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Salviamo Cervinia

Una norma regionale vuole che la nota località valdostana si chiamerà Le Breuil, il nome che aveva prima della sua italianizzazione nel «ventennio» fascista

Cervinia ha deciso di cambiare nome; da oggi si chiamerà Le Breuil (la scarsa conoscenza del francese mi ha imposto di controllare almeno tre volte di averlo scritto nella maniera corretta, per la pronuncia alzo bandiera bianca). Una scelta che ha fatto discutere e che fa pensare.Tra una settimana esatta tutte le stazioni sciistiche apriranno gli impianti, il 7 dicembre infatti rappresenta ormai la data di inizio ufficiale della stagione degli sport invernali. Una giornata che il mondo del turismo legato alla neve segna sul calendario da mesi. E questa ultima settimana sarà piena di giorni febbrili. Ci immaginiamo i sindaci delle principali località preoccupati di mille e mille problematiche serie: prima tra tutte la neve; poi la funzionalità degli impianti di risalita e di innevamento artificiale. C’è da capire se le strade siano sistemate, pulite e sicure; se con i commercianti si sono studiate iniziative extra sci per i turisti; se pronto soccorso o presidi medici siano attrezzati e sufficienti. Insomma, mille e mille problemi, grossi. A Cervinia no.

A Cervinia a 7 giorni esatti dall’apertura della stagione da cui dipende poi gran parte del sostentamento economico della città e dei suoi abitanti a quanto pare la priorità era un’altra: levarsi quella macchia nera che da quasi un secolo aleggiava ai piedi di uno dei monti più belli delle alpi. In realtà la vicenda parte da lontano dato che è legata ad una decisione del 2011 del comune (Valtournenhce) che legifera sulla nota frazione e sui suoi 700 abitanti; il sindaco di oggi invece è del tutto contraria (come la maggior parte degli abitanti, tra l’altro) e si è detta ieri «pronta a far di tutto pur di salvaguardare il nome Cervinia» non fosse altro per il fatto che il mondo del turismo la conosce in questo modo. Cambiare dicitura significa creare un bel caos.

Dietro la decisione di ritornare alla dicitura originale un percorso di recupero culturale-storico che la Regione Valle d’Aosta ha fatto partire da anni. C’è però il sospetto che ci sia anche il desiderio di levare ogni traccia di «fascismo» da quelle montagne. Fu infatti nel ventennio che si decise di «italianizzare» i nomi originali di quella e di altre località. Ecco, oggi tutto ciò va cancellato.

Se passasse questo concetto oggi a Milano ad esempio si dovrebbero cominciare i lavori di demolizione della Stazione Centrale, realizzata nel 1931, come di tutte le altre grandi opere di quell’epoca.

Quello che stupisce è che davvero qualcuno pensi a questo. Gli abitanti di Cervinia (io continuerò a chiamarla così, per non offendere storpiando in malo modo il nome originario a causa della mia non conoscenza della lingua francese) sono stati per questo tacciati da qualcuno di essere fascisti? I turisti che da anni la frequentano si vergognano oppure altri hanno deciso per monti diversi a causa del suo nome di epoca fascista?

In Alto Adige da sempre tutto è bilingue ed ognuno è libero di chiamare ad esempio Selva di Val Gardena in italiano senza avventurarsi nella versione tedesca: Wolkenstein in Groden. Si convive, e stop.

Siamo nell’epoca dell’intelligenza artificiale e chissà cosa ci riserverà il futuro prossimo. Essere qui a discutere di una cosa legata a fatti e alla politica di un secolo fa è triste e/o comico al tempo stesso.

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Andrea Soglio