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Corea del Nord, perché gli americani non abbattono i missili in volo

Difficoltà tecniche per i missili a medio raggio. Ma anche politiche: Pyongyang lo considera un atto deliberato di guerra

Gli Stati Uniti hanno gli strumenti militari potenzialmente capaci di colpire e distruggere in volo i missili lanciati dalla Corea del Nord, come quello che ha sorvolato il Giappone lunedì 28 agosto. Ne è sicuro Patrick Tucker, come ha scritto su Defense One martedì.

SEDICI NAVI DA GUERRA IN GRADO DI FARLO

Lunedì gli Stati Uniti avevano nel Pacifico 16 navi da guerra capaci di lanciare un missile intercettore che può colpire uno dei missili nordcoreani come il Hwasong-12 sparato da Pyongyang sopra il Giappone.

Il Segretario alla Difesa Usa, Jim Mattis ha anche minacciato ripetutamente di farlo, se il missile venisse indirizzato verso Guam o un altro territorio degli Stati Uniti.

Ma allora perché non farlo anche con un vettore che sorvola l’alleato di Washington?

Ci sono alcuni rischi connessi a un’azione di difesa di questo tipo che inducono gli americani a non agire quando la minaccia non pare incombente - o quando riguarda qualcun altro.

LACUNE TECNICHE

Il problema, secondo Tucker, è che alcuni esperimenti di intercettazione hanno mostrato lacune nel sistema americano e hanno registrato alcuni “imbarazzanti fallimenti”. Anche perché intercettare un missile come il Hwasong-12, significa arrivare a colpirlo nel momento in cui raggiunge la massima altitudine di volo.

Fra il 2002 e l’estate del 2017, dice sempre Tucker, sono stati 37 i tentativi di intercettazione di missili di medio raggio come quello di lunedì, con 29 successi.

Una delle complicazioni della faccenda riguarda i costi elevati dei test dei missili intercettori, che richiedono anche molto tempo di preparazione e complesse attività di supporto.

Insomma, colpire missili così in alto lascia parecchio spazio al rischio di sbagliare.

USERANNO I DRONI, FRA UN PO'

È probabile che nei prossimi anni si arriverà a una maggiore precisione, raggiungendo il missile bersaglio quando è più vicino alla terra, nella cosiddetta fase di boost (i primi minuti dopo la partenza), con droni che usano il laser per colpire. Ma sono quasi un'utopia: si dovrà aspettare fino al 2023 per cominciare le sperimentazioni da parte degli americani.

Per ora si tratta quindi di vedere se Trump e il Pentagono se la sentono di correre il rischio di un fallimento.

UN ESPERIMENTO PROMETTENTE

A parziale consolazione dei responsabili della difesa americani, c'è comunque la notizia di poche ore fa. La Missile Defense Agency (Mda) ha infatti condotto un test di intercettazione di un missile a medio raggio a largo delle Hawaii, e lo ha subito comunicato con orgoglio, anche perché il test precedente, in giugno, era stato un fallimento.

Reuters comunque sostiene che l'esperimento fosse programmato da tempo ed è solo una coincidenza sia arrivato poche ore dopo il lancio nordcoreano sul Giappone e noi che ci interroghiamo sul perché l'Hwasong-12 non sia stato intercettato.

INTERCETTARE UN NOSTRO MISSILE? ATTO DELIBERATO DI GUERRA!

Comunque potrebbe esserci anche una spiegazione non tecnica ma politico-strategica per la decisione Usa di non provare a intercettare il vettore nordcoreano.

Perché pare che la Corea del Nord abbia fatto sapere che considera l’abbattimento di un missile non destinato a colpire gli Stati Uniti o un altro paese, ma destinato a cadere in mare, un atto deliberato di guerra.

Tom Karako, del Center for Strategic and International Studies, sostiene che per compiere questo passo sia necessario una scelta deliberata che modifichi l’attuale linea strategica e includa altre traiettorie, oltre a quelle verso gli Usa o un paese alleato, per decidere di intervenire. Insomma, ancora parecchia cautela, nonostante le sparate di Trump.


PERCHÉ KIM JONG UN HA LANCIATO IL MISSILE CHE HA SORVOLATO IL GIAPPONE

Secondo l’agenzia di stampa della Corea del Nord (Korean Central News Agency, Kcna), il lancio del missile di lunedì 28 agosto che ha sorvolato il Giappone è un "preludio significativo" a un’azione potenziale che potrebbe colpire Guam: come è noto, la minaccia a Guam è ormai una delle spacconate preferite di Kim Jong-un.

Anche se, ovviamente, nulla è deciso, visto che il dittatore coreano promette di continuare a tenere d’occhio il “comportamento” degli americani per decidere poi quali provvedimenti prendere.

La Corea del Nord del resto ha confermato che il lancio è stato anche una risposta diretta alle esercitazioni militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud, considerate da Pyongyang una prova di invasione della Corea del Nord. L’agenzia di stampa del regime, ha tenuto a comunicare che Kim era presente al momento del lancio del missile.

Infine - diremmo: soprattutto - l’agenzia Kcna ha poi ricordato al mondo che la Corea del Nord sta programmando altri test missilistici. Dove saranno diretti e quando verranno lanciati avrà una certa influenza sul futuro immediato della regione.

Feng Li/Getty Images
Una giovane agente di polizia conduce il traffico, 1 aprile 2011, Pyongyang, Corea del Nord.

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Luigi Gavazzi