Cannabis: dove e come é legale (e dove no)
Dopo la legalizzazione in Canada si allunga la lista dei Paesi nei quali la marijuana viene consumata, anche a scopo ricreativo
Il Canada è stato l'ultimo paese in ordine di tempo a legalizzare il consumo di cannabis, anche a scopo ricreativo. In compenso in Italia si è assistito a una brusca battuta d'arresto nel percorso che in molti speravano portasse alla liberalizzazione, con ilConsiglio Superiore di Sanità che ha bocciato la vendita di cannabis light in negozi e market, che invece negli ultimi tempi aveva registrato un vero e proprio boom.
Secondo il Css, che ha risposto a due quesiti posti a febbraio dal segretariato generale del ministero della Salute, "la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di 'cannabis' o 'cannabis light' o 'cannabis leggera', non può essere esclusa".
In Italia al momento la cannabis è autorizzata solo a scopo terapeutico, dietro prescrizione medica, per tenere sotto controllo il dolore cronico in pazienti affetti, ad esempio, da fibromialgia, sclerosi multipla o cancro, sottoposti a chemioterapia. Ma da qualche tempo è giunto un allarme per la scarsità delle scorte, che ha creato angoscia in molti pazienti. Alcuni hanno lanciato persino una provocazione, chiedendo se non sia il caso di rivolgersi a qualche pusher pur di procurarsi la cannabis.
Ma come funziona nel resto del mondo? In quali paesi è stato autorizzato il consumo a scopi terapeutici e ricreativi della marijuana?
Uso terapeutico
Nel nostro paese ad oggi solo il medico può prescrivere medicinali di origine vegetale a base di cannabis per la terapia del dolore e per altri impieghi sanitari. La ricetta deve essere non ripetibile, con una durata di trattamento che non può superare i tre mesi. Il Servizio Sanitario nazionale, grazie a uno stanziamento annuo di 1,7 milioni di euro, si fa carico dei costi delle cure.
Il problema, però, è che la coltivazione della canapa ad uso medico è affidata esclusivamente allo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze e la produzione (150 kg nei primi due anni di attività) non è sufficiente a coprire tutte le richieste, quindi viene "razionata".
Per sopperire alle esigenze, viene importata (dai Paesi Bassi, unico esportatore in Europa) nella quantità di circa 200 kg, ma di recente si sono verificati casi di "emergenza" ad esempio in Liguria. Alla Spezia, ad esempio, a maggio è scattato il razionamento presso il Centro di terapia del dolore e cure palliative dell'ospedale Sant'Andrea. Lo stesso era accaduto al Gaslini di Genova, dove la cannabis viene usata nei casi di malattie pediatriche gravi, ma era già capitato che finisse.
L'Associazione Luca Coscioni già in passato si era battuta chiedendo che il Governo concedesse la licenza di produzione anche ad altri soggetti produttori.
Il boom della cannabis light: cos'è
Per cannabis light si intende quella il cui quantitativo di Thc, il principio attivo, non superi lo 0,6% che rappresenta il limite massimo previsto dalla legge che, se assunto, non provoca gli effetti stupefacenti. Dopo il via libera alla commercializzazione, con un vero e proprio boom, il Consiglio Superiore di Sanità si è però pronunciato in modo negativo, ritenendo anche la percentuale autorizzata può costituire un pericolo per la salute. A rischio, ora, è un mercato molto fiorente.
Come precisato da Coldiretti, oltre alla marijuana light ad uso privato, al momento sono consentite la coltivazione di alcune varietà, l'uso industriale della biomassa e la produzione a fini ornamentali. Quanto all'uso alimentare, possono essere venduti semi e altri prodotti vegetali che rispettino i limiti di legge.
La marijuana nel mondo: dove è legale
Nel resto del mondo da qualche tempo a questa parte si sta assistendo a una progressiva liberalizzazione della cannabis. Il Canada è stato l'ultimo paese in ordine di tempo (e il secondo tra quelli del G7) a legalizzare il consumo di marijuana anche a scopo ricreativo, dunque slegato dagli impieghi terapeutici.
Il primato del primo Stato al mondo a legalizzare la produzione, la vendita e il consumo è stato l'Uruguay, nel 2013. Nel frattempo diversi stati Usa ne hanno permesso l'uso ricreativo e 30 sono quelli in cui la cannabis è impiegata con scopi medici.
Ecco dove la cannabis è legale:
- Oregon, Nevada, Colorado, Washington, Alaska, Oregon, distretto di Columbia, California;
- Uruguay: è stato il primo paese ad autorizzare il consumo di marijuana per tutti i cittadini maggiorenni, debitamente iscritti però in un registro dei consumatori;
- Olanda: viene considerato il paese della cannabis per eccellenza. La detenzione fino a 5 grammi non prevede sanzioni, nonostante formalmente la marijuana non sia legale. È comunque tollerato il consumo nei noti Coffee Shop. Al di fuori di questi spazi, invece, il superamento della quantità consentita è punito con pene variabili.
- Anche in Bangladesh la cannabis è di fatto consumata liberamente, non essendoci alcun divieto specifico.
Dove è vietata in modo assoluto
Si tratta di un ristretto gruppo di paesi nei quali il possesso di cannabis, anche in quantità modeste, è severamente sanzionato con pene che vanno dalle multe al carcere fino alle pene corporali.
In Romania, ad esempio, è prevista la detenzione in carcere, in Iran, Malesia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti si può arrivare alla pena capitale. In Indonesia e a Singapore non sono escluse fustigazione ed ergastolo per piccole quantità, mentre in Cina sono stati istituiti "campi di lavoro e rieducazione". In Belgio e Francia è prevista anche la carcerazione, in Giappone vige un divieto assoluto a partire dal 1948, in Israele la cannabis è illegale tranne che per uso medico; nel Regno Unito, invece, la marijuana è illegale e dopo alcuni test clinici il governo ha respinto la raccomandazione per uso medico proposta dalla Camera dei Lord.
Dove è depenalizzata
Sono molti i paesi nei quali, pur essendo previsto un divieto, detenzione e uso di "erba" sono depenalizzati. Pur essendo proibiti spaccio e vendita, il possesso di modesti quantitativi è considerato solo illecito civile.
Si va dalla Spagna (dove la si può coltivare in casa e consumare nei cosiddetti "social club", ma non in pubblico) al Portogallo, passando per la Svizzera, l'Austria, la Repubblica Ceca, diversi paesi del sud America e la Germania, dove ad esempio l'uso di cannabis fino al 10 grammi è depenalizzato. Le modalità sono differenti in ciascuna realtà.
In Messico, India e Cambogia, invece, la marijuana è formalmente vietata, ma spesso chi la consuma non viene perseguito. In Brasile di recente diversi movimenti si sono battuti per una completa legalizzazione.
In Italia è previsto, come detto, l'uso terapeutico, mentre è depenalizzato il consumo entro modeste quantità (5 grammi). Il dibattito, però, è aperto sul fronte della cannabis light.
Favorevoli e contrari
Contrario alla marijuana light è da sempre il farmacologo Silvio Garattini, Direttore scientifico dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, secondo il quale "la cannabis light è droga a tutti gli effetti". Non andrebbe dunque la definizione di "droga leggera", perché i rischi per la salute sarebbero elevati soprattutto per i più giovani. Garattini è contrario anche ai cosiddetti cannabis shop, che avrebbero contribuito a creare l'idea che la cannabis sia una sostanza innocua, assibilabile a un alimento.
Tra i più fieri sostenitori della commercializzazione della sostanza in forma light, invece, c'è Bendetto Della Vedova, presidente di Forza Europa, che nel 2016 ha presentato in Parlamento un disegno di legge per la legalizzazione della cannabis in genere. Secondo Della Vedova e diverse associazioni che si battono per la liberalizzazione, il divieto alimenta il mercato nero e la criminalità.
La coltivazione legale
Il giro d'affari stimato per la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) è stimato in oltre 40 milioni di euro, soprattutto dopo l'approvazione della legge numero 242 del 2 dicembre 2016 sulle Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. La norma di fatto ha autorizza la semina di varietà di canapa certificate, con contenuto di Thc non superiore allo 0,2%, senza necessità di specifiche richieste, ma con l'unico vincolo di conservare per almeno un anno i cartellini delle sementi utilizzate.
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