Matteo Salvini
ANSA/ANGELO CARCONI
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Come sta lavorando Salvini per costruire la sua destra. Senza il centro

Il leader della Lega sta sottoponendo gli alleati - o ex - a uno stillicidio di provocazioni e rassicurazioni. Obiettivo: essere il solo punto di riferimento

Forse l'unico che sa quali siano le reali intenzioni di Matteo Salvini è Giovanni Toti, cioè il più leghista tra i forzisti, ma anche, per la proprietà transitiva che caratterizza questa fase politica, il più forzista tra i leghisti. "Matteo" spiega "divorzierà dai grillini quando avrà finito di giocare con Forza Italia, cioè quando l'avrà ridotta ai minimi termini".

Probabilmente l'intuizione del governatore della Liguria è tutt'altro che infondata: dalle elezioni del 4 marzo, infatti, il leader del Carroccio sta sottoponendo gli alleati, o ex (a seconda dei giorni), a uno stillicidio di provocazioni e rassicurazioni. Un po' su tutto: dal programma di governo, che per molti aspetti somiglia a una restaurazione giustizialista, alle nomine. L'obiettivo è uno solo: dimostrare che il nuovo leader è lui.

Come Salvini vuole logorare Forza Italia

Per cui se il centrodestra vuole ancora esistere, deve essere a trazione leghista, pardon salviniana. E, comunque, secondo lo schema Salvini, nell'alleanza, se resterà in piedi, Silvio Berlusconi avrà sempre più un ruolo marginale e con lui pure Forza Italia. Insomma, un logoramento continuo.

"Salvini" è l'analisi preoccupata del vicepresidente dei deputati azzurri, Roberto Occhiuto "ci vuole irrilevanti. E l'irrilevanza in politica ti uccide. Perché debbo trattare con il Cav - è il pensiero del leader leghista - quando posso risolvere tutto portandogli via il 5 per cento dell'elettorato? Le sue mosse sono pervase da questa filosofia. Per cui alle regionali andrà con alleanze a macchie di leopardo: con il centrodestra, o con i grillini. E per quanto noi non ci si voglia far mettere i piedi in testa, come con la presidenza Rai, lui cercherà di dare comunque le carte".

La cartina di tornasole di questa strategia è proprio l'atteggiamento messo in campo da Salvini sulle nomine Rai. Lo scontro nasce tutto da una telefonata che ad Arcore erano sicuri di ricevere, ma che non è mai arrivata: il leader leghista, infatti, ha annunciato al Cav la candidatura di Foa, solo a cose fatte e per interposta persona. Una violazione del galateo tra alleati che ha mandato su tutte le furie Berlusconi: "Ma chi si crede di essere!", è sbottato.

Qual è il progetto di Salvini

"Salvini" spiega laconico Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi parlamentari azzurri "è ubriaco di se stesso". Più che ubriaco, il leader della Lega ha una strategia che non collima più con quella del Cav, ma che anzi individua nel Cav un ostacolo: Salvini vuole costruire un soggetto politico a sua immagine e somiglianza; nella sua testa il centrodestra, almeno come lo conoscevamo, è già archiviato. Il suo progetto è uno schieramento di destra, che in Italia è sempre stato minoritario, ma che su un impianto sovranista e populista (è la sua scommessa), potrebbe diventare di massa.

Il governo con i grillini gli serve a un solo scopo: per dimostrare "l'irrilevanza" degli altri soggetti del centrodestra, e, demolendo ciò che c'era prima, per costruire uno schieramento in cui la cosiddetta area moderata, che negli anni del Cav era egemone, avrà solo un ruolo di testimonianza. Con questa chiave di lettura, certe imputanture, polemiche fuori ruolo, citazioni per alcuni azzardate (come quelle del Duce), hanno una loro logica.

La strategia nelle nomine

"Il modello" suggerisce Toti "è quello del partito Repubblicano americano, nel quale una volta vince Bush, ma un'altra Trump". A questo progetto Salvini è pronto a sacrificare tutto: sulle nomine, per esempio, malgrado l'influenza leghista sul governo, c'è poco di quei nomi del centrodestra di un tempo che aveva il suo riferimento nel sottosegretario Giancarlo Giorgetti. In Cassa Depositi e prestiti nessuno. Alla presidenza delle Ferrovie, non ci sono i candidati leghisti Massimo Sarmi e Giuseppe Bonomi, ma come amministratore delegato Gianfranco Battisti, un "tecnico", che si è conquistato pure la fiducia dei grillini, e come presidente Gianluigi Castelli, che proviene dalla Bocconi ed è un'invenzione di Salvini. E anche il nome di Foa per la presidenza Rai, è stato un tipico frutto dell'era salviniana.

In fin dei conti, l'uomo delle nomine, Giorgetti, finora ha contato davvero poco. Motivo? Salvini vuole essere il solo punto di riferimento. Il suo centrodestra, semmai si chiamerà così, avrà ben poco a che vedere con il passato. Anche perché nella sua testa deve attrarre altri mondi, a cominciare da quel numero di rilevante di amministratori grillini della Provincia di Palermo, che sta per passare, armi e bagagli, con la Lega.


(Articolo pubblicato sul n° 33 di Panorama in edicola dal 2 agosto 2018 con il titolo "Salvini sta lavorando per costruire la sua destra. senza il centro")

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Augusto Minzolini