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Puigdemont: storia del presidente ribelle della Catalogna

Chi è l'ex capo della Generalitat che, portando la sua Regione a combattere per l'indipendenza da Madrid, poi destituito rischia la galera

Carles Puigdemont è un ribelle. Il presidente della Generalitat, è il secondo uomo dell’indipendenza catalana diventato famoso con il Referendum quanto Josep Lluis Trapero, capo dei Mossos d’Esquadra.

La ribellione

Puigdemont, 54 anni, prendendo sempre più le distanze da Madrid ha reso pubblico il link a un’app per dar modo ai catalani di votare, ha postato un video clandestino che mostra la stampa avvenuta in gran segreto delle schede elettorali, ha diffuso le immagini delle urne. Tutto questo, pochi giorni prima della votazione del 1 ottobre 2017 dichiarata illegale dalla Corte Suprema spagnola. Tutto questo per riuscire a portare la Catalogna "fuori" dalla Spagna.

La vita

Nato ad Amer, a 21 anni è vittima di un grave incidente al quale sopravvive, ma che gli procura cicatrici estese anche su parte del volto tenuto nascosto dalla folta capigliatura corvina. Molto attivo sui social, Puigdemont si dice appassionato di musica rock come le sue due figlie avute dal matrimonio con Marcela Topor, una donna rumena di 15 anni più giovane.

Gli Studi e i primi lavori

Puigdemont studia filologia catalana all’Università di Girona, ma non si laurea. Diventa capo redattore del quotidiano El Punt, per poi dirigere l'Agencia Catalana de Notícies e il quotidiano Catalonia Today, che pubblica notizie in lingua inglese. Scrive diversi libri, tra cui qualche saggio sulla comunicazione.

La carriera politica

Si avvicina alla politica diventando membro della Joventut Nacionalista de Catalunya (ovvero, Gioventù nazionalista di Catalogna) e della Convergenza Democratica di Catalogna per poi fare il suo ingresso nel Parlamento catalano nel 2006.

Nel 2007 si candida come sindaco di Girona sotto Convergenza e Unione ma viene sconfitto. Quattro anni più tardi, la svolta: conquista la poltrona del Partito dei Socialisti di Catalogna rimasti in carica per ben 32 anni di fila.  Nel luglio del 2015 succede a Josep Maria Vila d’Abadal alla Presidenza dell’Associazione dei comuni per l’indipendenza.

Il sogno dell'indipendenza catalana

Il suo nome per la guida del Governo viene fuori nel 2015 e, pochi mesi dopo, Puigdemont si dimette da sindaco per assumere la guida della Generalitat e puntare dritto all’indipendenza. Ribelle, dunque, orgoglioso e repubblicano chiama a raccolta il suo popolo, cerca di tenerne alto il morale sapendo che portare la Catalogna alla libertà dalla Spagna ha un prezzo. Per tutti.

Il presidente destituito

Ora Carles Puigdemont, l'uomo che ha portato la Catalogna alla proclamazione della Repubblica il 27 ottobre 2017, è stato destituito il 28 da Madrid e ora rischia di finire in galera. I commentatori catalani non gli perdonano l'ultimo errore: non avere avuto i nervi abbastanza saldi per resistere alle pressioni degli alleati e alle sdrucciolevoli offerte di Madrid e convocare le elezioni, salvando le istituzioni catalane. Puigdemont è entrato cosi' nella storia come il secondo presidente catalano ad avere proclamato la Repubblica. Ma con un risultato effimero, come fu quello ottenuto da Lluis Companys nel 1934. La Repubblica allora durò 11 ore prima di essere soffocata nel sangue da Madrid. Companys venne arrestato, condannato a 30 anni, poi fucilato dal franchismo. Puigdemont rischia "solo" la galera.

La procura spagnola ha chiesto già la sua incriminazione. Rischia 30 anni, nonostante la sua rivoluzione sia stata tutta pacifica. Una sproporzione nell'Europa dei diritti dell'uomo del XXI secolo che suscita allarme e potrebbe motivare una richiesta di asilo in Belgio sotto l'ombrello politico dei nazionalisti fiamminghi.

I commentatori hanno visto un Puigdemont "abbattuto": dalla piazza che lo ha fatto passare da eroe a "traditore" nell'arco di una giornata, quando stava per firmare la convocazione delle elezioni. Dal suo alleato Oriol Junqueras, che l'ha messo con le spalle al muro minacciando di fare cadere il governo. Dal 'nemico' Rajoy, che non lo ha chiamato per confermare lo stop al 155 promesso dal mediatore basco Urkullu.

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Chiara Degl'Innocenti