Caso Aldrovandi: parla il segretario del Sap
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Caso Aldrovandi: parla il segretario del Sap

Per Gianni Tonelli "nessuna mancanza di rispetto verso la famiglia Aldrovandi. Ma quell'applauso era di solidarietà per una condanna ingiusta"

Bufera sul Sap, in congresso nazionale a Rimini. L’applauso di circa cinque minuti a tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del 18enne Federico Aldrovandi avvenuta durante un controllo il 25 settembre del 2005 a Ferrara, ha sollevato polemiche e forti critiche non solo da parte dei familiari del ragazzo ucciso ma anche da parte del capo del Governo e del Capo della polizia.

Il premier Matteo Renzi ha telefonato alla madre di Federico per esprimerle solidarietà. Anche il Ministro Alfano ha espresso disgusto per questo gesto: "Gli applausi sono un gesto gravissimo e inaccettabile che offende la memoria di un ragazzo che non c'e' più e rinnova il dolore della sua famiglia. Applausi che danneggiano la Polizia e il suo prestigio”.

L’applauso dei poliziotti del Sap ha però trovato sostegno in alcuni esponenti politici. Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord che su Facebook ha scritto: “Polemiche contro i Poliziotti del Sap che hanno osato applaudire dei loro colleghi condannati. Io sto con i Poliziotti, con i Carabinieri, e con chiunque rischia la vita per difendere i Cittadini".

Ma secondo il Sap, il Sindacato Autonomo di Polizia, quell’applauso è stato strumentalizzato e aveva un significato molto diverso da quello che i media gli hanno voluto attribuire.

Gianni Tonelli, Segretario nazionale del Sap, qual è stato il vero significato di questo applauso?
Innanzitutto voglio precisare che non è stato un applauso lungo cinque minuti ma forse di un minuto scarso. Detto questo, quell’applauso è stato fatto per una forma di solidarietà nei confronti di quattro colleghi, condannati ingiustamente, per i danni che hanno subito e a sostegno della loro azione legale. L’applauso è stato fatto in forma privata, durante i lavori di preparazione al congresso e non nella fase pubblica. Questo perché noi non vogliamo mancare di rispetto a nessuno e meno che mai alla madre di Federico Aldrovandi che soffre della perdita del proprio ragazzo. Ma non potevamo non dare la nostra solidarietà ai colleghi. Mai e poi mai, in passato e neppure ieri, è stata nostra intenzione offendere la memoria e i familiari di Federico. Questo deve essere chiaro. Non accettiamo che questo applauso venga ancora strumentalizzato come è stato fatto ieri durante il congresso.    

I colleghi poliziotti condannati, secondo voi, hanno subito delle ingiustizie. Quali?

Certo noi abbiamo riletto tutti gli atti processuali e da quest’ultimi appare in modo evidente che le condanne ai quattro poliziotti sono state inflitte conseguentemente ad una pressione mediatica e a delle informazioni errate che sono state pubblicate su giornali, riviste o nei telegiornali. La Giustizia è amministrata in nome del Popolo italiano? A loro la sentenza inappellabile. Noi chiediamo unicamente di perseguire una strada che l'ordinamento giuridico ci garantisce, ossia il giudizio di revisione: e' un diritto dei nostri colleghi e intendiamo sostenerli su questo percorso. Poi, quattro vite sono state definitivamente rovinate dai danni subiti e, da ultimo, sono stati trascinati in un giudizio davanti alla Corte dei Conti per un risarcimento all'erario complessivo di circa 2 milioni di euro, senza che alcuna autorità abbia individuato l'entità di tale somma e senza essere stati coinvolti dall'Amministrazione della pubblica sicurezza nella transazione privata con la famiglia.

Il vostro applauso ha suscitato l’indignazione del Presidente del Consiglio e del Ministro Alfano…
Purtroppo sono state anche loro vittime della pressione mediatica, di quelle informazioni sbagliate che sono state pubblicate. Suggerirei al Ministro Alfano e al Presidente del Consiglio, Renzi, di dare mandato ai loro uffici legali di analizzare i faldoni processuali per capire davvero che cosa è accaduto quella notte e dare nuova dignità ai quattro poliziotti. La condanna è stata stabilita su una macchia ipostatica presente sul cuore che solo una perizia su tre ha detto essere stata procurata dai poliziotti. La stessa superperizia voluta dalla Procura della Repubblica, invece, scagionava i colleghi sostenendo che quella macchia era conseguente al decesso.
Poi vorrei concludere sulla carcerazione dei quattro poliziotti. Sulla loro detenzione in carcere si sono espressi tre giudici di sorveglianza, di questi solamente uno ha dichiarato che era necessario metterli in cella. Gli altri due no. Persino la Cassazione, ha dichiarato che non doveva esserci il carcere per i poliziotti. Adesso più che mai chiediamo sia fatta chiarezza, soprattutto per l'onorabilità della Polizia di Stato che e' stata irrimediabilmente vilipesa. Solo un’ operazione di verità sarà in grado di riscattare il danno patito

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Nadia Francalacci