Caso Serena Mollicone: le novità nelle indagini
Attese le conclusioni della Scientifica sul corpo della giovane morta nel frosinate nel 2001 e che potrebbero segnare una svolta
Di Cataldo Calabretta
Potrebbe essere, finalmente, vicino ad una svolta il mistero sulla morte di Serena Mollicone: la diciottenne di Arce, nel frusinate, scomparsa da casa il 1° giugno del 2001 e ritrovata cadavere due giorni dopo. Lo sperano tutti soprattutto papà Guglielmo che, in tutti questi anni, pur provato dal dolore, non si è mai arreso.
A testimoniarlo le recenti affermazioni di Luciano D'Emmanuele, procuratore capo di Cassino, che, a margine della recente Festa dell’Arma dei Carabinieri, tenutasi a Frosinone ha detto: “Stiamo ormai per trarre le conclusioni: a giorni avremo i risultati dell'attività della Scientifica. Confido nel lavoro degli operatori e dei consulenti, che hanno profuso un impegno veramente lodevole”.
Quando ormai sembrava vicina l’archiviazione, nel marzo dello scorso anno il corpo di Serena è stato trasferito a Milano presso il Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense) diretto dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo. A luglio scadrà l’ennesima proroga delle indagini, ma finché non verrà depositata la perizia della dottoressa Cattaneo è assai plausibile l’ipotesi che il caso non venga archiviato.
Cosa è successo a Serena
Serena fu ritrovata nel bosco distante pochi chilometri dal centro di Arce con le mani e i piedi legati con fil di ferro e nastro adesivo, in testa un sacchetto di plastica. La ragazza non aveva subito violenza carnale ma ha avuto una lenta agonia.
In passato c’è stato un processo, quello al carrozziere Carmine Belli, ma che non ha prodotto alcun esito. Attualmente sono ancora aperte le indagini su una morte strettamente collegata a quella di Serena: lo strano suicidio del brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi che il giorno della scomparsa era in servizio nella caserma di Arce. Sette anni dopo la morte di Serena fece clamore la sua deposizione. “Serena quel giorno”, asserì nel 2008, “è entrata in caserma per fare una denuncia, io ho chiamato l’appartamento del comandante e mi hanno detto di farla salire. Quando ho lasciato il lavoro intorno alle 14.30 Serena non era ancora uscita”.
Santino racconta che aveva chiamato l’appartamento del comandante della stazione, il maresciallo Franco Mottola, padre dell’amico di Serena, Marco, e una voce maschile non meglio definita gli aveva detto di farla salire. Due giorni dopo Serena Mollicone viene trovata morta. Alcune settimane dopo queste rivelazioni esplosive, il 9 giugno, il brigadiere avrebbe dovuto sostenere un confronto con il suo superiore, ma il faccia a faccia non avverrà perché Tuzi viene trovato morto con un colpo al cuore sparato dalla sua pistola d’ordinanza. Il corpo del brigadiere è nella sua auto, vicino a una diga sul greto di un fiumiciattolo a poche centinaia di metri di distanza da dove venne ritrovato il corpo di Serena Mollicone. Secondo sua figlia Maria Tuzi l’ipotesi del suicidio è assolutamente inverosimile poiché non aveva alcun motivo per fare un gesto simile.
Le dichiarazioni di Tuzi furono esplosive e convalidarono quello che molti ad Arce avevano pensato fin da quando Serena era scomparsa: la studentessa era sparita nella caserma. Il ritrovamento nel bosco, serviva ad allontanare i sospetti dall’appartamento del comandante dei carabinieri dove Serena salì il giorno in cui morì? Un quesito al quale in tutti questi anni non si è mai riusciti a rispondere.
Il padre Guglielmo
Durante il funerale della ragazza, i carabinieri prelevarono il padre Guglielmo dalla chiesa e lo trattennero per tre ore con una scusa: in molti pensarono a una sua responsabilità. Si voleva forse che i sospetti cadessero su di lui? Invece il papà Guglielmo, che aveva perso la giovane moglie una dozzina di anni prima, non si è mai arreso di fronte a questa nuova, tragica avversità del destino.
“In questo periodo ho un atteggiamento molto ottimista, perché gli inquirenti si stanno soffermando su alcuni elementi che mi lasciano ben sperare”, ci dice.
Secondo il papà Guglielmo "la verità è scritta nelle carte. L’ultima in ordine di tempo è la deposizione della donna delle pulizie che lavorava nella caserma dei carabinieri di Arce e che ha detto di aver sentito un tonfo, come quello di un corpo che cade, proprio la mattina in cui Serena è scomparsa. Allarmata, si è recata davanti la porta dell’abitazione del comandante e ha suonato ripetutamente, ma nessuno le ha aperto. La donna non lo aveva detto prima perché era legata sentimentalmente a un carabiniere".
Neanche Guglielmo crede alle accuse di Suicidio nei confronti del brigadiere Tuzi che aveva dichiarato fatti molto vicini a quello della donna delle pulizie. "Mia figlia voleva denunciare il traffico di droga che stava uccidendo molti giovani di Arce e dei dintorni, ma era coinvolti molti giovani tra i quali il figlio del comandante" dice. "La sua voglia di giustizia l’ha portata alla morte".