Alcol e giovani, è allarme in Italia
La strage alla discoteca di Corinaldo conferma un fenomeno: la prima “bevuta alcolica” già a 11 anni
“Verso mezzanotte e mezza siamo andati lì per un drink”. E’ una delle testimonianza di un 14enne che si trovavano alla discoteca “Lanterna Azzurra”di Corinaldo, in provincia di Ancona, dove 5 ragazzi e una donna sono morti in seguito al panico scatenatosi per l’uso di uno spray al peperoncino in attesa del’esibizione del trapper Sfera Ebbasta. A 4 giorni giorni dalla tragedia e mentre proseguono le indagini sulla sicurezza del locale, la capienza e i responsabili, ci si interroga anche su un altro aspetto: la giovanissima età dei presenti e il consumo di alcol (anche associato a droghe). “Porti tuo figlio lì ed erano tutti ubriachi” ha scandito, con la voce rotta dal dolore, Paolo, il marito di Eleonora Girolimini, la madre 39enne tra le vittime della discoteca di Corinaldo, che aveva accompagnato la figlia appena 11enne.
Ma i casi che vedono protagonisti non si limitano al caso della “Lanterna Azzurra”: ogni fine settimane si contano i giovani che finiscono al pronto soccorso per abuso di alcol, a volte persino in coma etilico. Ci sono anche i gesti violenti come a Busto Arsizio, dove nella notte tra sabato e domenica quattro 15enni ubriachi hanno aggredito l’autista di un autobus, mentre un coetaneo filmava col cellulare. E poi ci sono gli incidenti d’auto: l’8,1%, secondo i dati di Istat e Carabinieri, è legato al consumo di alcol.
Come cambia lo “sballo”
I dati confermano la tendenza in corso da qualche tempo: aumenta anche se di poco (+1%), la percentuale dei consumatori di alcol, ma a preoccupare sono le modalità con le quali si assumono bevande. Si tratta sempre più di drink occasionali (44%) e fuori pasto (29,2%), ma soprattutto gli alcolici sono sempre più associati allo “sballo” e spesso all’assunzione di sostanze stupefacenti, specie tra i più giovani. Cambia, insomma, il modo di bere: diminuisce il consumo di vino, che fino a poco tempo fa in Italia era associato alla tradizione in un contesto familiare, ma aumenta quello dei superalcolici, dei quali spesso si abusa solo nel fine settimana, nei locali notturni. Particolarmente di moda vanno le cosiddette bibite gassate “spiderizzate”, cioè corrette con gin, whisky o vodka, coloratissime e dal gusto dolce.
Il fenomeno del Binge drinking
L’analisi dell’Istat in occasione dell’ultimo Alcohol Prevention Day, promosso dall’Istituto Superiore di Sanità lo scorso maggio, indica che si beve sempre meno nella quotidianità e fra le mura domestiche. In compenso aumentano fenomeni preoccupanti soprattutto tra i giovanissimi, come il Binge drinking, ossia le “abbuffate di alcol”, diffuse sia in Italia che all’estero, in particolare nei paesi anglosassoni e del nord Europa. Si tratta di fenomeno che interessa il 17% dei ragazzi tra i 18-24. Nonostante gli allarmi, ripetuti negli anni più recenti, questo comportamento a rischio non è calato e complessivamente interessa 15,9% della popolazione (circa 8,6 milioni di individui). Secondo l’Osservatorio sulle dipendenze di Palazzo Chigi ben 1 milione di teenagers sono consumatori a rischio di intossicazioni alcoliche e nel 17% degli episodi registrati le “vittime” hanno meno di 14 anni.
“Siamo di fronte a un cambio nelle modalità di assunzione di alcol, che segue un trend in corso anche in Europa. Si riduce il consumo generale di alcolici, ma l’attenzione si sposta sugli adolescenti, che si avvicinano ai cocktail sempre più giovani, fuori dai pasti e dalle mura domestiche” spiega a Panorama.itRoberto Di Monaco, sociologo dell’Università di Torino e autore di Adolescenti e alcol (Carocci editore) insieme a Silvia Pilutti e a Caterina Puglisi.
“Nelle nostre ricerche abbiamo visto come tra i 16enni il 60% dei ragazzi afferma di di aver consumato alcolici negli ultimi 30 giorni, percentuale che diventa del 53% tra le ragazze. Gli episodi di ubriachezza sono pari al 14% tra i maschi e al 2% tra le femmine. Sono dati tutt’altro che bassi” spiega il docente.
Alcol già a 11 anni
Gli esperti del settore indicano un preoccupante abbassamento della cosiddetta “età di prima assunzione”: a volte accade che questa avvenga persino fra gli 11 e i 12 anni. “La cosa che più preoccupa è che questo consumo avviene con gli amici fuori casa, nonostante ormai si conoscano i danni che causa l’alcol. Ci sono due aspetti che vanno tenuti presente. Il primo riguarda il tipo di consumo, il secondo ha a che fare con le conseguenze, anche molto gravi che possono verificarsi. Una volta il consumo in famiglia portava a progressivo adattamento e alla capacità di autocontrollarsi, che invece oggi sembra mancare. Va però ricordato che se in passato era considerato normale bere il vino ai pasti, fin da giovani, oggi gli studi hanno dimostrato in modo inequivocabile che l’alcol è dannoso almeno fino ai 18 anni, con conseguenze non solo a carico del fegato, ma anche del cervello e del sistema nervoso” spiega l’esperto.
Perché i ragazzi bevono?
E’ cambiato dunque il modo di bere, ma anche le motivazioni sono differenti. Le informazioni sugli effetti dell’alcol sono note, ma i casi come quello di Busto Arsizio continuano a verificarsi. “Da un lato i danni dell’alcol sono sottovalutati, dall’altro ci sono meccanismi sociali che rendono difficile per un adolescente contrastare la pressione del gruppo dei pari: i ragazzi hanno bisogno di stare con i coetanei e pur di far parte del gruppo si adeguano, non riescono ad opporsi e finiscono con l’omologarsi, imitando i compagni che bevono” spiega Roberto Di Monaco, che insiste sul ruolo delle agenzie educative: scuola e famiglie.
Che ruolo hanno le famiglie?
“Ciò che più manca è il dialogo, sia con gli insegnanti a scuola, sia con i genitori a casa. Non serve limitarsi a spaventare i ragazzi o impedirgli di uscire, ma non va bene neppure un comportamento troppo permissivo. Occorre, piuttosto, un dialogo più partecipato, specie con la madre. Spesso l’abuso di drink e cocktail è espressione di un disagio, dell’incapacità di contrastare la pressione che arriva dal gruppo dei pari, dei coetanei, non c’è la forza di dire di ‘no’, perché si ha paura di essere isolati. Molti giovani nelle nostre ricerche hanno manifestato la sensazione di sentirsi non valorizzati, sia a scuola che a casa” spiega il sociologo. “Paradossalmente gli studi hanno mostrato come a volte i ragazzi considerino un aiuto l'inapsrimento dei divieti sull'alcol, ma alzare l’età minima non è l’unica soluzione, anche perché le norme vigenti sono già facilmente aggirabili, se c’è un amico maggiorenne che può comprare alcolici. Quello che manca, invece, è la capacità di controllo dei propri comportamenti” dice Di Monaco.
Quali danni: dal fegato al sistema nervoso e cervello
I danni più noti dell’alcol sono quelli a carico del fegato, che insieme all’apparato digerente nei giovani maturano poco prima di 20 anni. Ma anche cervello e sistema nervoso subiscono le conseguenze, spesso irreversibili del consumo di drink alcolici. Se nel breve termine gli effetti possono essere una maggiore fragilità, sbalzi d’umore, riflessi lenti e perdita della memoria breve, ripercussioni si possono avere anche nel lungo periodo: “Gli studi dimostrano che l’alcol interagisce con la rigenerazione delle sinapsi alla base del sistema nervoso e del funzionamento del cervello, in termini di memoria e intelligenza. L’alcol nei giovani, nei quali questi collegamenti sono riorganizzati in modo massiccio, agisce sfoltendo e riducendo questi meccanismi e dunque influendo in modo negativo sulle performance del cervello. Gli effetti si possono notare subito nel rendimento scolastico, ma possono anche trascinarsi nel tempo” spiega Di Monaco.
Particolarmente a rischio sono le femmine, ossia proprio coloro che sempre più spesso bevono per non mangiare, a stomaco vuoto, per sentirsi sazie. Vasi e tessuti nei ragazzi non sono ancora in grado di sostenere lo smaltimento del processo etilico; il loro deterioramento più essere più rapido e può portare a danni anche nel lungo periodo, come la possibilità di tumori al cavo orale. “A volte, però, non occorre attendere del tempo, anche una sola sbornia può portare a coma etilico, specie nelle ragazze” aggiunge Di Monaco.
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