Perché Rouhani non viene più in Europa
Il presidente iraniano ha rimandato il suo tour in Italia e Francia dopo gli attacchi di Parigi. Non è una buona notizia né per l'Ue né per l'Iran
L'Iran è dalla parte delle vittime del terrorismo in Francia, ma il suo presidente, Hassan Rouhani, ha deciso di rimandare a tempi migliori il suo tour europeo, che lo avrebbe portato prima a Roma, per incontrare il presidente del Consiglio Matteo Renzi e Papa Bergoglio, e poi a Parigi, dove era previsto un incontro con il presidente François Hollande.
Fino a qualche giorno fa, prima della strage di Parigi che è costata la vita a 129 persone, le diplomazie erano concentrate sul diffondere dettagli "minori" sull'incontro che aveva un sapore storico. I quotidiani britannici diffondevano racconti su dissensi e tensioni riguardo alla cena ufficiale all'Eliseo, sostenendo che Rouhani volesse carne halal e niente vino a tavola e che Hollande l'avesse presa come una questione che riguardava la libertà: nella Republique democratica e libera si beve durante i pasti.
Fatti minori, appunto, che non potevano però oscurare la straordinaria importanza del viaggio europeo di Rouhani. Era dal 1999 che un leader iraniano non metteva piede sul suolo del Vecchio Continente. L'ultimo fu il presidente riformista Mohammed Khatami, che si recò a Parigi e a Roma. Poi vennero gli anni bui della Repubblica islamica, segnati da presidenti oltranzisti come Ahmadinejad. Infine Rouhani il moderato, l'uomo del compromesso che ha convinto la comunità internazionale a concedere fiducia all'Iran, tanto da congelare le sanzioni sul nucleare, permettendo a Teheran di rientrare in gioco da protagonista sul palcoscenico internazionale.
La visita a Roma e a Parigi, che non ci sarà e che non si sa quando avverrà, racchiudeva i semi di un nuovo slancio politico e commerciale dell'Iran sul palcoscenico internazionale. Uno slancio che non a caso Rouhani aveva deciso di far partire con il primo partner commerciale dell'Iran prima degli anni bui. Ma dovremo ancora aspettare, perché i tragici fatti di Parigi hanno completamente rimescolato le carte sullo scacchiere geopolitico globale.
Ma cosa significa questa mancata visita del presidente iraniano nella Ue?. Ha indubbiamente conseguenze forti sia per l'Europa che per l'Iran di Rouhani, e non solo per la diplomazia commerciale e finanziaria. Il presidente iraniano in casa è messo alle strette da chi lo considera troppo "moderato". Viene accusato dai suoi oppositori di chiudere un occhio sulle "infiltrazioni" esterne nella Repubblica islamica. Non a caso qualche giorno fa a Teheran sono stati arrestati una serie di giornalisti e quello del Washington Post è stato accusato di spionaggio.
Hassan Rouhani sta però anche combattendo una "guerra esterna", che ha un nemico comune con l'Occidente: l'Isis, lo Stato islamico o Daesh che dir si voglia. I soldati (sciiti) della Repubblica islamica da tempo hanno messo i boots on the ground in Iraq e stanno combattendo al fianco dei peshmerga curdi per sottrarre territorio alle milizie del califfo Abu Bakr al Baghdadi. In più, il 13 novembre scorso il presidente iraniano ha avuto una lunga telefonata con il presidente russo Vladimir Putin, per discutere su come fronteggiare "uniti" la minaccia terroristica e come gestire la crisi in Siria, dove l'Iran sostiene il presidente alevita Bashar al Assad, proprio come i russi. Era solo un giorno prima della strage di Parigi e un giorno dopo la strage di Beirut per mano di Daesh, che ha lasciato 37 morti sul campo nel quartiere controllato da Hezbollah (sciita).
All'alba degli attentati di Parigi Rouhani ha espresso una durissima condanna contro il terrorismo dello Stato islamico, definendo gli attacchi "un crimine inumano", e ricalcando le stesse parole di Papa Francesco. Il nuovo ruolo che l'Iran si sta ritagliando sul palcoscenico internazionale è fondamentale non solo per la Repubblica islamica, ma anche per l'alleanza anti-Isis, che va dalla Russia agli Stati Uniti e che ha il suo cuore nell'Europa. Indebolire Rouhani in questo momento significa indebolire il ruolo di un Paese che si sta spendendo senza tregua nella lotta al terrorismo e lo sta facendo sul campo, mentre l'Europa resta a guardare in finestra.
La mancata visita del presidente iraniano a Roma e Parigi non è quindi una buona notizia per nessuno. Dalla sera del 14 novembre la Francia e tutta l'Europa sono in stato di guerra e - si sa - solitamente non si fanno visite diplomatiche in aree di conflitto.