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ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
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Calenda, il leader che parla di politica

Nell'attuale fase di stallo, non ha perso il contatto con il paese e il suo bisogno di avere un governo in grado di dare delle risposte

“Il PD non può restare immobile, deve farsi promotore di una proposta per uscire dallo stallo. Deve mettere sul banco l'idea di un governo di transizione sostenuto da tutti i partiti che possa affrontare la tempesta perfetta pronta ad abbattersi sul nostro paese, che duri almeno un paio d'anni, affronti la crisi internazionale e dia sostegno alle nostre debolezze economiche e disegni un nuovo assetto costituzionale”. Questo è il “piano Calenda” per quell'azienda in crisi che oggi si chiama "Politica Italiana".

Proposte rimandate al mittente

Di fronte al perdurare dello stallo in cui sono caduti i partiti politici, che a 42 giorni dalle elezioni ancora non sono stati in grado di trovare un accordo per la formazione di un nuovo governo, il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda oggi dalle colonne de La Repubblica lancia la sua idea per uscire dalla stasi.

Una fuga in avanti contestata soprattutto dalle parti del Pd e da un Matteo Salvini che ha liquidato le parole del ministro con un “mai con il PD”. Insomma, quello dei veti sembra ancora lo sport preferito dei leader in campo. Dopo un weekend di passerelle tra la Formula E di Roma e il Vinitaly di Verona, né Di Maio, né Salvini sono arrivati ad una soluzione che andasse oltre il veto. Neppure il raid aereo di America, Francia e Gran Bretagna sulla Siria, sono stati capaci di imprimere un'accelerazione alla discussione.

In un contesto internazionale così fragile e con importanti tavoli di crisi aperti al Ministero dello Sviluppo Economico, l'Italia non può indugiare oltre nella formazione di un governo. Calenda lo sa bene, lui che negli ultimi mesi ha seguito vertenze importanti, non perdendo mai il contatto con quella parte di Paese più in difficoltà e a cui interessano poco i giochetti politici di queste ore.

Il ministro che una volta esaurito il suo mandato, rimarrà un semplice iscritto del PD, rischia di essere l'unico che in questa fase sta mantenendo un assetto pragmatico dentro e fuori il partito, troppo avviluppato nell'autocritica e nelle vendette interne per capire da dove riprendere un discorso politico che vada oltre il Nazareno.

I tavoli di crisi urgenti

Già perché sul tavolo ci sono ancora le vicende Alitalia, Ilva che interessano migliaia di lavoratori e che necessitano di un governo con piene funzioni per completare le cessioni degli asset. Allo stesso tempo c'è Tim dove Cassa Depositi e Prestiti vorrebbe entrare come socio di minoranza per trasformarla in public company, mandando in soffitta la stagione di Vivendi. Operazioni finanziarie importanti per il nostro Paese che non possono aspettare il prolungarsi senza soluzione dei veti incrociati dei partiti.

In questa fase di stallo della politica, Carlo Calenda si mostra come l'unico leader che non ha smesso di fare politica, ovvero di trovare soluzioni per il Paese. La proposta di un governo di transizione è quantomai una risposta pragmatica, da uomo del fare, per trascinare i partiti fuori dall'empasse.

Il nostro Macron

Sono molti quelli che in queste ultime settimane continuano a vedere in Calenda anche l'uomo giusto per la leadership del Pd. Intanto perchè si posiziona fuori dalle correnti, e per questo potrebbe essere considerato un uomo libero da condizionamenti  e poi perché è l'unico che oggi è in grado di incarnare il progressismo alla Macron, quello evocato da Renzi tante volte.

Ma se per Renzi la scelta di un partito come “En marche” sembra tardiva, per Calenda il momento sarebbe quello giusto, soprattutto di fronte all'incapacità dei partiti antisistema di assemblare un esecutivo.

Non a caso Calenda propone un governo di transizione della durata di due anni, giusto il tempo di organizzarsi e dimostrare al Paese che M5S e Lega non sono la risposta di cui ha bisogno il “sistema” per uscire definitivamente dalla crisi.

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Sara Dellabella