Disney censura se stessa in nome del politicamente corretto
Dumbo, Peter Pan e persino gli Aristogatti. Tutti censurati per la solita corsa assurda ad abbassarsi al politicamente corretto
Il politicamente corretto fa altre vittime. Stavolta sono i cartoni animati della Disney ad essere messi alla gogna e con loro i bambini fino ai 7 anni.
Stiamo parlando dell'ultima, incomprensibile, decisione della Disney che, sulla sua piattaforma di streaming DisneyPlus, ha messo il "bollino rosso" a tre classici dell'animazione, eliminandoli dalla visione per i minori di sette anni. Si tratta di Dumbo, Peter Pan e Gli Aristogatti, etichettati dalla stessa Disney come discriminatori e razzisti.
Nel disclaimer dei film, infatti, si legge che i programmi in questione includono "rappresentazioni negative e/o denigratorie di popolazioni e culture. Questi stereotipi – viene spiegato dalla Disney – erano sbagliati allora e lo sono ancora. Piuttosto che rimuovere questo contenuto, vogliamo riconoscerne l'impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo".
Ebbene sì, perché nel caso di Dumbo ci sarebbe una canzone irrispettosa nei confronti degli schiavi afroamericani, rappresentati per mezzo dei corvi neri. Peter Pan, invece, sarebbe razzista verso i nativi americani, chiamati "pellerossa". Infine, il classico degli Aristogatti, uno tra i più amati da tutte le generazioni cresciute a pane e Disney, sarebbe discriminatorio per i popoli asiatici, a causa del gatto siamese Shun Gon, con i denti sporgenti, gli occhi a mandorla e ripreso mentre suona il pianoforte con le bacchette.
Siamo davanti, dunque, ad un vero e proprio revisionismo storico. La Disney, in realtà aveva iniziato già qualche tempo fa con la censura all'interno del film d'animazione "Lilly e il Vagabondo", dove sono improvvisamente scomparsi i gatti siamesi. Revisionismo, tra l'altro, portato avanti sulla scia delle decisioni di altri colossi dello streaming. L'azienda Hbo, infatti, nel giugno del 2020 rimosse temporaneamente "Via col Vento", perché giudicato razzista e promotore delle idee suprematiste bianche. Peccato che fu proprio il film del 1939 di Victor Fleming con Clark Gable nei panni di Rhett Butler e Vivien Leigh in quelli di Rossella O'Hara che diede la possibilità a Hattie McDaniel (Mami nel film) di diventare la prima afroamericana della storia a vincere un premio Oscar (come attrice non protagonista).
Scia di revisionismo andata avanti con le violenti polemiche che, a dicembre scorso, colpirono Grease. Il celebre film musicale del 1978 con John Travolta e Olivia Newton-John nei panni di Danny Zuko e Sandy Olsson fu accusato di sessismo, maschilismo e omofobia.
Nel caso della Disney, però, le decisioni fanno maggiore scalpore perché ci si chiede come possa un bambino essere influenzato negativamente da non si sa quale brutta e scorretta immagine. Così come a stento si comprende come i bambini possano invece essere in grado di discernere la portata di tematiche così scottanti (e sicuramente non presenti nei film in questione) come quelle del razzismo e della discriminazione.
Come fa ad essere pericoloso e fuorviante un film che mette in scena le avventure – e l'integrazione - tra gatti di elite e di strada? Come può essere fuorviante la rappresentazione dei "pellerossa", dove tra l'altro la figlia del capo fa "arrossire" il protagonista con un tenero bacio tra i due?
Non sembra quindi immotivato definire queste decisioni assurde e prive di senso, proprio perché consapevoli dell'oggettivo carattere altamente educativo (e divertente) di film che hanno fatto la storia dei cartoon e sognare milioni di bambini, anche di generazioni diverse. Inoltre, non sembra si siano mai verificati casi – e dubitiamo fortemente ce ne siamo - di fanciulli diventati adulti razzisti e violenti a causa di questi cartoni animati.
Chissà cosa direbbe proprio Walt, che pare – non ne abbiamo però la certezza assoluta – amasse così tanto gli animali da avere tra i suoi film preferiti "Bambi" e, udite udite, "Dumbo".
info: Provitaefamiglia.it
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