Chi era Piersanti Mattarella, il fratello del Presidente attaccato dagli hater
#IoStoConMattarella è l'hashtag con cui la community social ha preso le distanze da chi, ieri, ha disonorato la memoria del politico ucciso dalla mafia
"Devi fare la stessa fine di tuo fratello" o "Quel giorno la mafia ha ucciso il Mattarella sbagliato" sono alcuni degli ignobili tweet postati via social network nella giornata di ieri e indirizzati al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso di una delle giornate più difficili della storia repubblicana quando, dopo aver bocciato il nome di Paolo Savona tra i possibili Ministri, Mattarella ha affidato l'incarico di formare il Governo a Carlo Cottarelli.
Una giornata difficile in un momento politico delicatissimo per affrontare il quale sarebbe opportuno rispettare il silenzio e mettersi a studiare le basi della Costituzione repubblicana.
Gli hater della Repubblica
E invece i social network, ridotti alla peggiore curva ultrà del tifo ignorante, hanno dato spazio agli hater della Repubblica che a colpi di tweet e post fuori luogo hanno dato il senso di quanto ignoranza, mancanza di coscienza politica e di conoscenza della Costituzione possano profondamente danneggiare il livello del dibattito nel nostro Paese.
E mentre la Polizia Postale ha avviato un'indagine per punire i responsabili dei post e dei tweet più violenti nei confronti del Capo dello Stato è bene fermarsi e capire perché insultare il fratello del Presidente e la sua memoria è tanto vile e fuori luogo.
Chi era Piersanti Mattarella
Piersanti Mattarella, classe 1935, era stato eletto a capo della Regione Sicilia nel 1978. Dopo aver avviato una serie di riforme che cercavano di riportare l'isola alla legalità è stato ammazzato con 8 colpi di pistola mentre era a bordo della sua auto insieme alla moglie.
Era il giorno dell'Epifania del 1980 e Piersanti aveva 45 anni.
La sua "colpa" era stata quella di voler togliere un po' di polvere dai rapporti tra la politica e la mafia facendo chiarezza e trasparenza soprattutto sul funzionamento degli appalti per le costruzioni e sulle regole per le licenze commerciali.
In un primo tempo Piesanti Mattarella - allievo di Aldo Moro e vicino ideologicamente a quel tentativo utopico ipotizzato da Moro di allenza politica tra la cattolica democrazia cristiana e il partito comunista - era sembrato vittima più del terrorismo neofascista che di un agguato di mafia, ma le successive dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta e le indagini del giudice Falcone tempo dopo hanno accertato che a ordinare l'esecuzione era stato il capo dei capi Totò Riina mentre la vecchia mafia dei Bontade e Badalamenti non avrebbe voluto aprire quella che di fatto fu l’inizio della lunga stagione stragista dei Corleonesi. Nel 1995 sono stati condannati come mandanti lo stesso Riina assieme a Michele Greco, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò e Nenè Geraci.
La stagione stragistica della mafia
Erano gli anni '80, quelli dei cadaveri eccellenti, dei morti illustri sventolati dalla cupola con orgoglio, quelli che hanno portato agli assassini del capo della Mobile Boris Giuliano, del giudice istruttore Cesare Terranova, del segretario provinciale della Dc Palermitana Michele Reina per arrivare fino al segretario del Pci siciliano Pio La Torre e poi al prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Quel 6 gennaio 1980 in Via Libertà a sorreggere gli ultimi respiri di vita di Piersanti c'era anche Sergio, di 7 anni più giovane di lui, che in quel preciso istante ha raccolto l'eredità politica e ideologica del fratello.
Lasciata alla spalle la tranquilla vita di docente di diritto, Sergio Mattarella ha giurato sul sangue del fratello di non scendere mai a compromessi con la legalità e ha scalato anno dopo anno tutti i gradini delle istituzioni repubblicane per arrivare al colle più alto.
#IoStoConMattarella
Per questo, come in tanti sottolineano oggi via social network, se anche politicamente non si fosse d'accordo con l'operato del Quirinale macchiare il nome di Piersanti Mattarella è un delitto nei confronti della propria intelligenza e della memoria storica dell'Italia.
Da Instagram e Twitter l'hashtag #IoStoConMattarella invita a riflettere sulle pericolose derive fascisce che un simile attacco al garante della costituzione potrebbero comportare.
E così da oggi fino al 2 giugno (festa della nostra scalcagnata Repubblica) in tutta Italia sono state organizzate manifestazioni di solidarietà al Presidente e sit-in di lettura della Costituzione per imparare che quando si vuole prendere una posizione politica su qualunque cosa è fondamentale prima conoscere le basi storiche, legislative e culturali e poi (forse) parlare.