Occhio a fidarsi dei (sedicenti) chirurghi estetici
News

Occhio a fidarsi dei (sedicenti) chirurghi estetici

Si sono fidate. È stato questo il tragico errore delle ultime vittime degli interventi «di bellezza» praticati da sedicenti medici. E sono solo gli episodi più eclatanti di una tendenza in crescita

Basta cliccare «aggiungi al carrello» per acquistare online, a 450 euro, una fiala contenente tossina botulinica. Un medicinale che richiede la prescrizione medica, ma che è facile da reperire illegalmente. Per i trattamenti di chirurgia plastica, invece, c’è il chirurgo trasformato in influencer che si propone ai potenziali clienti con un video convincente sui social o con una storia di Instagram. A volte quelle in cui lavorano sembrano cliniche lussuose. In altri casi sono semplicemente centri estetici truccati da studio medico. In posti come questi, però, spesso, la vanità vorrebbe intrecciarsi con la scienza. Ma dietro le parole rassicuranti del marketing ben confezionato si nascondono pericoli per la salute ed emergono storie di sogni infranti. E c’è chi paga con il prezzo più alto: la vita. Il caso di Margaret Spada, siciliana, 22 anni, un mese fa con una interrogazione è arrivato in Parlamento. Il 4 novembre scorso la ragazza si è sottoposta a un intervento di rinoplastica in uno studio medico a Roma. Subito dopo la somministrazione dell’anestesia locale ha cominciato a manifestare tremori, nausea e vertigini. E dopo tre giorni di coma è deceduta. Le indagini hanno svelato che lo studio al quale si era rivolta operava senza autorizzazioni e, a quanto pare, non ci sarebbe traccia del consenso informato firmato dalla paziente. E non è l’unico caso.

Alessia Neboso, un’estetista di 21 anni, sognava un seno più prosperoso. A fine 2023 si sottopone a un intervento di mastoplastica additiva in una clinica di Napoli. L’operazione sembra essere riuscita e Alessia torna a casa il giorno stesso. Nei giorni successivi, però, comincia a manifestare sintomi preoccupanti. Il 21 settembre, a causa di un peggioramento delle sue condizioni, finisce in ospedale e, pochi giorni dopo, muore. Stando alle indagini la sala operatoria e gli strumenti utilizzati non erano adeguatamente sterilizzati e non sarebbero stati eseguiti controlli post-operatori appropriati. Qualche mese fa i chirurghi sono finiti sul registro degli indagati per concorso in omicidio colposo, esercizio abusivo della professione medica e falso ideologico.Helen Comin, madre di quattro figli e già nonna, a 50 anni decide di sottoporsi a un intervento di sostituzione delle protesi mammarie impiantate dieci anni prima. Il 5 settembre scorso entra in una clinica di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, e un’ora dopo l’intervento una crisi cardiaca se la porta via. Nell’inchiesta si ipotizza un effetto collaterale a un farmaco, il Sufentanil, del quale, però, non sembra esserci menzione nella cartella clinica.

L’elenco è lungo. E non riguarda solo il dramma chi ha perso la vita sotto i ferri. L’ultima indagine a tappeto l’hanno chiusa i carabinieri del Nas nel 2022: su 793 strutture controllate, tra centri estetici e studi medici estetici, 110 sono risultate non conformi. Gli illeciti penali rilevati sono stati 41: dall’esercizio abusivo della professione sanitaria all’attivazione abusiva di ambulatori di medicina estetica, fino a irregolarità nella gestione e nella detenzione dei farmaci o, addirittura, nella ricettazione di medicinali a uso ospedaliero. Il contrasto è poi proseguito sul web. E ha portato all’oscuramento di otto siti che promuovevano, per finalità estetiche o per trattamenti anti età, medicinali a base di tossina botulinica (vendibile solo in farmacia e sotto prescrizione medica) e dispositivi medici iniettabili per via sottocutanea (i filler) a base di acido ialuronico, ovvero prodotti risultati sospesi dal ministero della Salute. Nel suk dell’estetica prêt-à-porter abbondano gli improvvisati. A Trani lo scorso settembre è stato chiuso un laboratorio che eseguiva trattamenti senza aver ancora ottenuto le autorizzazioni dalle autorità. Nello studio, hanno annotato i carabinieri del Nas, erano presenti «attrezzature all’avanguardia destinate a interventi chirurgici di particolare complessità». Per diverso tempo il titolare, un chirurgo plastico trentenne, avrebbe eseguito interventi «a bassa invasività» spiegano i carabinieri, «ma senza autorizzazione». A Cagliari il laboratorio era completamente abusivo, ma ben pubblicizzato sui social. Una fitta agenda per gli appuntamenti era poggiata su un tavolino dell’ingresso, c’era un bagno dedicato e, al centro della sala, hanno ricostruito gli investigatori, un lettino professionale con lampada e carrellino era fornito di farmaci e presidi medici. Quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione la proprietaria ha tentato di disfarsi dei farmaci, importati illegalmente dalla Corea del Sud e sprovvisti delle certificazioni delle autorità sanitarie italiane, lanciandoli dalla finestra. Ed è scattata la denuncia: esercizio abusivo della professione medica, attivazione abusiva di un ambulatorio per trattamenti di medicina estetica e importazione abusiva di medicinali da Paesi terzi. Una situazione simile è stata scoperta a Catania, dove una ragazza aveva realizzato un ambulatorio di medicina estetica nella sua abitazione. Somministrava il botulino dopo aver fatto accomodare il paziente nel salotto. Qui iniettava filler nelle labbra. Su Facebook aveva pubblicato un video che la riprendeva mentre inoculava acido ialuronico a una cliente, sottolineando gli ottimi risultati dell’intervento e pubblicizzando la sua attività anche offrendo scontistiche. A Bologna un chirurgo indomito, già sospeso dall’esercizio della professione per un anno e indagato per aver procurato lesioni in ambito sanitario, era di nuovo a lavoro in ambulatorio. In un caso, ricostruiscono gli investigatori, sarebbe stato iniettato nel volto di un paziente olio di silicone, sostanza proibita ormai da 30 anni.

Infine c’è chi ricorre ai trattamenti per perdere peso. Anche questi particolarmente pubblicizzati sui social. A Genova, nell’elegante quartiere di Carignano, è finita male. Uno studio fisioterapico che propagandava l’uso della crioterapia, che aiuta a sciogliere il grasso corporeo, si è scoperto che non aveva le autorizzazioni e neppure il personale medico per questo tipo di trattamento. I clienti sarebbero stati sottoposti a cicli di terapia fuori controllo ed eseguiti da personale risultato contrattualizzato da impiegato. Stefania De Fazio, presidente della Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva, rigenerativa ed estetica, si batte da tempo: «Bisogna rivolgersi solo a specialisti, verificare che la struttura dove si effettuerà l’operazione sia igienicamente adeguata e occhio alla visita e al comportamento del medico. Deve insospettire chi ha fretta di operare e chi propone visite online».

I più letti