Chi è Luca Traini, il fascista della caccia al nero
Il ventottenne ha ferito sei persone sparando dalla sua auto. Candidato con la Lega alle comunali ora è in isolamento
7 febbraio - "Sono vicino a Pamela e sua madre". Durante la convalida dell'arresto in carcere ad Ancona per l'accusa di strage aggravata dall'odio razziale, Luca Traini, autore della "caccia al nero" a colpi di pistola per le strade di Macerata, è rimasto in silenzio davanti al gip di Macerata Domenico Potetti.
Poi, sempre assistito dal legale Giancarlo Giulianelli, per oltre un'ora e mezza si è fatto interrogare dal pm Stefania Ciccioli: ha espresso un pensiero alla famiglia di di Pamela Mastropietro, la 18enne romana trovata a pezzi dentro due trolley nelle campagne maceratesi. E' la molla che lo ha fatto "sbroccare", ha ripetuto al pm, a indurlo a vendicarsi di africani come il suo presunto aguzzino Innocent Oseghale, il nigeriano arrestato per occultamento e vilipendio di cadavere.
Da ieri il 28enne di Tolentino non è più nella sezione per detenuti in isolamento del carcere di Montacuto dove si è tenuta l'udienza di convalida e dove si trova anche Oseghale. Una misura forse di carattere precauzionale.
"Io sto bene, qui sono a casa mia", ha ribadito Traini al suo difensore. Il gip ha convalidato l'arresto e confermato la custodia in carcere per strage aggravata ma non per il tentato omicidio plurimo, contestato ma ritenuto assorbito nell'altro addebito.
L'interrogatorio, che avrà valore nel futuro dibattimento, ha spiegato il difensore, è servito anche a "chiarire alcuni particolari" sulla sparatoria in cui sono rimaste ferite almeno sei persone, come il fatto che "Luca non voleva ferire Jennifer" la nigeriana colpita vicino alla stazione. "Traini non sapeva di aver colpito la ragazza, gli dispiace di averla ferita, non voleva farlo".
Per il resto, "nessun pentimento, non ha chiesto scusa" per ciò che ha fatto. Solo "un pensiero di vicinanza a Pamela e a sua madre". Traini ha ricordato "di aver portato un cero dove è stato trovato il corpo".
La difesa punta sull'infermità mentale: chiedeà una perizia psichiatrica. Due vicende ormai legate a doppio filo: il dramma di Pamela, morta per overdose o uccisa dopo che si era allontanata dalla comunita' di recupero Pars di Corridonia e poi fatta a pezzi, e la sparatoria, ha detto Traini, messa in atto "per vendicarla". Tanto che in un primo momento il 28enne avrebbe pensato di uccidere Oseghale, aveva riferito il Procuratore di Macerata Giovanni Giorgio.
L'avvocato Giulianelli però ha continuato a negare questa circostanza, osservando che vi sarabbe stata una "interpretazione errata" delle frasi dette dal suo assistito.
6 febbraio - La Repubblica dedica un articolo ai rapporti di Traini con la Lega, tra i cui coordinatori marchigiani era ben conosciuto e considerato un uomo di fiducia, al punto da ingaggiarlo per il servizio d'ordine di almeno un comizio di Matteo Salvini, al quale fece anche da guardaspalle.
Ancora non è chiaro quale fosse l'evento, ma con tutta probabilità si tratterebbe di quello dello scorso giugno a Corridonia, quando il leader leghista andò a sostenere il candidato sindaco in vista delle elezioni amministrative.
A riprova di tutto ciò - presegue il quotidiano - circolano in Rere due video, in uno Traini si trova a fianco al tavolo in cui è seduto Salvini che parla rivolto al pubblico, nell'altro che risale al 2015 ed è stato girato ad Addadia di Fiastra durante la campagna elettorale per la candidata sindaca del paese si vede la stretta di mano tra il 28enne e il segretario della Lega.
In attesa dell'interrogatorio
Intanto, è atteso per oggi l'interrogatorio di garanzia Luca Traini, il 28enne di Tolentino che sabato 3 febbraio ha preso la sua macchina e per due ore ha girato per la città sparando in strada a "caccia del nero" (oltre che sulla sede del PD) causando sei feriti.
E' accusato di strage aggravata da razzismo. Il giovane è in isolamento lontano anche dal presunto assassino di Pamela Mastropietro, il nigeriano che l'avrebbe uccisa e fatta a pezzi per lasciar sfogare tutta la sua violenza razzista.
Secondo il suo legale è incapace di intendere e di volere.
Era candidato alle elezioni comunali del 2017 con la Lega a Corridonia, nel maceratese. Vive (per quanto sembri isolato e senza amicizie), frequenta luoghi, pare sia maniaco della palestra. Può colpire sempre. E ovunque.
Il suo amico di infanzia Francesco Clerico ha dichiarato all'ANSA che Traini "è stato abbandonato dal padre quando era molto piccolo e la madre l'ha mandato via in anni recenti". Titolare delle palestre frequentate negli ultimi dieci anni dal ragazzo, lo ha allontanato dall'ultima, a Tolentino, "a ottobre - ricorda - perché faceva il saluto romano e battute razziste".
E aveva da tempo la pistola - regolarmente denunciata - che ha usato per ferire sei migranti di colore, accecato dall'odio razziale.
L'ossessione dei neri
Un'idea che sembrava ossessionarlo. Nelle foto su Facebook Traini appare rasato a zero, e ha tatuato il simbolo di Terza Posizione, neofascisti anni '70-'80. Un video delle comunali a Corridonia a giugno 2017 è a pochi metri dal leader della Lega Matteo Salvini. "In passato era stato vicino a Forza Nuova e CasaPound", dice Clerico, "gli hanno inculcato idee violente".
Nel programma politico del candidato sindaco della Lega con il quale si era presentato c'era "il controllo degli extracomunitari".
Pochi lavoretti e sempre per breve tempo: buttafuori, vigilante, manovale soprattutto. Era stato anche da uno psichiatra. Diagnosi: tipo border line.
Una solitudine frustrata che lo ha portato a sfiorare la strage, per poi consegnarsi in maniera teatrale, tra tricolori, saluti romani e monumento ai caduti alla polizia.