto nulla e nessuno ha fatto nulla. I casi quindi sono due: o sono d'accordo con il pm di Brescia e anche per le femministe non tutte le donne sono uguali.

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Andrea Soglio