Genova, Ponte Morandi e il nodo delle infrastrutture
Una città sempre in emergenza, dove manca la pianificazione. Le conseguenze sull'economia
"Si rimane attoniti nel vedere un paese come l'Italia, una città come Genova, colpiti da tragedie che si potrebbero far risalire a un altro secolo. Le vere emergenze oggi in Italia si chiamano 'sicurezza' delle infrastrutture e 'dissesto idrogeologico'". Commenta così a caldo la tragedia del Ponte Morandi Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria. Che con Panorama.it condivide qualche considerazione sul crollo del viadotto e sul suo impatto sulla città e sulla regione.
Problemi annunciati
"E' molto complicato fare considerazioni adesso, perché si tratta di un'opera ingegneristica, quindi dovranno essere fatte valutazioni strutturali e tecniche. Certamente quello che si conosce della storia del ponte è che era un ponte degli anni '60 e che ha sempre avuto delle problematiche". Grammatico ricorda le continue manutenzioni, e più in generale la sensazione che si aveva passandoci sopra di irregolarità, "un saliscendi un po' strano".
"Questo crollo fa tornare a tutti noi che lo abbiamo attraversato molte volte la memoria di questa sensazione", l'impressione che qualcosa non andasse. "Mi vengono i brividi" commenta Grammatico, "a pensare che quel ponte in un qualunque giorno lavorativo avrebbe avuto ancora più traffico che non alla vigilia di Ferragosto". Nel disastro, aggiunge il presidente di Legambiene Liguria, "dobbiamo anche rilevare che la gran parte del crollo è avvenuta nell'alveo del torrente Polcevera. Avrebbe potuto cadere una porzione diversa su case e palazzi e allora sarebbe stata una tragedia ancora più immane".
Il ruolo del meteo
Tra le testimonianze c'è anche quella di chi sostiene di aver visto un fulmine copire un pilone prima del crollo. A Genova ha piovuto questa mattina, ma secondo i dati dell'Arpa Liguria, provenienti dal pluviometro in zona Fiumara, a poche centinaia di metri di distanza dal viadotto, si è trattato di una precipitazione moderata. Poco meno di 30 mm di pioggia tra le 11 e le 12 di questa mattina, con un picco di 12,20 tra le 11:35 e le 11:40, più o meno l'ora del crollo. Tutta quella pioggia in 5 minuti rappresenta un bel rovesio, se ti cadono in testa sembra un nubifragio, ma è durato davvero molto poco, spiegano all'Arpal. Tanto per farvi un'idea, nelle alluvioni che hanno colpito Genova nel 2011 e nel 2014 sono caduti rispettivamente 180 mm/h e 140 mm/h di pioggia, quindi niente a che vedere.
E il vento? La misurazione più vicina in realtà vicina non è, perché è stata fatta al Porto Antico, nel centro città. Lì l'anemometro ha misurato alle 11:40 una singola raffica da 55,80 km/h, quindi vento forte ma non una burrasca e nemmeno un uragano. Chi vive a Genova, città notoriamente molto ventosa, è abituato a ben altri valori.
Per Grammatico si tratta comunque di ricostruzioni fantasiose: "Il nostro sistema infrastrutturale è debole, ma che sia così debole da poter essere messo in discussione da un temporale mi pare davvero troppo". E il viceministro alle Infrastrutture, il genovese Edoardo Rixi, alla conferenza stampa in cui l'Arpal ha presentato questi dati ha confermato che "i ponti non crollano né per un fulmine né per un temporale". Per il presidente di Legambiente Liguria occorre comunque "ridiscutere il modello di sviluppo infrastrutturale nella regione. Il discorso della manutenzione di tutte le strutture è centrale. E' necessaria una pianificazione, capire quali sono le priorità, dove intervenire, con quali risorse, che devono essere ingenti, per mettere in sicurezza il territorio. Ma questo è un problema che riguarda tutto il paese".
Liguria spezzata
Il ponte che è crollato era di fatto una delle arterie fondamentali di comunicazione col Ponente e con la Francia. Dopo la triste conta dei morti, quindi, è chiaro che la vita della città e dell'intera regione non sarà più la stessa. Tra i genovesi sui social c'è già chi sostiene che il crollo del Ponte è l'11 settembre della città. Ci saranno un prima e un dopo.
"Non siamo un paese in via di viluppo dove a volte accadono queste tragedie perché non c'è la tecnologia o non c'è la cultura", commenta Grammatico. "Sono immagini che si vedono arrivare da altri mondi. Ma è successo qui, e rischia di essere davvero una mazzata per l'economia della nostra città. Stiamo vivendo un periodo storico e culturale anche molto difficile. Immaginiamo perciò la difficoltà a sostenere dibattiti con elementi concreti, dati, scevri da interessi e speculazioni. In questo momento servirebbero delle competenze disinteressate".
Intanto a collegarci alla Francia, oltre all'Aurelia, rimane per ora "un tratto ferroviario che in molti punti è a binario unico". E la gronda? Si torna a parlare, e sempre di più lo si farà nei prossimi giorni e settimane, della bretella autostradale da costruire più a nord, sulla quale far transitare il traffico pesante che non deve passare dalla città. "Noi siamo sempre stati contrari per diversi motivi, tra i quali il fatto che non la riteniamo utile a risolvere le problematiche di viabilità nel nodo genovese" precisa il Presidente di Legambiente Liguria. "Ma ci sono 4 miliardi stanziati e fermi: se si reindirizzassero per manutenzioni alla rete sarebbe secondo noi la scelta più adeguata".
"La nostra regione, conclude Grammatico, "si dimostra in assoluta difficoltà su tanti fronti, dal dissesto idrogelogico alla gestione dei rifiuti alle infrastrutture: si ragiona sempre di emergenza in emergenza, senza mai pianificare davvero niente, mancano certezze. L'unica cosa certa è che una tragedia di questo tipo nel 2018 è incomprensibile".