Danilo Giuffrida
ETTORE FERRARI / ARCHIVIO ANSA/MNE
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Catania: la rivincita di Danilo, a cui sospesero la patente perché gay

Capitò 18 anni fa, dopo la visita di leva. Ma la Corte d'appello fa giustizia: dai ministeri di Difesa e Trasporti 100 mila euro di risarcimento. Ecco i dettagli di una battaglia legale contro la discriminazione

Ventotto anni fa, il 17 maggio 1990, l'Oms cancellò l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Ma qualcuno in Sicilia non deve essersene accorto. Nel 2000 la Motorizzazione civile di Catania ha sospeso la patente a un giovane, dopo che aveva dichiarato la propria omosessualità nella visita di leva. Finalmente però giustizia è ripristinata: i ministeri della Difesa e dei Trasporti dovranno versargli 100 mila euro come risarcimento danni.

Ecco i dettagli.

Cosa è successo 18 anni fa

18 anni fa, nel 2000, Danilo Giuffrida, allora diciottenne di Catania, fu vittima di "un vero e proprio (oltre che intollerabilmente reiterato) comportamento di omofobia", come disse la Corte Suprema nel 2015. 

Quando si presentò alla visita di leva ad Augusta si dichiarò omosessuale. All'ospedale della Marina militare gli chiesero di attestare la sua omosessualità iscrivendosi all'Arcigay. Cosa che Danilo fece, pur non capendone la motivazione. Due mesi dopo arrivò una lettera della Motorizzazione di Catania, informata dalla Marina militare, che sosteneva che il ragazzo non avesse le condizioni psicofisiche per ottenere la patente

È da allora che è iniziata la lunga battaglia legale di Danilo, che finalmente si conclude con una sonora vittoria.

Cosa ha deciso la Corte d'appello civile di Palermo

La Corte d'appello civile di Palermo ha stabilito in 100 mila euro il risarcimento del danno subito da Danilo, oggi 36enne.

Nel 2008 il Tribunale aveva stabilito un risarcimento di almeno 100 mila euro per la discriminazione patita da Danilo, ma i giudici di secondo grado di Catania, il 10 aprile del 2011, pur confermando la sentenza, avevano abbassato la cifra in 20mila euro. La Cassazione nel 2015 era intervenuta sottolineando "la gravità dell'offesa" da parte dei due ministeri, meritevole di ben più soldi di risarcimento, e rimandando ai giudici di Palermo la decisione finale, che ora arriva. 

Per la Corte d'appello di Palermo, vista "l'evidente gravità dell'offesa subita peraltro da rappresentanti della Pubblica amministrazione e del pregiudizio di cui è stato vittima Giuffrida" per "la liquidazione del danno sia equa la somma già stabilita dal giudice di primo grado, pari a 100 mila euro". Una somma inferiore, ritengono i giudici, "non sarebbe idonea al ristoro dei pregiudizi subiti". 

La vittoria di Danilo e di tutti contro i soprusi

I ministeri della Difesa e dei Trasporti non si sono presentati in giudizio. A loro carico va anche il pagamento delle spese processuali di tutti i giudizi sostenuti da Giuffrida.

"È una vittoria non personale del singolo ma di tutti coloro che ogni giorno sono costretti a sopportare condotte intollerabili che offendono la dignità della persona e dell'individuo, i quali non devono subire discriminazioni in base alle proprie scelte sessuali, specie se tali comportamenti provengono dalle Istituzioni Pubbliche nell'esercizio delle loro funzioni amministrative", così commentano la vittoria processuale Danilo Giuffrida e il suo avvocato Giuseppe Lipera. "Speriamo che questa sentenza, ma soprattutto quella della Corte di Cassazione, sia un monito non soltanto per le amministrazioni, ma per qualsiasi rappresentazione della società in maniera da rendere eguali i diritti della persona e del cittadino, senza subire discriminazioni di nessun tipo".

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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