Poteri e compiti dei dieci "saggi"
Altro che fuffa; le due commissioni hanno grossi compiti ma anche grossi poteri, da subito - chi sono i 10 saggi - cos'è il modello olandese - le 10 riforme (in 10 giorni) -
La politica italiana è quella che è: litigiosa, inconcludente e incapace di guardare un centimetro oltre il proprio naso. D’altra parte, se così non fosse, dopo la fine della guerra fredda ci sarebbe stata una vera pacificazione nazionale, sarebbero state fatte riforme serie, avremmo un sistema stabile ed efficiente. Insomma, non avremmo bruciato vent’anni in risse continue, dissipando ogni nostra risorsa interna e perdendo (a vantaggio di paesi “amici” smaniosi di sostituirsi a noi) posizioni di prestigio faticosamente conquistate sulla scena mediterranea. E oggi, a un mese dalle elezioni, avremmo un governo nella pienezza dei suoi poteri. Non sorprendono, dunque, le reazioni alla decisione del Quirinale di nominare una commissione di 10 persone (“saggi” è una semplificazione giornalistica) per tentare di sbrogliare una matassa ingarbugliatissima, portando il Paese fuori dalla situazione di pericolosa paralisi in cui la politica lo ha fatto precipitare.
Si sono ascoltate critiche ingenerose, aggressive e stupide nei confronti di un presidente della Repubblica che, giunto ormai alla fine del suo settennato e alla soglia dei novantanni, di tutto può essere accusato, ma non certo di anteporre le proprie aspettative di carriera all’interesse nazionale. Si è gridato addirittura al “golpe bianco”. C’è chi ha parlato di “perdita di tempo”, di “melina” per favorire questo o quello. C’è chi ha avuto da ridire sulla qualità dei “saggi”. E non è mancata la solita voce “femminista”: «Ma come, nemmeno una donna!?» Se si pensa a come è ridotta l’Italia, di fronte a simili scempiaggini, cascano proprio le braccia e verrebbe voglia di dire: continuando così, ci meriteremo il destino a cui andremo inevitabilmente incontro.
Possibile che nessuno abbia ragionato seriamente, con un barlume di lucidità, sulle ragioni della scelta di Napolitano e sui criteri in base ai quali sono state chiamate proprio quelle dieci persone? Il Quirinale ha dovuto fare i conti con due dati oggettivi che anche un bambino comprenderebbe: l’impossibilità di formare un governo a causa dei veti incrociati tra le forze politiche e l’impossibilità di sciogliere le Camere perché siamo in pieno semestre bianco. Che avrebbe dovuto fare, Napolitano? Certo avrebbe potuto dire: sapete che c’è, mi sono stufato di farvi da badante, di togliervi continuamente le castagne dal fuoco, me ne vado e cercate di cavarvela da soli. Avrebbe potuto, sì. E per un momento ha anche pensato di farlo. Ma poi?
Ha scelto un’altra strada, imposta dalla disperazione: favorire la ricerca di intese programmatiche a cui legare la possibilità di far nascere un governo e, al tempo stesso, garantire la funzionalità del Parlamento. Vi sembra una decisione “golpista”?
Nasce da qui l’idea della commissione “dei dieci”. E quando ha pensato alle persone che avrebbero dovuto farne parte, il presidente mica si è chiesto se dovessero esserci tot donne, tot uomini e tot omosessuali. No, ha scelto proprio quei dieci perché, per il ruolo che svolgono, sono funzionali al raggiungimento di entrambi gli obiettivi: quindi loro, e non altri.
Il Pd Luciano Violante e il Pdl Gaetano Quagliariello, per esempio, sono i politici che da anni dialogano sulle riforme istituzionali raggiungendo un apprezzabile punto d’intesa, un compromesso onorevole che può costituire uno dei piloni in grado di sostenere un futuro governo. Per citare altri due nomi su cui molti hanno storto il naso, il senatore democratico Filippo Bubbico e il deputato leghista Giancarlo Giorgetti non sono tra i “dieci” in quanto rappresentanti di forze politiche, ma perché presidenti delle commissioni speciali del Senato e della Camera. Se si conosce la funzione di quelle commissioni, si capisce perché Napolitano li ha voluti entrambi, e perché la loro presenza è strategica”.
Le commissioni speciali (speciali!), in attesa che si costituiscano quelle “normali”, ne surrogano la funzione assumendone tutti i poteri, garantendo così un regolare svolgimento dell’attività parlamentare. Tra i poteri, c’è anche quello redigente (previsto dalla Costituzione): cioè, la possibilità di legiferare con estrema rapidità nei casi in cui un provvedimento abbia requisiti di necessità e urgenza.
Già oggi, per dire, arrivano alla commissione speciale del Senato due provvedimenti di estrema importanza. Il primo è il Documento economico e finanziario (Def) che stabilisce la cornice entro cui si dovranno sbloccare i fondi per pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni con le imprese. Il secondo è il decreto sanitario sulla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e l’uso terapeutico delle staminali. Domani dovrebbe arrivare anche quello sugli “esodati”. E se nei prossimi giorni si creasse una virtuosa sinergia tra le forze politiche, i “dieci” e il Parlamento, altri importanti provvedimenti attesi dagli italiani potrebbero essere approvati rapidamente, anche in assenza di un governo nella pienezza dei suoi poteri. Perdita di tempo o saggezza da parte del Quirinale?
Qualcuno provi a spiegare agli “esodati” o alle imprese a rischio chiusura che dovranno attendere ancora un po’. Perché Pd, Pdl, Grillo, Lega e “femministe” hanno la puzza sotto il naso.