Caivano, gli alloggi popolari occupati simboli del potere camorristico
Donne incatenate e accuse alle istituzioni: esplode il disagio sociale mentre si cerca di ripristinare la legalità
Nel Parco Verde di Caivano, l’atmosfera è carica di tensione, mentre proseguono le operazioni di sgombero delle 36 famiglie che da anni occupavano abusivamente gli appartamenti di edilizia popolare. Alcuni di questi nuclei familiari infatti stanno cercando di ostacolare l’esecuzione dello sgombero.
Un gruppo di donne si è incatenato al cancello della scuola Parco Verde 3, ed ha trascorso la notte al freddo, rifiutandosi di disperdersi e manifestando la propria rabbia nei confronti delle istituzioni, accusate di averle abbandonate, senza alcun tipo di supporto o assistenza. Proteste che cercano in tutti i modi di ostacolare quello che doveva essere un semplice adempimento di un provvedimento giudiziario della Procura di Napoli Nord. L’operazione, che fa parte di una serie di interventi, che prevedono altri 250 sgomberi, è stata messa in atto per liberare gli appartamenti occupati da famiglie che non possedevano i requisiti per accedere al piano di edilizia residenziale pubblica, a causa di situazioni legate a condanne penali gravi superiori ai sette anni, tra cui reati come il 41bis e l’associazione mafiosa 416bis. Questi nuclei familiari, con situazioni irrisolvibili e strettamente legati a clan camorristici, tra cui il clan Bervicato, noto non solo per la sua lunga carriera nel traffico illecito di droga e armi, ma anche per l’omicidio di Antonio Natale, un giovane di 22 anni brutalmente ucciso a Caivano nel 2021. La sua morte, avvenuta dopo il furto di armi e droga da parte di membri del clan, rappresenta solo l’ennesimo capitolo di una realtà segnata dalla presenza pervasiva della criminalità organizzata, che ha imposto il suo dominio su tutta la zona. Le abitazioni sgomberate nel Parco Verde di Caivano rappresentano inoltre una realtà ben lontana dall’immagine di un alloggio popolare. Si trattava infatti di veri e propri appartamenti di lusso, arredati con marmi pregiati, divani costosi, statue di santi a grandezza naturale e televisori da 60 pollici. Questi appartamenti, destinati a chi aveva diritto a una casa, sono stati trasformati in un segno tangibile del potere camorristico, dove il lusso nasce dal controllo illecito e dalla violazione della legalità. Le operazioni di sgombero, sebbene necessarie per cercare di ripristinare la legalità, si scontrano cosi con un muro di violenza e rifiuto che non riguarda solo le famiglie sfrattate, ma una parte significativa della comunità che continua a vivere sotto l’ombra della criminalità organizzata.
Nel frattempo, grazie agli interventi delle istituzioni, le attività illecite sembrano aver subito un parziale indebolimento nel Parco Verde a parte qualche piccola attività di spaccio nel centro storico, spostando però le proprie forze nei comuni limitrofi di Afragola e Casoria, dove continuano a mantenere una solida e preoccupante presenza. Un chiaro segnale di questo è l’esplosione di una bomba ieri nei pressi di una barberia in via Maiello, ad Afragola, che ha danneggiato la porta d’ingresso e un’auto parcheggiata. Un episodio che ha, sollevato interrogativi su una possibile connessione con le tradizionali richieste estorsive da parte dei clan, che, come accade ogni anno, intensificano le loro azioni criminali proprio in prossimità delle festività natalizie, quando la loro pressione sulle attività commerciali si fa più forte. L’esplosione, quindi, potrebbe essere il segnale di una strategia intimidatoria tesa a riaffermare il controllo sulla zona e a rinnovare le minacce nei confronti di chi non si sottomette alle richieste della criminalità organizzata.