Cesare Battisti, vita di un terrorista in fuga
Chi è l'uomo condannato in Italia per quattro omicidi, che ora rischia l'espulsione dal Brasile
Protetto dallo status di rifugiato politico ma incastrato dai documenti falsi. L'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo Cesare Battisti, condannato all'ergastolo in via definita in Italia per quattro omicidi commessi durante gli anni di piombo, rischia l'espulsione dal Brasile.
Una giudice federale di Brasilia, Adverci Rates Mendes de Abreu, ha infatti accolto la richiesta della Procura federale di considerare nullo l'atto di concessione del permesso di soggiorno a Battisti, definito "uno straniero senza documenti, condannato in Italia per gravi crimini". La giudice federale ha quindi avviato la procedura di espulsione ed ha sollecitato il governo a verificare la possibilità di consegnare Battisti alle autorità di Francia o Messico, Paesi dove l'ex terrorista ha soggiornato dopo la fuga dall'Italia e prima dell'arrivo in Brasile.
Le condanne in Italia
Cesare Battisti è nato nel 1954 a Sermoneta, non lontano da Latina. All'inizio degli anni '70 abbandona la scuola, iniziando una carriera criminale fatta di rapine, furti e sequestri di persona, per le quali viene arrestato diverse volte. Nel '76 si trasferisce al nord e partecipa alla fondazione dei Pac, Proletari armati per il comunismo, formazione nata nell'area dell'autonomia alla periferia di Milano. Viene arrestato di nuovo, sempre per rapina, e rinchiuso nel carcere di Udine dove conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei Pac.
In questi anni partecipa alle azioni del gruppo eversivo, che gli costeranno un'altra volta la libertà: nel '79 viene arrestato a Milano e condannato a 13 anni e 5 mesi per l'omicidio del gioielliere Pierluigi Torreggiani, a febbraio. Nel 1981 riesce a evadere dal carcere di Frosinone, dove stava scontando la pena, grazie a un assalto di terroristi. La giustizia va comunque avanti e nell'85 lo condanna in contumacia all'ergastolo nel processo contro i Pac, sentenza confermata dalla Cassazione nel 1991. La condanna è per vari reati, tra i quali quattro omicidi: oltre a quello di Torreggiani e del macellaio Lino Sabbadin (militante del Msi), avvenuti entrambi il 16 febbraio 1979, a Milano e Mestre, del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, e dell'agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978.
La fuga all'estero
Ma nel frattempo Battisti non c'è più. Prima a Parigi, poi in Messico, a Puerto Escondido, con la compagna Laurence, dalla quale si è poi separato, e che che gli ha dato due figlie. In Messico fonda il giornale Via Libre, che trasferirà a Parigi nel 1990. Appena giunto Oltralpe, Battisti viene arrestato ma, cinque mesi dopo, la Francia nega l'estradizione e lui torna in libertà.
Inizia a scrivere, diventando un giallista - la Gallimard, una delle più grandi case editrici francesi, gli pubblica un romanzo. Fugge in Brasile nel 2004, poco prima del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato francese che l'avrebbe estradato in Italia da Parigi.
Immigrazione clandestina
In Brasile, Battisti è stato condannato a due anni di reclusione, poi convertiti in affidamento ai servizi sociali, per la falsificazione dei timbri del Servizio immigrazione che gli hanno permesso di entrare illegalmente in Brasile dopo la lunga latitanza in Francia. Sessant'anni, ora è residente a San Paolo e ha un regolare visto di lavoro ma la legge che regola la permanenza degli stranieri prevede che chi commette un reato per entrare o rimanere nel Paese può essere espulso. Ed è appunto il caso di Battisti, che entrò clandestinamente in Brasile usando almeno un paio di passaporti falsi, sui quali faceva apporre periodicamente timbri altrettanto falsi per dimostrare, nel caso di un controllo, di essere un turista francese in vacanza a Rio de Janeiro.
Rifugiato politico
Quando l'ex terrorista fu arrestato nel 2007, su richiesta dell'Italia, la polizia scoprì nel suo appartamento di Copacabana i documenti falsificati. Da lì la condanna che ora potrebbe costargli l'espulsione, nonostante lo status di rifugiato politico concessogli dall'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva il 31 dicembre del 2010, ultimo giorno del suo secondo mandato. Quella decisione impedì l'estradizione in Italia e fece piombare ai minimi storici le relazioni diplomatiche tra l'Italia e il Brasile, con il richiamo a Roma dell'allora ambasciatore a Brasilia Gherardo La Francesca.
Il ricorso
L'ex terrorista dei Pac ha comunque diritto a ricorrere contro la sentenza: "Presenteremo ricorso non appena la sentenza sarà depositata. Non comprendiamo come si tenti di modificare una decisone della Corte costituzionale e del presidente della Repubblica", ha detto l'avvocato Igor Sant'Anna Tamasauskas.
Le reazioni in Italia
La notizia della possibile espulsione di Battisti è stata accolta con favore da Alberto Torreggiani, figlio di una delle vittime dell'ex terrorista, che ha chiesto "la riapertura della procedura di estradizione". Caustico il commento di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia: "Aspettiamo l'assassino a braccia aperte", ha twittato. Per Elvira Sannino, deputato di Forza Italia, "il governo deve fare in modo che Battisti non fugga di nuovo", mentre Lino Sabbadin, figlio di un'altra vittima di Battisti, auspica che l'ex Pac "sconti la sua pena". .(ANSA).