Venti di guerra in casa Gates
La Rubrica - Lessico Familiare
A parte qualche indiscrezione trapelata sulle negoziazioni in corso per la "equitable distribution" della "property at the time of divorce" di Bill e Melinda Gates, l'accordo vero e proprio, essendo oggetto di trattative private con clausole blindatissime che ne garantiscono la riservatezza, non si saprà mai.
Anyway, stando a quanto riporta la stampa, è un fatto che Melinda, al di là dei proclami iniziali di non voler nulla dal marito, abbia ingaggiato un team di avvocati d'eccellenza per poter decidere, contestualmente alla regolazione dei rapporti economici con Bill, una possibile revisione del testamento (visto che lui aveva dichiarato di voler lasciare ai figli solo e soltanto una goccia del mare di soldi che detiene).
Al tavolo di lavoro sono dunque seduti uno dei più rinomati divorzisti d'America, Robert Cohen (tra i suoi clienti basti citare il magnate Michael Bloomberg), un'esperta di successione e un altro pezzo da novanta specializzato in trust e fiduciarie.
I risultati del lavoro congiunto dei magnifici tre sembra stiano già dando i loro frutti se solo si considera la creazione di una holding, la "Cascade Investment", dove Bill ha prontamente trasferito titoli per un valore di oltre 1,8 miliardi di dollari a favore di Melinda, a tacere del contestuale trasferimento di circa 14 milioni di azioni varie.
Dunque, le mire di Melinda sono a 360°: divorzio consensuale sì, ma a patto di sostanziose attribuzioni di soldi, quote e azioni, oltre alla tutela successoria dei tre figli.
In Italia la buona e munifica Melinda avrebbe le armi spuntate visto che, al momento della separazione - a meno che non si sia in comunione dei beni- non c'è nessun diritto di ottenere una parte del patrimonio del coniuge, i patti successori non sono ammessi, i patti prematrimoniali nemmeno come non si hanno diritti su quote o azioni societarie.
In altre parole, a ben vedere, in Italia la separazione si limita a stabilire se vi siano i presupposti per ottenere l'assegno di mantenimento da parte del coniuge più debole e quello per i figli, oltre a regolamentare le questioni di affido e collocamento.
Eppure, in Italia, anche se non ci si chiama Bill Gates, le questioni da risolvere in caso di divorzio sono le stesse che sta cercando di definire la muscolare Melinda e proprio perché oggi siamo in presenza ad un'evoluzione sociale rapida con un numero sempre maggiore di coniugi di diversa nazionalità, di fronte ad un legislatore dormiente e a una Corte di Cassazione negazionista sui patti prematrimoniali, non rimane che rivolgersi a studi legali altamente specializzati, con team di divorzisti esperti di successioni e trust che possano rispondere a tutte le necessità legate ai divorzi, a prescindere dalla rigidità delle nostre norme civilistiche.
Melinda, comunque, stando ai retroscena piccanti che rimandano agli anni del nostrano bunga-bunga con ballerine, reginette di bellezza e spogliarelliste alla corte dell'apparente algido Bill, dopo ad avere affidato ai legali la sua tutela, non potrà sottrarsi alla gogna mediatica di chi ha portato, con cristiana rassegnazione e per anni e anni, pesanti "corna".
Emergono relazioni 'inappropriate' con una giovanissima interprete asiatica dell'azienda da lui fondata, tanto che sarebbe stata proprio questa liaison adulterina ad avere imbarazzato i vertici di Microsoft e indotto il consiglio d'amministrazione a caldeggiare le dimissioni del suo fondatore nel marzo 2020, dimissioni formalmente 'spontanee' da lui giustificate alla stampa compiacente come un modo per concentrarsi sulla filantropia.
Insomma, è proprio vero che 'tutto il mondo è paese' e che anche le persone apparentemente più imperscrutabili e irraggiungibili nascondano altarini al pari dei più banali 'medio-men'.
Più di tutte scotta l'amicizia di lunga data con Jeffrey Epstein, condita di incontri che Melinda aveva sempre fortemente snobbato prima e osteggiato dopo, ma che, però, pare si ripetessero con tanto di plurime sortite di Bill nelle magioni dell'amico.
Ormai le gesta di Bill vengono riesumate a ogni piè sospinto, in una corsa a ricordare come l'apparente placido uomo, negli anni di Harvard, fosse un accanito frequentatore delle zone a luci rosse di Boston, abitudine che si dice non abbia mai del tutto perduto, seppur gestita con diverse modalità, dall'alto del suo potentato economico.
Altro che 'noia': nella famiglia di Bill e Melinda i rapporti erano incrinati da anni e il monolite coeso che il mondo immaginava (quando li vedeva assieme a presentare i progetti della loro fondazione) era in realtà un ribollire di scontri in seno alla famiglia, con i figli tutti schierati con la madre.
Ecco che le parole della primogenita Jennifer su Instagram "confesso che è stato un periodo davvero difficile per tutta la nostra famiglia", il giorno del comunicato congiunto dei suoi genitori, assumono oggi un significato diverso, quello di una polveriera deflagrata all'ennesima intemperanza del padre.
Melinda si ribella a tutto campo e lo fa anche da 'mamma', perché va bene tutto, ma quando ti toccano i figli, che tu sia ricca o povera, bionda o mora, bianca o nera, emerge prepotente lo spirito materno che non conosce paura.
Se poi questo senso di " protezione" oltre ogni effettiva necessità, per pargoli ormai grandicelli, sia un bene o un male, lo diranno i posteri ma, sicuramente, Melinda vuole disinnescare un piano di sostanziale diseredazione.
Anche se nella vita, forse, insegnare ai figli il senso del dovere, del rigore e del valore dei soldi, respingendo il volgare sfoggio di denaro non guadagnato e meritato, dovrebbe essere la primaria lezione di vita per crescere veri uomini e non bambocci viziati destinati, il più delle volte, ad una esistenza senza senso e senza sogni da realizzare.
Forse Bill, in questo, ha ragione da vendere.
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