Gli errori nostri e delle aziende con Chiara Ferragni, da non ripetere
Prima il panettone, oggi le uova di Pasqua con la stessa dinamica: poco in beneficenza, tanto nelle tasche della influencer. Tocca a noi ed alle società ora cambiare le cose
Da giorni ormai non si parla d'altro: Chiara Ferragni occupa stabilmente le prime pagine dei giornali e imperversa sui social. Ma per una volta tanto vociare, tanta pubblicità (la vera benzina del motore della vita sua, della sua azienda e della sua famiglia) si stanno trasformando in un'onda di negatività che rischia di scalfire (rovinare è impossibile vista l'enorme ricchezza accumulata in questi anni d'oro) l'impero finanziario della madre di tutte le influencer.
Oggi sono in tanti ad analizzare il suo messaggio, le sue azioni ed i comportamenti dimenticandosi però di quella che è la parte nostra di responsabilità che si nasconde dietro a quello che oggi viene raccontato come se fosse il peggio del peggio.
Perché è vero che chiedere un milione, come sembra, per mettere la propria faccia per delle uova di cioccolato è una cosa che non ha senso, ma ha ancora meno senso forse, accettare questa richiesta e versare quei soldi; lo stesso dicasi per i 500 mila del primo anno e 700 mila del secondo anno che la Balocco avrebbe sborsato per i famosi pandori, salvo poi nelle chat interne ammettere che dal punto di vista finanziario l'operazione era un fiasco, annunciato («al massimo ci paghiamo il suo cachet...» scrivevano alcuni dirigenti dell'azienda dolciaria).
Forse è la volta buona di mettere fine a tutto questo, o meglio. Oggi sarebbe facile ma sbagliato criticare Chiara Ferragni e tutte le e gli influencer del mondo ma di sicuro quanto sta accadendo dovrebbe aprire gli occhi sulle reali complicazioni economiche: spesa e guadagno. Quanto davvero è logico oggi spendere per avere questo o quel testimonial? Siamo certi che la riflessione ormai è entrata nella testa di molti amministratori delegati e responsabili marketing e comunicazione e che da domani le cose cambieranno. Perché, come raccontato pochi giorni fa da Cristina Colli con tutte le cifre del caso, ormai si era a livelli del tutto senza senso per quanto riguarda richieste e guadagni di queste nuove icone di vita.
Ecco, icona: Chiara Ferragni è un'icona perché noi l'abbiamo fatta diventare tale. L'avessimo non dico ignorata ma almeno valutata con un filo di sano realismo e distacco, non si sarebbe arrivati agli eccessi non di questi giorni ma di questi ultimi anni. Siamo noi che l'abbiamo portata sul palco di Sanremo, per una delle comparsate più folli e deboli che la storia dell'Ariston ricordi (la lite con Fedez che le ruba la scena, il monologo debole e fiacco... per non parlare del "sentiti Libera" con cui ha subito trasformato la famosa scalinata del Festival nella sua personale cassa di risonanza e pubblicità).
Ma su quel palco ce l'abbiamo messa noi, con la nostra voglia di essere come lei, soprattutto da parte di ragazze e ragazzi, attratte da questa finta dita fatta di scatti in posti esotici (soprattutto fuori stagione), di abiti, scarpe borse e case di lusso. E di soldi, tantissimi soldi.
Dovremmo avere il coraggio di dire ai nostri ragazzi che Chiara Ferragni è stata una grande impenditrice, prima a capire le potenzialità del web, dei social e delle nostre debolezze. Ma le cose effimere, che non hanno alcuna base solida., possono crollare in un momento, solo per un errore fatto con un pandoro o un uovo di cioccolato.