Corea del Nord: spunta la CIA nel caso dell’omicidio di Kim Jong-nam
I servizi segreti Usa erano in contatto con il fratellastro di Kim Jong-un dal 2005. Volevano informazioni su possibili attacchi informatici nordcoreani
Per Lookout news
Spunta la CIA nel caso della morte di Kim Jong-nam, fratellastro maggiore del dittatore nordcoreano Kim Jong-un, ucciso il 13 febbraio con uno spray al veleno da due donne all’aeroporto di Kuala Lampur, in Malesia, mentre si stava imbarcando su un volo diretto a Macao. Secondo fonti di intelligence attendibili, i servizi segreti americani erano da tempo sulle sue tracce con l’obiettivo di ottenere informazioni chiave sul Kukgabowibu, il servizio di intelligence nordcoreano e, nella fattispecie, sul dipartimento responsabile del cyber spionaggio e degli attacchi informatici.
Nato il 10 maggio del 1971 dalla relazione tra il caro leader Kim Jong Il e l’attrice sudcoreana Song Hye Rim, prima di cadere in disgrazia e di perdere ogni speranza di succedere al padre dopo che nel maggio del 2001 aveva usato un passaporto falso della Repubblica Dominicana per volare a Tokyo, Kim Jong-nam aveva infatti coperto incarichi di vertice proprio in questo dipartimento.
Dalla rottura con il regime, Kim Jong-nam aveva viaggiato molto all’estero recandosi più volte in Francia. L’intelligence transalpina sostiene che in uno di questi viaggi, effettuato nel 2005, avrebbe incontrato funzionari della CIA a Parigi nell’Hotel George V in cui alloggiava.
Se confermata, questa informazione dimostrerebbe almeno due cose. La prima è che la CIA era in contatto con Kim Jong-nam da diversi anni, che probabilmente aveva già ottenuto da lui informazioni top secret sui servizi segreti nordcoreani e che recentemente aveva ritentato di avvicinarlo per prevenire possibili attacchi informatici da parte di Pyongyang. La seconda, conseguenziale, spiega il motivo della sua uccisione. Kim Jong-nam non è stato eliminato perché poteva minacciare in qualche modo la leadership del fratellastro, considerato che aveva definitivamente lasciato la Corea del Nord poco dopo la morte del padre Kim Jong Il nel 2011. Piuttosto, è stato ucciso perché avrebbe potuto fornire agli USA informazioni sensibili nel momento in cui Pyongyang sta esercitando una forte pressione – al momento esclusivamente mediatica – su Washington e sui suoi “nemici” asiatici (Corea del Sud e Giappone) con test missilistici sempre più sofisticati e ripetute minacce di attacchi nucleari.
Dunque, se Kim Jong-nam non è mai salito sul volo per Macao è forse perché aveva già detto troppo alla CIA. Il rischio è che presto potrebbe finire nel mirino dei sicari nordcoreani anche suo figlio. Si chiama Kim Han-sol, ha 23 anni e fino al 2013 ha frequentato l’autorevole istituto di scienze politiche Sciences Po a Le Havre. Di recente Kim Han-sol ha criticato pubblicamente il regime nordcoreano, motivo per cui, secondo fonti giapponesi, avrebbe deciso di nascondersi in Cina temendo per la propria incolumità. Sbarazzatosi del fratellastro, Kim Jong-un potrebbe adesso far fare la stessa fine anche al nipote.