Clinton vs Trump: sessismo e colpi bassi nel secondo dibattito
Nel confronto di Saint Louis il tycoon chiama in causa le attitudini di Bill Clinton con le donne. Meglio anche questa volta la candidata democratica
Il dibattito della disperazione per Trump. Che non non ha nessuna intenzione di abbandonare la contesa, e resta in gara, nonostante tutto.
Ieri sera a St. Louis (auditorium della Washington University, ore 9pm, alle 3 in Italia) il secondo confronto fra Hillary Clinton e Donald Trump, è arrivato al culmine di uno dei più pazzeschi fine-settimana della storia politica americana dopo le rivelazioni shock che hanno travolto il candidato repubblicano.
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Consapevole di non poter più spostare il voto dei presunti indecisi, fondamentali per lui per afferrare una chance di vittoria l'8 novembre, Trump ha scelto la via dei colpi bassi. Il dibattito di 90 minuti è restato però privo di colpi di scena memorabili e ha offerto meno scintille di quello che ci si poteva attendere. Anzi al termine Hillary Clinton ha anche dichiarato di "ammirare i figli di Trump, capaci e devoti" mentre lui l'ha definita una "combattente".
Lei supera però agevolmente la prova, dribblando le trappole del rivale contro le infedeltà del marito, ma non assesta il possibile colpo del ko, forse per evitare un terreno minato anche per lei. Secondo il primo sondaggio a caldo della Cnn, Hillary ha vinto nettamente: 57% a 34%. Ma Trump ha superato le aspettative.
QUI I MOMENTI PRINCIPALI DEL DIBATTITO DI SAINT LOUIS:
I colpi bassi
Da un Trump disperato ci si poteva aspettare di tutto. Per questo Clinton e i suoi erano già in allarme: potevano arrivare di tutto.
Lo scontro è stato aspro. Scintille su sessismo e mail, con il tycoon che ha prima tentato di scusarsi ancora per quanto detto nel video scandalo del 2005 e poi ha portato in sala le accusatrici degli scandali sessuali di Bill Clinton attaccando infine la candidata democratica sull'emailgate: se fossi io a decidere, te saresti in galera, le ha detto.
Non c'è mai stata un'ingerenza russa sul voto per il presidente degli Stati Uniti, ha sottolineato Hillary, rispondendo alle accuse.
Sul video dello scandalo Hillary ha invece detto: "Si è scusato dicendo che non lo rappresenta, ma è evidente che non sia così".
La registrazione diffusa dal Washington Post con le incredibili e orrende dichiarazioni sessiste di Trump nel 2005, che ne hanno mostrato in modo incontrovertibile il disprezzo per le donne e la concezione volgare, violenta e arrogante delle relazioni personali, hanno precipitato il candidato repubblicano in un abisso.
Dal quale neppure moltissimi leader del "suo" partito sembrano disposti a salvarlo. Ed è proprio da lì che Trump ha preso il via.
Le donne: di Trump e di Bill Clinton
Un Trump dal tono umile si difende subito per spazzar via il fango di quel video: "Non ne sono orgoglioso, me ne scuso con la mia famiglia e con il popolo americano, ma erano chiacchiere da spogliatoio", ribadisce, giurando inoltre di non aver mai agito così aggressivamente con le donne.
A differenza di Bill: "non c'è mai stato nessuno nella storia della politica che abbia abusato così delle donne come Bill Clinton", incalza dopo avergli fatto sedere vicino 4 donne: tre ex accusatrici (Paula Jones, Wathleen Willey e Juanita Broaddrick) e una (Kathy Shelton) che rimprovera a Hillary di aver difeso, quando era avvocato, il suo stupratore. Sono gli spettri del passato dei Clinton che il magnate vuole contrapporre ai suoi in modo da partire ad armi pari.
Hillary non abbocca e cita Michelle Obama: "quando gli altri volano basso, noi voliamo alto". Ma non rinuncia a commentare il video dello scandalo, pur senza affondare il colpo, forse sperando nell'autocombustione di Trump: "il video dimostra esattamente chi è", "cosa pensa delle donne, cosa fa alle donne".
L'emailgate
Ma dopo i primi 20 minuti si gira la pagina degli scandali sessuali e si passa all'Emailgate. Hillary ribadisce la linea ("Ho sbagliato, mi sono scusata, non lo rifarei"), Trump affonda: "stai mentendo di nuovo", "dovresti vergognarti". Quindi la minaccia, la più pesante del dibattito, quella di mettere in prigione la sua oppositrice: "se fossi Presidente nominerei un procuratore speciale per indagare l'uso del server privato" (quando era segretario di stato, ndr) e "tu saresti in galera".
Hillary più abile di Donald
Hillary replica attaccandolo sulle tasse federali non pagate ma lui è abile nel ribaltare le accuse: "certo che l'ho fatto. E così fanno gran parte dei tuoi donatori". Il tycoon cerca di demonizzare la sua rivale: "sei un diavolo", "hai il cuore pieno di odio". Ma Hillary sembra più empatica col pubblico, mentre lui si aggira nervoso sul palco come se stesse aspettando un bus.
Poi, quando arrivano ai temi più politici, viene fuori la maggiore competenza della Clinton, soprattutto in politica estera. I due restano agli antipodi anche sui musulmani, sebbene il tycoon edulcori il bando promesso in "controlli estremi", mentre l'ex segretario di Stato ammonisce che la retorica di Trump è miope e pericolosa, "un regalo per l'Isis".
Idem sulla Russia: Trump è per una collaborazione con Putin, Clinton denuncia una interferenza nel voto senza precedenti.
Terzo ed ultimo round il 19 ottobre.
Per Trump sondaggi al minimo
La situazione alla vigilia dello scandalo sessista era già abbastanza compromessa per Trump, come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, seguendo l'andamento ponderato dei vari sondaggi, soprattutto in seguito alla sconfitta nel primo dibattito.
Adesso appare disperata. Trump partiva già - secondo la ponderazione dei vari sondaggi - da un 40% di consenso elettorale. Bassissimo, ci ricorda Nate Silver, su FiveThirtyEight. Dal 2000 in poi, nessun candidato alla presidenza ha ricevuto meno del 46%.
Per la verità, nemmeno Clinton è messa, in termini di consenso assoluto, benissimo, con il suo 45%.
Ma il suo rivale è così debole che, con questi sondaggi ponderati, le probabilità di Clinton di vincere la presidenza oscillano fra l'82% e il 93%. E ancora l'effetto di quel video del Washington Post non è registrato dai sondaggi.
Clinton is ahead of Trump in crucial swing states Florida and Pennsylvania going into tonight's debatehttps://t.co/WtlBkMcaOp
CNN (@CNN) 9 ottobre 2016
Quindi, allenato dai suoi consiglieri più aggressivi e spregiudicati, l'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani e il governatore del New Jersey, Chris Christie, Trump si è preparato al dibattito puntando sugli scandali sessuali, veri e presunti dei Clinton, in particolare di Bill.
Scelta che, per quanto emotivamente forte, non farà che galvanizzare lo zoccolo dei fan ultra-convinti di Trump e non alienerà gli elettori della destra estrema, che, per quanto siano in molti casi assai religiosi, detestano talmente tutto ciò che sa di democratico che ignoreranno anche questo passaggio assurdo della vicenda di Trump.
Ma difficilmente Trump convincerà quote consistenti di incerti, che anche quando sono conservatori e non amano Clinton, credono sia insensato affidare gli Stati Uniti a una persona come il tycoon newyorkese. E probabilmente il dibattito di domenica non ha migliorato la situazione per Trump.