Chi è  Yehia Sinwar, il nuovo leader di Hamas
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Chi è Yehia Sinwar, il nuovo leader di Hamas

Carismatico, modesto, lontano dai riflettori: è considerato uno dei leader dell'ala intransigente e militare dell'organizzazione palestinese

55 anni, ventidue dei quali passati nelle carceri israeliane, Yehia Sinwar  è il nuovo leader di Hamas, il movimento fondamentalista che governa la Striscia di Gaza dal 2005.

Sostituisce  Ismail Haniyeh, storico leader politico dell'organizzazione, considerato più moderato e dialogante. Ex capo dell’apparato di sicurezza (Munazzamat al Jihad w’al-Dawa) del gruppo dedito al controllo e all’uccisione dei palestinesi accusati di collaborazionismo fino al 1989, cioé fino all'anno in cui fu arrestato, Sinwar viene considerato dai funzionari della sicurezza israeliana come una delle persone più intransigenti che abbiano mai guidato l'ala militare del movimento, le cossiddette Brigate Al Qassam, di cui il fratello Mohammed è uno dei comandanti più influenti.

Oggi è chiamato a svolgere un ruolo di collegamento tra l'ala politica e quella militare dell'organizzazione fondamentalista per evitare spaccature insanabili.

Carismatico, modesto, con un grande seguito tra i miliziani nelle carceri, Sinwar sarebbe stato secondo The Guardian, dalla prigione dove era rinchiuso a Tel Aviv, uno degli ispiratori del sequestro del soldato israeliano Gilad Shalit, catturato a un posto di blocco nel 2006, e rilasciato  il 18 ottobre 2011 al termine di una complessa trattativa che portò in cambio del rilascio del soldato alla liberazione di 1.027 palestinesi incarcerati, tra cui lo stesso Sinwar.

Sinwar eredita la leadership di un movimento profondamente diviso tra un'ala più moderata, sostenuta dall’ex primo ministro di Gaza Ismail Haniyeh e Khaled Meshaal, finanziata dal Qatar e non ostile all'Egitto di Al Sisi e un'ala filoiraniana, sostenuta da Teheran e da Damasco, e contraria a qualsiasi tregua - ancorché tattica - con Israele.

Benché Sinwar sia stato eletto con il compito di proseguire sulla strada del dialogo con Al Fatah, la sua elezione è soprattutto un messaggio per Israele. Rimane però la difficoltà di tenere unito un movimento che appare sempre più spaccato al proprio interno a causa della lotta fratricida sciiti e sunniti nel mondo arabo, delle divergenze strategiche e della spaccatura tra l'ala politica che vive in esilio e la corrente dei gaziani che si è riconosciuta, a partire dalle carceri, nella candidatura di Sinwar.

È difficile attualmente che Hamas - un movimento che al di là dell'unità di facciata è assai più disunito di quanto comunemente si creda - possa riprendere nell'immediato la lotta armata in grande stile contro il nemico sionista. Ma quella è la prospettiva di media durata.

Come stile, Sinwar è l'opposto dello storico leader in esilio Meshal: l'uno è modesto, quasi ascetico e non ama i riflettori, l'altro è più edonista e sfarzoso e ha buoni rapporti con la stampa internazionale. Così lo ha descritto Yaron Blum, ex senior official dello Shin Bet, il servizio segreto interno di Israele: “È carismatico, non è corrotto, ha uno stile sobrio e modesto. Farà di tutto per massimizzare la restituzione dei corpi di Oron Shaul e Hadar Goldin, due soldati che sono stati uccisi in battaglia nel 2014, e il rilascio dell'ostaggio Avraham Abera Mengistu e dei beduini che Hamas sta tenendo in prigionia. Farà di tutto per rilanciare gli attacchi”.


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Redazione Panorama