Baby gang: corteo Napoli
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Bullismo e baby gang: profili e differenze

Il primo è un fenomeno che si sviluppa in contesto scolastico. Il secondo prevede una struttura, una gerarchia e riti di accesso ben definiti

Pugni, calci, insulti. Danneggiamenti, rapine e ricatti. Bulli e baby gang spadroneggiano, di notte e di giorno, tra vandalismi e aggressioni in tutte le città di Italia.

Non è una piaga che colpisce solamente la città di Napoli.

Anche Verona, ad esempio, solo poche settimane fa, ha visto morire, arso vivo da due adolescenti, in un angolo del quartiere di Santa Maria di Zevio, un clochard di origine marocchine. “Era uno scherzo!”, è stata la giustificazione fornita agli inquirenti dai due autori, un 13enne e un 17enne. E a Milano, piccole bande si divertono a "sfasciare" le metropolitane nell'ultima corsa notturna del sabato sera.

Dunque, sono due bulli o una baby gang? E che differenza c'è tra un gruppo di bulli e una baby banda criminale?

Le differenze tra bulli e baby gang

Spesso di fronte ad aggressioni e vandalismi commessi da giovani, questi due termini vengono utilizzati in modo improprio.

“Il bullismo è un fenomeno studiato all'interno del contesto scolastico, dalle scuole primarie a quelle superiori. Si tratta di prepotenze persistentiche un gruppo attua verso uno specifico soggetto spesso vulnerabile  per etnia, identità sessuale, aspetto fisico o condizione psicofisica - spiega a Panorama.it,Laura Volpini docente di Psicologia Sociale Forense presso Università degli Studi di Roma "Unitelma-Sapienza" - La composizione del gruppo prevede un leader, il bullo, i sostenitori e gli spettatori”.

Per baby gang si intende invece "un gruppo rigidamente strutturato nei ruoli, che commette azioni devianti e criminali, che prevede dei rituali di "passaggio" e "prove di coraggio" per entrare a farne parte - prosegue Volpini - Ma in Italia il fenomeno dei gruppi di minori devianti è un fenomeno che si differenzia, ad esempio, dalle baby-gang tipicamente americane”.

Secondo la docente, i gruppi minorili italiani sono meno strutturati nei ruoli e presenterebbero le caratteristiche della “occasionalità” e “fluidità” nei loro partecipanti.

“Le azioni sono rivolte a soggetti diversi e finalizzate ad ottenere vantaggi materiali come rubare un cellulare - continua - oppure vantaggi relazionali rispetto al gruppo come rafforzare la propria leadership dimostrando più coraggio degli altri, ad esempio, minacciando un coetaneo con un coltello”.

Responsabilità "condivise"

Dalle dichiarazioni rilasciate davanti ai magistrati, tutti i baby criminali o i baby bulli, tendono a minimizzare l’importanza e la gravità dell’azione commessa come se le responsabilità di quanto si è verificato potesse essere “spalmata” tra tutti i partecipanti.     

“Sia il gruppo dei bulli che quello dei giovani criminali agiscono attenuando il loro senso di responsabilità, attraverso meccanismi di disimpegno morale - precisa Laura Volpini - quale la diffusione della responsabilità ("lo fanno gli altri allora lo faccio anche io"), oppure il dislocamento della responsabilità ("l'ho fatto, perché me lo ha chiesto lui").

Le differenze tra baby gang

Ma non esistono solo differenze tra gruppi di bulli e baby gang bensì anche tra le varie e numerose bande criminali adolescenziali. "I ragazzi apprendono modelli di comportamento dagli adulti di riferimento e questo può succedere quando si tratta ad esempio di ragazzi che "scimmiottano" il comportamento di organizzazioni criminali, per dimostrare di essere quel tipo di adulti anche loro, oppure i ragazzi possono veicolare comportamenti a carattere razziale o discriminatorio verso i più deboli (senza fissa dimora, handicappati ecc.), sentendosi appartenenti a gruppi economicamente o socialmente privilegiati".

Queste importanti differenze tra formazioni criminali giovanili, richiedono anche una diversificata modalità di intervento e di prevenzione.

Come prevenire la violenza giovanile

Dunque, cosa fare? “Per ciò che attiene alle azioni di bullismo, solitamente di rilevanza non penale, spesso messe in atto da soggetti non imputabili, l'intervento possibile riguarda l'adozione di misure a carattere amministrativo, come la sospensione dalla scuola, oppure la mediazione tra pari, cercando una riconciliazione tra il bullo e la vittima", conclude la professoressa Volpini.

I gruppi criminali che commettono reati, saranno poi inseriti nel circuito processuale minorile, "che ha un'attitudine responsabilizzante e cerca di promuovere le risorse cognitive, emotive, familiari e sociali dei minori, per prevenire il rischio di recidiva del reato”.

Secondo la studiosa, la prevenzione può e dovrebbe essere svolta a partire dalle scuole con progetti di peer-education. L'obiettivo deve essere la responsabilizzazione dei ragazzi, che significa incrementare la loro capacità di mettersi al posto dell'altro per comprendere le conseguenze delle azioni commesse. Si tratta di attivare la loro capacità riflessiva e di autoregolazione del comportamento, in funzione pro-sociale.

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Nadia Francalacci