Cesare Battisti confessa quattro omicidi
La confessione potrebbe servire a garantire al terrorista uno “sconto di pena”: dall’ergastolo a 30 anni di reclusione. Così da ottenere benefici
Dopo 37 anni di latitanza Cesare Battisti, il terrorista dei Pac, ha confessato ha ammesso tutte le accuse contro di lui: ha dichiarato di aver partecipato ai due omicidi di cui era stato condannato come esecutore materiale e di aver avuto un ruolo anche negli altri due, per i quali è stato riconosciuto il mandante.
Interrogato sabato 23 e domenica 24 marzo nel carcere di Oristano dal procuratore aggiunto di Milano, Alberto Nobili, e dalla dirigente dell'Antiterrorismo della Digos, Cristina Villa, Cesare Battisti avrebbe finalmente riconosciuto le sue responsabilità.
Alla presenza del suo avvocato, Davide Steccanella, il terrorista dei Proletari armati per il comunismo avrebbe riconosciuto la sua responsabilità nella morte del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978; in quella del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani e del macellaio mestrino Lino Sabbadin, che militava nel Msi, entrambi uccisi il 16 febbraio 1979 da gruppi di fuoco dei Pac; e in quella dell'agente della Digos Andrea Campagna, freddato per strada a Milano il 19 aprile 1978.
Battisti si era finora sempre dichiarato innocente. Lo scopo della tardiva confessione è, probabilmente, quello di arrivare a contrattare con l’accusa una riduzione della pena. Per i quattro omicidi, infatti, Battisti è stato condannato all’ergastolo. La sua difesa ha chiesto una riduzione di pena a 30 anni per poter ottenere i benefici di una pena alternativa entro qualche tempo