Chi è (e dove è finito) l'attentatore del Reina di Istanbul
È uzbeka la mano attentatrice di Istanbul
18 gennaio
Abdulkadir Masharipov ha dichiarato che voleva colpire a piazza Taksim la notte di Capodanno, ma ha deciso di cambiare obiettivo per le rigide misure di sicurezza presenti. E' quanto emerso dall'interrogatorio dell'attentatore arrestato, secondo i media turchi.
Masharipov, che ha confessato di aver commesso la strage, avrebbe dichiarato di aver ricevuto il via libera direttamente da Raqqa, la "capitale" dell'Isis in Siria, dopo aver proposto la discoteca sul Bosforo come obiettivo alternativo alla centralissima Taksim.
17 gennaio
Ore 13:48 - Nelle ore in cui a Istanbul veniva arrestato Abdulkadir Masharipov, l'uzbeko accusato di essere il killer della strage di Capodanno al Reina, rivendicata dall'Isis, il sedicente Stato islamico ha diffuso un nuovo video che mostra di spalle un suo presunto militante vestito di nero mentre cammina per le strade della metropoli sul Bosforo.
A riferirlo sono media turchi, mostrando alcuni screenshot, in cui il supposto jihadista passeggia tra i siti turistici più famosi, tra cui la moschea Blu e la zona del Bosforo, passando anche accanto ad alcuni poliziotti turchi e usando diversi mezzi pubblici. Nel video ci sono inoltre minacce di nuovi attacchi contro la Turchia.
Ore 12:35 - Lo avevamo detto, in questo Paese nessuno la farà franca, tutti saranno chiamati a rispondere secondo lo stato di diritto". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, congratulandosi con le forze di sicurezza per l'arresto di ieri notte a Istanbul di Abdulkadir Masharipov, l'uzbeko accusato di essere il killer che la notte di Capodanno ha ucciso 39 persone al nightclub Reina. "Non importa che si chiamino con nomi diversi. Feto (la presunta rete golpista di Fethullah Gulen), Daesh (Isis), Pkk, Pyd sono tutti attori dello stesso scenario", ha aggiunto Erdogan.
Ore 10:20 - "E' chiaro che ha agito per conto di Daesh" (l'Isis). Lo ha detto detto il prefetto di Istanbul, a proposito del presunto killer di Capodanno, l'uzbeko Abdulkadir Masharipov, catturato ieri notte dall'antiterrorismo turca. Secondo le autorità, l'uomo sarebbe entrato illegalmente in Turchia per l'ultima volta nel gennaio dello scorso anno dal confine orientale.
Ore 9:15 - Già sotto interrogatorio il 28enne, principale sospettato per la strage della notte di Capodanno al Reina, che è stato catturato nella notte dalla polizia turca mentre era con il figlioletto di 4 anni in una abitazione nel quartiere di Esenyurt, nella periferia della parte europea di Istanbul. L'uomo, probabilmente dopo una colluttazione, è stato portato via in manette e subito dopo il suo arresto le stesse autorità hanno diffuso una foto in cui si vede Masharipov con ecchimosi e ferite al volto, oltre che macchie di sangue sulla maglietta.
Insieme con il presunto terrorista sono state arrestate altre 5 persone, tra cui almeno tre donne, che si trovavano nello stesso appartamento e che sono a loro volta sospettate di appartenere all'Isis: tutti stranieri, erano in possesso di passaporti di Kirghizistan, Somalia, Egitto e Senegal. Secondo la Cnn turca sarebbe poi in corso un'ulteriore operazione di polizia alla ricerca di altri complici di quella che è considerata una cellula asiatica jihadista con appoggi a Konya, nell'Anatolia centrale, da parte di un gruppo di uzbeki legati allo Stato Islamico.
8 gennaio 2016
La polizia turca ha identificato il presunto militante dell'Isis che ha compiuto la strage di capodanno nel locale Reina. Lo scrivono diversi media turchi online precisando che si tratta di un cittadino uzbeko di nome Abdulkadir Masharipov. Secondo Hurriyet, il killer era giunto a Istanbul dalla provincia di Konya il 15 dicembre. Il quotidiano aggiunge che una cellula dell'Isis a Konya di uzbeki continua a fornire appoggio a Masharipov, che è in fuga e il cui nome in codice è Abu Muhammed Horasan.
5 gennaio 2016 - IL PUNTO
Secondo quanto riferito dal vicepremier turco Veysi Kaynak, è "molto alta" la probabilità che l'attentatore della notte di Capodanno sia uiguro, ovvero proveniente dal Turkestan cinese, dove la popolazione è turcofona e musulmana. Ma la notizia più interessante delle ultime ore, diffusa dai media turchi, parla anche della possibilità che fossero due i partecipanti all'attacco: il sito web del quotidiano Hurriyet e la Cnn turca hanno infatti pubblicato immagini di telecamere di sorveglianza in cui il terrorista indossa lo stesso paio di pantaloni alla partenza dal quartiere di Zeytinburnu, alle 22:49, e nel momento della fuga dopo la strage, alla 1:23. Un abbigliamento però ben diverso da quello indossato dal terrorista che, sempre nei filmati, si vede far irruzione nell'esclusivo locale alla 1:15. Dettagli che, uniti alla testimonianza rilasciata da una sopravvissuta e da un cameriere del Reina alla stessa Cnn turca, rafforzano l'ipotesi che i terroristi fossero due e non uno solo come sostenuto all'inizio.
4 gennaio 2016 - IL PUNTO - Dalla Turchia arrivano ancora informazioni molto confuse a proposito del killer della notte di Capodanno al Reina, costata la vita a 39 persone.
Nome in codice
Dopo che il ministro degli esteri turco questa mattina ha detto che l'assassino sarebbe stato identificato (finalmente, dopo i tira e molla e le smentite di ieri), oggi pomeriggio è arrivato anche un nome. "In codice" però.
"Abu Muslim Horasani" sarebbe dunque il nome finto del killer. Lo scrive il quotidiano filo-governativo turco Yeni Safak, che rivela poi altri dettagli dei movimenti la notte della strage, in particolare gli spostamenti prima di entrare in azione
Dopo essere partito dalla sua abitazione nel quartiere di Zeytinburnu, l'attentatore avrebbe cambiato complessivamente 8 taxi per cercare di non lasciare tracce dei suoi passaggi. Gli autisti sono stati interrogati dopo aver identificato le targhe dei veicoli. L'ultima immagine di una telecamera di sorveglianza colloca l'attentatore nel quartiere di Zincirlikuyu, importante snodo di passaggio della metropoli sul Bosforo.
Il piano della mente, altro nome in codice
Comunque sia, Il terrorista avrebbe eseguito un piano preparato da un jihadista il cui nome, sempre "in codice" sarebbe "Jusuf Hoca".
Questa "mente" del complotto avrebbe dato all'assassino l'ordine di recarsi a Istanbul per la strage, dopo essere giunto in Turchia lo scorso 20 novembre dal Kirghizistan, insieme alla moglie e due figli.
Secondo il quotidiano Hurriyet l'autore del massacro si sarebbe anche recato in Siria, dove avrebbe raggiunto i jihadisti prima di rientrare in Turchia.
La moglie, anch'essa fermata dalla polizia, ha affermato di non avere alcuna idea delle simpatie jihadiste del marito, raccontando che da Istanbul hanno raggiunto prima Ankara e poi Konya, nel centro dell'Anatolia, dove l'uomo avrebbe cercato lavoro e pagato in anticipo tre mesi per l'affitto di un appartamento, per poi tornare a Istanbul in automobile il 29 dicembre, due giorni prima della strage.
Questa mattina altre 27 persone sono finite in manette a Smirne, città della costa egea; tutti gli arrestati sono accusati di avere legami con l'attentatore del Reina e/o con l'organizzazione di supporto. In base a quanto riporta l'agenzia Dogan, si tratterebbe di alcune famiglie e jihadisti che vivevano a Konya, fuggite poi a Smirne dopo l'attacco di capodanno.
Almeno 14 arresti sono poi stati effettuati a Istanbul nelle 48 ore seguite l'attentato.
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Ore 8:00 - Diventa più complicata e avvolta nell'incertezza la caccia all'attentatore del Reina a Istanbul, autore della strage costata la vita a 39 persone la notte di capodanno.
Ieri c'era stata la presunta scoperta dell'identità di un khirghiso, del quale è stato diffuso anche il nome, poi rivelatasi una pista sbagliata.
Questa mattina il ministro degli esteri di Ankara, Mavlut Cavusoglu, ha dichiarato che le autorità hanno finalmente stabilito l'identità vera del killer.
Nel corso di un'operazione della polizia Smirne, sulla costa occidentale del Paese, la polizia ha arrestato 27 persone di 3 famiglie che pare convivessero con il terrorista nella città di Konya, nel centro della Turchia.
Secondo le ricostruzioni della stampa turca, l'attentatore sarebbe arrivato in Turchia dalla Siria: non è chiaro quando, ma l'uomo era nella provincia anatolica il 22 novembre scorso, e poi si è spostato a Istanbul.
A Konya era arrivato con la moglie e i due figli e ha affittato una casa.
I familiari sono stati fermati. Secondo il quotidiano Hurriyet, la polizia ritiene che a Konya risieda Yusuf Hoca, il capo della cellula dell'Isis in Turchia, che avrebbe ideato l'attentato nel club Reina.
La notte fra lunedi e martedì, la polizia aveva fermato la donna identificata come la moglie, che però giura di non sapere nulla di una possibile affiliazione all'Isis del marito e di aver appreso della strage solo dalla tv.
Resta in manette, come altri 15 sospetti fiancheggiatori, tra cui 2 persone risultate in contatto con l'attentatore nei giorni precedenti l'attacco.
Fermati anche i 2 agenti immobiliari che hanno affittato la casa di Konya, dove il presunto killer ha vissuto per circa un mese.
Nello stesso edificio, mancano all'appello due famiglie straniere, sparite dopo l'attentato al Reina e ora ricercate.
In manette sono finiti pure altri 2 stranieri, bloccati nel pomeriggio all'aeroporto Ataturk di Istanbul mentre cercavano di lasciare la Turchia.
Intanto ci sono informazioni più precise sull'errore della pista che ha portato al coinvolgimento del kirghiso Mashrapov. Ieri in serata lo hanno scagionato gli stessi servizi segreti di turchi.
L'uomo ha spiegato di essere stato scambiato per l'attentatore per via di una somiglianza fisica, dichiarando di essersi recato a Istanbul per affari - come farebbe regolarmente dal 2011 - tra il 28 e il 30 dicembre e poi di nuovo tra il primo gennaio e stamani, mentre si trovava in Kirghizistan la notte della strage.
Intanto la Turchia appare sempre più nel mirino. Nel 2016, ha detto oggi il ministro dell'Interno, sono stati sventati 339 grossi attentati di diversa matrice. Il Parlamento si appresta a votare una nuova proroga di 3 mesi dello stato d'emergenza, dichiarato dopo il fallito golpe del 15 luglio.
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3 gennaio 2016 - Le autorità turche da una dozzina di ore si dicevano vicine all'identificazione dell'attentatore del Reina di Istanbul dove sono morte 39 persone. Arrivati alla conclusione che si trattasse del 28enne Lakhe Mashrapov, con passaporto del Kirghizistan, hanno ricevuto una secca smentita.
A negare ogni coinvolgimento è stato lo stesso Mashrapov, in un'intervista all'agenzia kirghisa Akipress. L'uomo sostiene di essere stato scambiato per l'attentatore per una somiglianza ma di essere stato rilasciato dalla polizia dopo un controllo all'aeroporto di Istanbul. Secondo Akipress, Mashrapov sarebbe stato in Turchia per affari tra il 28 e il 30 dicembre e poi di nuovo tra il primo gennaio e oggi, mentre era in Kirghizistan la notte della strage.
Gli elementi raccolti finora
Le impronte digitali raccolte sul luogo dell'attacco e un identikit realizzato anche con le immagini tratte dalle telecamere di sorveglianza, mostrano l'attentatore con un giubbotto nero e senza barba, diversamente da alcuni falsi fotogrammi circolati domenica.
Gli elementi raccolti, compresi i tratti somatici, avevano subito indirizzato gli inquirenti verno un uomo di circa 25 anni, originario dell'Asia centrale. Per molte ore era circolata l'ipotesi per cui sisarebbe trattato di un membro della minoranza turcofona e musulmana degli uiguri, che popola la regione nordoccidentale cinese dello Xinjiang.
Lunedì 2 gennaio i media turchi hanno diffuso un fermo immagine prima, e alcuni secondi poi, delle varie riprese delle Cctv al Reina, nel quale si vede in modo abbastanza chiaro, il volto del presunto assassino. Dalle immagini non apparte chiaro cosa stesse facendo: non si vede l'arma; non appare concitato e chiede qualcosa a uno sportello, come fosse quello di una biglietteria. Insomma, non si capisce in quali circostanze siano state girate queste immagini.
A tarda sera poi è arrivato anche il video-selfie del presunto attentatore, girato nel centro della capitale turca.
Non si specifica se sia stato girato il giorno della strage alla discoteca Reina. Nel selfie, che dura una quarantina di secondi, si vede l'uomo, con indosso lo stesso giubbotto scuro ripreso dalle telecamere di sicurezza la notte di Capodanno, che cammina per la strada, probabilmente dalle parti di Piazza Taksim, di giorno. L'uomo guarda sempre fisso in camera.
Le immagini del video-selfie rivelano un volto le cui sembianze centro-asiatiche rilevate nell'altro video sono deciamente meno evidenti.
Terrorist suspected of carrying out Istanbul nightclub attack on behalf of Daesh captured on CCTV camerashttps://t.co/6o0Y6WcFod pic.twitter.com/m8VU3CdIvI
DAILY SABAH (@DailySabah) 2 gennaio 2017
Assassino disinvolto
Pare che gli esperti consultati siano abbastanza d'accordo nell'indicare una certa disinvoltura da parte dell'attentatore, che farebbe pensare a un'addestramento professionale nell'uso dell'arma.
Indossa una maglia o giaccca verde scuro, pantaloni scuri e scarponi o stivali neri. Usa un'arma a canna lunga e spara nella parte alta del corpo delle vittime.
Durante l'attacco ha scaricato sei caricatori, sparando 180 proiettili. Secondo i testimoni, ha anche sparato sui feriti a terra, finendoli con colpi alla testa. L'attacco è durato circa sette minuti.
Poi è andato nella cucina del locale, dove è rimasto per 13 minuti, prima di cambiarsi i vestiti, lasciare la giacca che aveva addosso, pulire l'arma e fuggire indisturbato mentre nel locale era invaso dal panico.
È quindi salito su un taxi con il quale è arrivato nel vicino quartiere di Kuruçeşme, non prima, sempre secondo la ricostruzione di Daily Sabah, di aver avvertito il taxista che non lo avrebbe pagato perché "senza denaro". Nella giacca lasciata al Reina, la polizia ha comunque trovato 500 lire turche (circa 134 euro). Non è ancora chiaro se durante l'azione indossasse due giacche, una sopra l'altra.
Sempre lunedì comunque la polizia a Istanbul ha arrestato almeno otto persone in relazione all'attentato del Reina.
[Articolo in aggiornamento: è stato pubblicato per la prima volta lunedì 2 gennaio 2016]