Gli influencer alla fine sono solo macchine da soldi, non modelli da seguire
La multa da un milione di euro dell'Antitrust a Chiara Ferragni per la vicenda del famoso Pandoro per beneficenza (che non era tale) dovrebbe aprirci gli occhi, una volta per tutte
Che quello degli influencers sia un mondo spietato, ricco di denari e povero di buoni sentimenti, lo dimostra una volta per tutte la maximulta cui è stata condannata Chiara Ferragni. Che si è fatta bella stavolta non con il make up ma con la finta beneficenza. Un milione di euro di sanzione – annuncia l’Antitrust – per aver fatto credere che acquistando il pandoro griffato Ferragni, i clienti avrebbero contribuito a una donazione benefica all’ospedale Regina Margherita di Torino. In pratica, gli ignari acquirenti avrebbero accettato di pagare il pandoro Balocco al prezzo speciale di 9 euro anziché 3, pensando in buona fede di fare del bene al prossimo. In realtà facevano del bene solo alle società riconducibili alla Ferragni, visto che all’ospedale in questione i soldi dell’incasso non sono mai arrivati. L’unica donazione era partita dalla stessa Balocco, a cifra fissa, molti mesi prima del lancio dell’iniziativa. Trattasi dunque di una colossale furbata commerciale, ammantata di bontà, con l’obiettivo di far passare un ricco Natale ai Ferragnez.
Il caso grida vendetta, tanto più che la ventilata campagna benefica doveva servire per acquistare un nuovo macchinario per le cure terapeutiche di bambini colpiti da gravi malattie. E francamente, considerando che la multa inflitta equivale ai guadagni rastrellati scorrettamente dalla fidanzata di Fedez, forse ci saremmo aspettati un po’ di severità in più.
Tuttavia, la contravvenzione è sacrosanta poiché mette finalmente un paletto allo strapotere mediatico di certi influencer. L’auspicio è che, dopo un raggiro simile, qualcuno impari la lezione. Basterà questa storiaccia a mettere fine alla superiorità morale dei Ferragnez? E’ sufficiente, questa presa in giro dei bambini e dei benefattori sotto Natale, per liberarsi dai complessi di inferiorità nei confronti di certi opinion makers della Rete? La smetteremo di prendere a modello certi personaggi, elevandoli a rappresentati delle nuove generazioni, come fossero un esempio da seguire? La pianterà certa classe politica, di accodarsi ai like e ai post, raccogliendo le provocazioni dei vari Fedez e famigli?
Questa storia deprecabile potrebbe perlomeno insegnarci qualcosa: e cioè che gli influencer di successo, nonostante tutto, restano semplicemente delle macchine da soldi. Chi crede siano qualcosa di più nobile, si ostina a non conoscere la differenza fra Tiktok e la realtà.