Corea del Nord, un attacco preventivo Usa non è più possibile
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Corea del Nord, un attacco preventivo Usa non è più possibile

Kim Jong Un riuscirebbe comunque a sparare i suoi missili fino a Los Angeles. Migliorata anche la capacità di nasconderli e di usare i lanciatori mobili

È tardi. Ormai è sicuro che gli Stati Uniti non possono permettersi di colpire preventivamente la Corea del Nord senza rischiare una catastrofe anche sul proprio territorio.

Avevamo già visto qualche settimana fa i rischi di enormi perdite che causerebbe alla Corea del Sud, al Giappone e alle truppe americane insediate nella penisola la reazione di Pyongyang, prima che l’attacco Usa possa riuscire a neutralizzarne la capacità offensiva.

Dopo il lancio del missile intercontinentale (Icbm) del 28 luglio, il secondo esperimento dopo quello avvenuto il 4 di luglio, la convinzione degli osservatori militari della questione è adesso addirittura rafforzata e comprende anche le perdite che si verificherebbero negli Stati Uniti, visto che quasi tutti sono d'accordo, che fra poco Kim Jong Un sarà in grado di montare testate nucleari su questi missili, esattamente come può già fare con quelli a più breve gittata che possono raggiungere la Corea del Sud e il Giappone.

L'esperimento di fine luglio ha prima di tutto confermato ciò che in molti già pensavano: i missili di Kim Jong Un possono arrivare fino alla costa occidentale degli Stati Uniti. Sul New York Times, Jeffrey Lewis l'ha scritto chiaramente (e con un po' di paura): Let’s Face It: North Korean Nuclear Weapons Can Hit the U.S.

"Colpiamo Los Angeles"

In secondo luogo, come spiega Ankit Panda su Defense One, l'ultimo esperimento di Pyongyang, sembra indicare che i nordcoreani volessero anche simulare l'operazione di un lancio in condizioni quasi reali, per rendere evidente agli americani cosa farebbero in caso di guerra.

Questo per far capire al Pentagono e ai politici a Washington che un attacco preventivo - per quanto veloce e a sorpresa - non darebbe una ragionevole sicurezza che i nordcoreani non sarebbero in grado di reagire e colpire, per esempio Los Angeles, con un ordigno nucleare.

Insomma, affermazioni come quelle del Senatore Lindsey Graham, repubblicano del South Carolina, che ha sostenuto di riportare un'idea del presidente Trump, quando ha detto che ci sarà una guerra fra gli Stati Uniti e la Corea del Nord sembrano piuttosto velleitarie.

corea del nord missiliIl lancio del missile intercontinentale del 29 luglio 2017 su schermi televisivi a Pyongyang, Corea del NordKIM WON-JIN/AFP/Getty Images

I luoghi di lancio, nascosti e in movimento

È vero che gli americani avevano le informazioni sui lanci sperimentali ore prima dell'evento. Ma, dice sempre Panda, questo è stato permesso, probabilmente, dal fatto che l'esercito della Corea del Nord ha dovuto allestire un area di osservazione per permettere al leader Kim Jong Un di "assistere" al lancio. Una condizione che in condizioni reali non ci sarebbe, tenuto anche conto del fatto che sarebbero probabilmente numerosi gli Icbm sparsi per il paese.

Inoltre, fino a oggi i lanci sperimentali dei missili sono avvenuti da postazioni statiche e facilmente individuabili dai satelliti. In brevissimo tempo, i nordcoreani useranno lanciatori su camion, in grado quindi di spostarsi e di essere pronti molto più rapidamente.

corea del nord -missiliUn televisore a Seoul con l'annuncio del lancio di un missile intercontinentale da parte della Corea del Nord, 29 giugno 2017JUNG YEON-JE/AFP/Getty Images

Secondo Ankit Panda, è molto importante anche il modo in cui i nordcoreani alimentano di carburante i missili. Secondo le informazioni che arrivano, sembrerebbe che il propellente usato sia liquido. E che gli Icbm vengano riforniti in posizione orizzontale. Quindi possono essere riempiti in luoghi chiusi, protetti, non visibili. Il tutto rende più difficile la localizzazione di quanto sarebbe se avvenisse in posizione verticale sul luogo del lancio.

Immagini dalla Corea del Nord

Korean News Service via Getty Images
PYONGYANG, COREA DEL NORD - 2010. In questa foto rilasciata dalla Korean Central News Agency tramite il servizio Korean News, i delegati del Partito dei lavoratori della Corea, tra cui Kim Kyong-Hui (terza da destra, nella prima fila), sorella del leader Kim Jong-Il.

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Luigi Gavazzi