Costa Concordia: ecco chi è il genio della Micoperi
Si chiama Silvio Bortolotti ed è l'italiano che ha raddrizzato la Costa Concordia - le foto del recupero e della rotazione -
I guadagni di una disgrazia portano sfiga. «L’impossibile non esiste». «Hanno ragione le banche a non dare soldi agli imprenditori»... Alla fine della chiacchierata con Silvio Bartolotti le idee sono piuttosto confuse. È un genio dell’industria o solo un uomo fortunato?
Bartolotti è l’uomo che con la sua Micoperi ha lasciato a bocca aperta il mondo raddrizzando la Costa Concordia, un’operazione ritenuta da tutti impossibile perché superava addirittura le leggi della fisica. Ma lui insiste: «L’impossibile non esiste» urla al tavolo del più romagnolo dei ristoranti romagnoli, a Lugo, in provincia di Ravenna. «Lo dicono per demoralizzare la gente. Guardi me, io sono l’esempio vivente che nulla è impossibile.
Se vuole» dice raddoppiando tutte le s (si vede che vorrebbe parlare in dialetto romagnolo, ma si trattiene) «le racconto la mia storia».
Prego.
Sono nato il 6 gennaio del 1944 e a ottobre i fascisti torturano e ammazzano mio zio e i miei tre cugini.
Potremmo saltare qualche passaggio?
Negli anni 70 metto su un’aziendina di verniciatura industriale, poi i miei soci mi rubano tutto e passo due anni a pagare i debiti. Sono subito rimasto senza un soldo.
Poi si è rifatto. Lei quest’anno fatturerà 500milioni e l’anno prossimo idem.
Ho il mio normalissimo stipendio e abito in un appartamento.
E la storia della Micoperi?
Me la offrono nel 1992 e io la compro nel 1995 in quattro rate. Era commissariata e pensi che l’ex commissario mi disse che aveva scommesso con i suoi amici che non ce l’avrei mai fatta. Nulla è impossibile.
Lei è un uomo fortunato.
Mah, secondo me c’è una strada segnata nella vita delle persone, poi però ci sono delle regole ferree. Primo: non intascare mai un solo centesimo dell’azienda, se no fallisce. È matematico. Fallisce.
Seconda regola?
Avere gente che sia innamorata della fatica.
E lei ne ha?
Tutti. Io ho due figli, uno ha 36 anni e uno 31. Il grande a 14 anni sapeva già saldare, perché nella vita può sempre tornare utile saper usare la saldatrice. Arrivava a casa la sera con gli occhi gonfi, perché la saldatura gonfia gli occhi, e mia moglie gli metteva due patate sopra. Sa... l’amido sfiamma. Però a 17 anni sapeva saldare benissimo.
E il piccolo?
Con il piccolo non ci sono riuscito perché sua madre disse che lavorare a 14 anni è sfruttamento del lavoro minorile. Allora ho aspettato. Ma a 15 l’ho imbarcato su una nave e a 16 era a saldare anche lui.
La moderna pedagogia avrebbe qualcosa da dire.
Ma va là... Io ho due figli eccezionali, più bravi di me, molto più bravi di me. Se non li avessi avrei già venduto tutto. E ho anche quattro nipoti.
Anche a loro insegnerà a saldare a 14 anni?
Eh, purtroppo i tempi sono cambiati, gli ho detto di portarmeli in azienda quando avranno 18 anni, ma solo se li hanno tirati su bene.
Ma che azienda è la sua?
Non ci sono orari, vieni quando vuoi, lavori quando c’è da fare, ma se batti la fiacca a rimetterti in riga non sono mica io, sono i tuoi compagni di lavoro.
Lei ha detto...
A proposito, vorrei sottolineare che il progetto della Costa Concordia è stato fatto da ingegneri italiani e solo italiani. Scusi, sa, ma ci tengo. Ma l’ho interrotta... diceva?
Volevo chiederle perché ha deciso di lasciare i soldi guadagnati all’Isola del Giglio.
Ma perché gliel’ho già detto: i guadagni di una disgrazia portano sfiga e quei soldi li ho guadagnati a causa di una grande disgrazia. Preferisco costruire un collegamento elettrico o un cavo telefonico sottomarino.
Quanto fattura all’estero?
Il 100 per cento.
Beh, facile essere ottimisti, così. Per esempio: lei dove paga le tasse?
La sede è in Italia, pago le tasse in Italia come se facessi tutti i lavori in Italia. Matto? Sì, sono matto. Mi hanno detto che in Svizzera mi farebbero ponti d’oro, e se creo occupazione mi danno pure dei soldi. Ma io soldi gratis non ne voglio.
E perché non ci va in Svizzera?
Non me la sento, non ci riesco. Io sono italiano, romagnolo e lughese. Che cosa ci vado a fare in Svizzera?
Quanti dipendenti ha?
Mille, e non ho mai licenziato nessuno.
Anche lei come Silvio Berlusconi?
Il mio capo del personale è il dottor Ruffilli che ha più di 80 anni e ogni volta che mi vede mi dice: «Non vorrai mica mandarmi in pensione, vero?».
Come è composto il suo consiglio d’amministrazione?
C’è Andrea Monorchio, io, mia moglie, i miei due figli, il direttore finanziario Patrizia Galassi. E poi Vincenzino Scollo.
E chi è Vincenzino Scollo?
Vincenzino è con me fin dall’inizio, ha la terza elementare.
Una tipica impresa famigliare, ma che cosa c’entra l’ex ragioniere generale dello Stato Monorchio?
L’ho conosciuto attraverso conoscenti. È una persona talmente specchiata e competente che sarebbe il mio presidente della Repubblica ideale.
Perché le banche non danno credito alle imprese?
Ne hanno dati troppi. Abbiamo vissuto tutti per troppo tempo al di sopra delle nostre possibilità, sia con i soldi dello Stato sia con i soldi delle banche che hanno finanziato imprenditori che non meritavano e che magari se li intascavano pure.
Ma le banche hanno creato i titoli derivati, la finanza creativa...
I derivati li hanno fatti, ma perché qualcuno li ha comprati? Io non ne ho comprato nemmeno uno, cosa sono io, il più patacca (stupido, ndr)? No, erano loro che volevano guadagnare facile. E adesso piangono.
E i politici?
Non ne conosco nemmeno uno e sto bene così, grazie.
Ha detto che non è ricco. Ma allora dei suoi soldi che cosa ne fa?
Ho adottato una scuola.
Che cosa ha fatto?
Ho adottato una scuola, 280 ragazzi, dall’asilo alle medie.
Ma lei come andava a scuola?
Malissimo, ero un somaro. Però i secchioni non hanno combinato nulla nella vita: sono soddisfazioni. Ma se vogliamo ribaltare l’Italia dobbiamo iniziare dall’istruzione.
E cos’ha di particolare questa scuola?
A due anni si impara l’inglese e lo spagnolo e l’anno prossimo alle elementari si inizia con il russo. Poi mi son chiesto: qual è la disciplina che più si avvicina alla perfezione? La musica. Io non ne conosco altre, allora iniziamo con pianoforte, poi equitazione, vela e rugby e tante lingue. Ah... tutte le attività le pago io.
Però non sembra aria di scuole private, in Italia, in questo momento.
Ma per forza che non vogliono le scuole private! In una società che ha eliminato la meritocrazia, che cosa ci si può aspettare? I miei insegnanti hanno l’obbligo della formazione, fuori dagli orari di lavoro, vengono valutati e i più bravi premiati. Come ho fatto con Vincenzino: gli ho dato l’1 per cento della Micoperi. Se l’è meritato. Bisogna meritarsele, sudarsele, le cose.