Intervista a Gessica, la Miss sfregiata dall'ex
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Intervista a Gessica, la Miss sfregiata dall'ex

In esclusiva, parla per la prima volta la ragazza colpita al volto con l'acido dall'ex fidanzato Edson Tavares

AIUTIAMO GESSICA!
Gessica non ha chiesto nulla, ma dovrà sottoporsi, come spiega lei stessa nell'intervista a Panorama in edicola dal 16 marzo (e che ripubblichiamo qui), a un numero imprecisato di interventi chirurgici molto costosi. Abbiamo così deciso di darle una mano e di farci promotori di una raccolta fondi per accompagnarla nel suo lungo e doloroso cammino verso la guarigione. 
Chi volesse aiutare Gessica può farlo versando un contributo sul conto corrente intestato a Gessica Notaro presso Cariparma di Rimini.
Ecco l'Iban: IT 94U 0628524227 CC0648113567

Una ragazza è in ginocchio in mezzo al suo giardino di casa, le mani giunte in una preghiera a cui si unisce un grido di dolore. È il 10 gennaio del 2017 e sono da poco passate le undici di sera, quella ragazza è Gessica Notaro, 27 anni, ed è stata appena aggredita con l'acido dal suo ex fidanzatoEdson Tavares, cittadino capoverdiano che da un anno non vuole accettare la fine del loro amore.
L'acido che corre sul viso brucia, ma Gessica è lucida e sa che quei momenti saranno decisivi per il suo futuro. Aveva previsto di poter precipitare nell'incubo. "Non devo mettermi le mani sul viso, l'acido ustionerebbe anche quelle" si dice in quegli istanti.

Incontro Gessica in un luogo isolato, lontano dagli occhi curiosi di chi sta seguendo con apprensione la sua storia; ha il viso coperto da una garza bianca e si intravedono soltanto le labbra che dolcemente mi sorridono. Di quel bellissimo viso che le era valso il titolo di miss Romagna nel 2007 sono visibili solo l'occhio destro e la bocca. Gessica apre la porta e il suo saluto è contagioso, affettuoso, pieno di positività. "Eccomi qua...". Io rispondo di getto: "Sei bellissima Gessica...". E lo penso davvero.

Ci sediamo attorno a un tavolo e per alcuni istanti la guardo fissa nell'unico occhio aperto, anch'esso segnato dalla follia omicida di Tavares, mentre l'altro, il sinistro, è coperto da una benda. Quell'occhio è lucido e Gessica lo chiude con frequenza, ma il suo sguardo è attento, concentrato a voler raccontare con precisione e per la prima volta ciò che le è accaduto.

Mi parli di quella sera, Gessica?
Ero a mangiare con dei miei amici in un ristorante di Rimini dove vado spesso e a un certo momento, verso le 22, mi arriva la telefonata di mia madre che mi dice, preoccupata, che Eddy l'ha cercata perché ha assolutamente bisogno di parlarmi.

Come mai ha chiamato tua madre e non te?
Io l'avevo bloccato sul cellulare, non volevo più sentirlo, l'avevo ripetutamente denunciato perché mi ossessionava con appostamenti fuori dal mio posto di lavoro, l'Acquario di Rimini, o sotto casa o addirittura nei posti dove qualche volta andavo a cantare, a fare le serate. Minacciava di ammazzarsi e di farmi pagare di averlo lasciato.

E la sera del 10 gennaio, poi, lo hai chiamato?
Non l'ho chiamato. Mia madre era preoccupata e io sapevo che l'avrei trovato sotto casa.

Scusa Gessica, ma come ti aspettavi di trovarlo sotto casa? A Tavares non era stato dato obbligo di stare distante cinquecento metri da te?
Lasciamo stare, di questo dobbiamo parlare seriamente perché non sono esistiti mai controlli efficaci; a Eddy era stato imposto prima l'obbligo di starmi distante 500 metri, poi l'obbligo è stato ridotto a 50 metri perché la sua casa era vicino alla mia. Infine è stato messo agli obblighi domiciliari, ma lo si trovava in giro per la città a tutte le ore. Quella sera io posteggio la mia macchina ed esco per andare verso casa. Un lampo, un istante terribile: all'improvviso Eddy salta fuori dal retro di un'auto parcheggiata. Mi si scaglia addosso e mi versa l'acido sul viso con una bottiglietta. Poi scappa.

E tu?
Io lo riconosco, urlo, cerco addirittura di inseguirlo, poi provo un dolore immenso, sembrava che il mio occhio e la mia faccia friggessero. Comincio a non vedere più e grido, disperata mentre la gente si affaccia per chiedere che cosa è successo.

Non ti è venuto in mente di andare da tua mamma Gabriella?
Avevo paura di spaventarla e volevo che prendessero Tavares subito, però poi non ho resistito più dal dolore e ho suonato a casa. Ho detto a mia madre che Eddy mi aveva buttato l'acido in faccia, lei mi voleva bagnare il viso, ma io le dicevo no, no...

Come facevi a sapere che non dovevi bagnare la faccia?
Mi ero informata, non ti nascondo che in alcuni momenti avevo molta paura che Eddy fosse capace di farmi del male e per questo l'avevo denunciato nell'agosto 2016; è violento e lo sapevo, ma in troppi non hanno controllato e hanno sottovalutato la sua indole.

In che senso sottovalutato?
Dopo la mia denuncia gli hanno dato alcune limitazioni che non sono mai state rispettate. Eddy riusciva a uscire, a vedermi, a minacciarmi senza che mai nessuno controllasse dove fosse; già, lui si sente un supereroe imbattibile... e infatti pensava di farla franca anche quella sera, ma io l'ho visto.

Quando sei entrata in casa che cosa hai fatto?
Il dolore si faceva sempre più violento e mi sono appoggiata sulla porta che ha ancora il segno dell'acido che avevo sul viso. Poi sono andata in giardino, mentre mia madre cercava le chiavi della macchina e lì mi sono messa in ginocchio a pregare. Pregavo che Dio mi togliesse pure la bellezza che mi aveva regalato, ma che non si prendesse la vista, quella no. Era la mia paura più grande perché da un occhio non vedevo più nulla e dall'altro sentivo l'acido entrare e lentamente vedevo meno luce e più ombre; io credo, ho sempre creduto in Dio e ho pregato con tutta me stessa.

Gessica mi mostra la foto della porta di casa, dove è ancora visibile la traccia lasciata dall'acido. Il suo ricordo è nitido e chiaro, la voce a tratti è rotta dall'emozione nel ricordo di quei momenti. Quando parla di Edson Tavares lo fa con freddezza, ma anche con la determinazione di chi vuole fare qualcosa perché queste tragedie non possano colpire più nessuna altra donna. "Anche mia madre" racconta "è stata lucida e senza chiamare l'ambulanza mi ha portato all'ospedale di Rimini dove subito si sono mossi subito con grande professionalità. Nella tragedia sono stata fortunata e me lo dico sempre, poteva andare molto peggio".

Hai avuto la freddezza di fare le scelte giuste senza farti prendere dal panico.
Credo che lavorare accanto agli animali come i leoni marini all'Acquario di Rimini mi abbia aiutato a reagire con prontezza, quasi come se le cose non stessero accadendo a me. Sai, quando sei in acqua, comunque una dimensione non tua, con animali che hanno un grande senso di territorialità, stai attenta a tutto ciò che accade, ai segnali che loro ti mandano prima di aggredirti. Io forse quest'aggressione me l'aspettavo, ero pronta, sentivo che non ero minimamente protetta perché lui era libero di fare ciò che voleva. Pensa che quando la forestale è venuta a prenderlo, nell'ottobre 2016, lui mi ha chiamato dicendomi: prima te la faccio pagare e poi mi ammazzo. Non so quanti fossero quelli della forestale, ma non riuscivano quasi a tenerlo. Eddy è alto un metro e 92, ha un'agilità felina e una forza incredibile.

C'erano stati degli episodi prima dell'aggressione del 10 gennaio che ti avevano preoccupato?
Sì, molti, perché Eddy ha sempre dimostrato di non accettare il fatto che l'avessi lasciato nonostante lui avesse una fidanzata (ora ex) con cui peraltro ho un bellissimo rapporto e che mi è venuta a trovare anche in ospedale. Eddy ha aggredito un mio collega di lavoro all'Acquario di Rimini, poi una sera è venuto a casa da me e mia madre e davanti a noi ha preso un coltello da cucina a minacciando di ammazzarsi se io non fossi tornata con lui.

E che ha fatto?
Ha iniziato a tagliarsi le braccia come un pazzo e la casa era piena di sangue. So io che cosa ho dovuto fare per cercare di calmarlo.
Avevo paura di Eddy e infatti l'ho lasciato piano, con calma; non c'era più amore e poi lui mi tradiva continuamente, mentre io sono sempre stata fedele. All'ennesimo tradimento gli ho detto basta pur volendogli bene. La mia famiglia l'aveva accolto come un figlio. Mia madre l'ha sempre rispettato e sostenuto sapendo che era solo e senza radici qui da noi. Eddy ha un figlio a Milano che però non vede mai. Lui è così geloso perché in realtà le sue donne le tradisce continuamente. Mi ricordo un pomeriggio, dopo che l'avevo già lasciato: era fuori casa mia pronto a farmi l'ennesima sfuriata di gelosia. Mi si para davanti minacciando di ammazzarsi se non torniamo insieme. Io prendo la macchina e me ne vado via. Poco distante vedo la sua ragazza che lo rimprovera per il ritardo. Questo è Eddy: bugiardo, traditore e violento. Come ho detto, si sente un supereroe imbattibile.

Gessica, continui a dire che Tavares minacciava di suicidarsi. Tu che pensavi prima della sera del 10 gennaio?
Questa era la leva psicologica che adottava con me sapendo che io sul suicidio sono molto sensibile. Mio fratello si è impiccato dopo che nostro padre era morto per un tumore. Anzi, ti dirò di più: io penso che Eddy premeditasse questo gesto e il giorno in cui farlo.

Addirittura Gessica, come mai dici questo?
Perché mio fratello si è tolto la vita il 10 gennaio del 2011 esattamente sei anni prima. Ed Eddy ha scelto quel giorno apposta, in segno di sfida. Mi tornano chiare le parole: te la farò pagare e poi mi ammazzo. A una donna non deve succedere questo e io mi batterò perché non accada più. Sosterrò tutte quelle ragazze che hanno subito o stanno subendo violenze domestiche.

Come le aiuterai?
Il primo passo è la creazione dell'omicidio di identità: chi sfregia, butta un acido o peggio a una donna, la uccide. Uccide la sua identità e le pene devono essere equiparate a quelle dell'omicidio premeditato. Eppoi non è possibile che dopo qualche anno il vigliacco possa uscire dal carcere, quelle cicatrici tu le porterai per tutta la vita.

Hai paura che lui esca?
Adesso no perché sono certa che per un po' starà in cella. Ora ho tante cose da affrontare; ho già fatto tre interventi e ne dovrò fare tanti altri per anni. Poi ho terapie costosissime, quotidiane. Tornerò a essere quella di sempre anche se per anni non potrò guardare il sole se non con delle maschere e bendata. Non potrò fare i bagni con i miei amati delfini perché il cloro sarebbe devastante. E anche se ogni notte si fanno vivi i fantasmi nella mia mente, sono stata fortunata a trovare medici straordinari al Bufalini di Cesena come Davide Melandri, Andrea Carboni e Roberto Neri, oltre che infermiere meravigliose che mi hanno assistito come se fossi la loro figlia.

Che cosa diresti ad altre ragazze che magari stanno vivendo la tua situazione in questo momento?
Che l'ossessione non è un sentimento sano, non è amore. Il possesso non è di chi ti ama, chi ti ama si fida e ti lascia libera.

Provi odio per Tavares?
Non perdono Eddy, non lo perdonerò mai, ma non lo odio. Devo inseguire i miei sogni, la musica che avevo già preparato con il mio amico Mauro, l'odio non mi appartiene come sentimento.

Guardo Gessica che in queste ore è diventata ancora più bella e sento che vincerà la sfida. Penso alla forza della preghiera che quella notte aveva pronunciato parlando con Dio e credo che il suo grido di dolore e la sua richiesta di pietà siano stati ascoltati.

(Questo articolo è stato pubblicato in origine sul n. 13, 2017 di Panorama)

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