Perché è importante il nuovo dialogo della Corea del Nord con il Sud
Anche se si dice pronta a congelare le attività nucleari, la strategia di Pyongyang resta quella di interrompere l'asse Seul-Washington
Il cibo è un aggregatore sociale. Si sa. E lo sa anche Kim Jong-un, il leader della Corea del Nord che ha fatto della comunicazione non verbale (ma anche scritta) il suo punto di forza all’interno della politica internazionale. Per questo ha organizzato e partecipato a un incontro ospitatando anche una cena di benvenuto per la delegazione sudcoreana giunta apposta a Pyongyang in missione. Un gesto di distensione che non può passare inosservato visto che lo stesso dittatore si dice pronto a congelare le sue attività nucleari.
La delegazione della Corea del Sud
La due giorni di KIm Jong-un ha messo a segno il disgelo reale tra le due Coree. E questo è un fatto. L'incontro presieduto dal dittatore in persona ha visto il gruppo composto da 10 persone tra cui cinque funzionari di alto livello con profilo di “inviati speciali” del presidente Moon Jae-in stringere la mano agli alti funzionari del Nord. Kim Jong-un compreso, appunto. Un evento epocale data la riservatezza del leader del Nord. Tra le più alte personalità del Sud è stato presente il direttore dell’Ufficio per la Sicurezza Nazionale Chung Eui-yong, il direttore del Servizio di intelligence nazionale, Suh Hoon, colui che ha coordinato i summit con i cugini coreani nel 2000 e 2007, oltre a Chung, responsabile delle comunicazioni con gli Stati Uniti.
Il motivo dell’incontro
A rendere noto l’incontro ufficiale la Blue House, l’Ufficio della presidenza di Seul, ripresa dall’agenzia Yonhap, che ha sottolineato l’importanza di questi colloqui che hanno l’obiettivo principale di consolidare il dialogo Nord-Sud iniziato con l’avvio delle Olimpiadi invernali attraverso un negoziato tra americani e nordcoreani.
Il governo sudcoreano ha infatti dichiarato che questo incontro è stato approvato proprio in risposta alla visita della sorella del leader nordcoreano, Kim Yo-jong, insieme alla delegazione di alto livello del Nord, in occasione dell’apertura dei Giochi di PyeongChang.
Uno scambio di strette di mano, ma sopratutto parole che, come è ovvio che sia, gli inviati di Moon hanno riferito direttamente alla Casa Bianca e che hanno aperto una spiraglio verso una tregua.
La reazione di Trump
"Sembra un'azione positiva", ha risposto il presidente Trump all'arrivo della notizia delle parole del dittatore Kim Jong-un. Ma ancora diffidente il capo della Casa Bianca ha sottolineato: "Speriamo che la Corea del Nord sia sincera". Per poi aggiungere di essere disponibile a "rivedere parte delle sanzioni internazionali che affliggono la penisola". Non mancano dunque spiragli di distensione anche da parte del Tycoon che da tempo si definisce aperto a un dialogo "pro disgelo tra i due governi asiatici", ma solo dopo la denuclearizzazione della Corea del Nord.
Le strategie di Kim
La strategia di Kim Jong-un però non va sottolineata. Da quando è al potere fino a tutto il 2017 ha insulato e minacciato direttamente (cosa mai avvenuta prima) il presidente degli Stati Uniti, ha bollando i sudcoreani come “lacchè degli imperialisti americani” e ha spaventato il mondo con i suoi missili e i test nucleari.
Poi a gennaio 2018 il cambio di rotta improvviso. La sua strategia si modifica e diventa quasi rassicurante nei confronti dei cugini del Sud sostenendo che l’arsenale di armi di distruzione di massa in suo potere è diretto solo contro gli Stati Uniti, non verso la Corea del Sud.
Questo non è altro che un evidente tentativo di interrompere la storica alleanza tra Seul e Washington avviando così una tregua estesa solo al resto della penisola. Come sostiene l'Economist "i colloqui potrebbero rappresentare un'opportunità senza precedenti per ridurre le tensioni delle due Coree, ma potrebbero anche essere una trappola se il governo del Sud dovesse mettere in discussione il motivo per cui le truppe americane si trovano sul loro territorio".
Ma favorevole a questa apertura di Kim Jong-un è proprio il presidente sudcoreano Moon Jae-in che cerca di mantenere aperto il fragile dialogo appena iniziato con il dittatore preoccupato che il suo Paese possa essere colpito dal suo nucleare. Tutto in divenire dunque, in attesa di un terzo vertice a fine aprile.